Grosseto, addio allo scrittore e linguista Daniele Morante: nipote della grande Elsa, insegnò nei licei di mezza Italia
Primo dei dieci figli di Marcello, era nato a Scansano nel gennaio del ‘44. Una vita intera dedicata allo studio e alla letteratura
GROSSETO. Si è spenta una voce importante, autorevole e preziosa, della cultura italiana e internazionale. Il 22 dicembre è morto a Roma, Daniele Morante, grossetano. Linguista, traduttore e scrittore, avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 10 gennaio. Una vita intera dedicata allo studio e alla letteratura, ma anche e forse in modo speciale alla custodia, alla conoscenza e alla divulgazione del “genio” della zia Elsa.
Elsa Morante, scrittrice tra le più grandi del Novecento, della quale Daniele ha curato per Einaudi la pubblicazione postuma di un illuminante epistolario (“L’Amata”, 2012), vincitore del premio Vittoria Aganoor Pompilji nel 2013. Morante non è un cognome qualunque, nella storia di Grosseto e nell’immaginario dei grossetani, soprattutto di quelli che hanno creduto e credono nella possibilità di un “lavoro culturale” che dalla provincia possa aprirsi al mondo e viceversa.
Figlio di Marcello Morante e Maria Bona Palazzeschi, Daniele è nato il 10 gennaio 1944, primogenito di una famiglia di dieci figli. Il padre, Marcello, scrittore, giornalista e politico, fu tra le personalità più attive e riconosciute nel fermento della città che – nel dopoguerra – cresceva anche intorno alle figure di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola. Si era trasferito a Scansano in tempo di guerra: per questo Daniele è nato a Scansano, ma è cresciuto a Grosseto.
In quella grande casa e in quella grande famiglia di cui parlano, con il velo del ricordo e della discrezione, alcuni racconti di “Brividi immorali”, il libro di Laura Morante, quinta dei dieci figli di Marcello, attrice e poi scrittrice, stella e icona del cinema d’autore e sui palcoscenici dei teatri.
Dopo aver fatto l’università a Roma, dove si è laureato in Storia e Filosofia, Daniele ha lavorato come professore di liceo, in Toscana, a Venezia, e, per diversi anni, nell’entroterra della Sardegna, in un’epoca in cui la regione era ancora molto isolata. Daniele è rimasto molto legato a questa terra, della quale ha voluto imparare la lingua (o piuttosto LE lingue) come amava ripetere. La linguistica è sempre stata una sua grande passione. Per questo ha voluto specializzarsi in questa disciplina durante i sette anni che ha passato in Francia, diventando infine Dottore in Sciences du langage all’università di Grenoble. Per completare il suo dottorato di ricerca, ha soggiornato sei mesi in Mali, dove ha studiato la ricca e complessa geografia linguistica del Paese africano.
Le sue ricerche sul campo saranno in seguito sviluppate nel trattato in lingua francese, “Le champ gravitationnel linguistique” (Il campo gravitazionale linguistico), in cui espone la sua teoria linguistica basata sull’esempio del Mali. Daniele è stato anche traduttore dal francese, dall’inglese (Wells, Ruskin, C. Paglia, Segal), e dal russo (Tolstoj, Andreev e Gorkij). La sua grande passione è sempre stata la scrittura. Negli anni ha pubblicato una raccolta di racconti (“Belin”, Voland 1997) nonché racconti sparsi su riviste come Paragone, Letteratura e Ombre rosse. Ha scritto diversi altri racconti e un romanzo (parzialmente) autobiografico (“Il Monatto”) non pubblicato. Daniele Morante viveva a Roma ormai da 23 anni, ma l’ultimo saluto glielo darà la sua città natale, Grosseto, dove abitano e fanno cultura diversi dei suoi fratelli. La cerimonia di cremazione avrà luogo dalle 16 alle 17 lunedì 29 dicembre al crematorio di Sterpeto.
.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=c4c793f)