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La maxi operazione

Hamas, sette milioni dall’Italia: nell’inchiesta anche un nome con base in Toscana – Chi è e il ruolo di Raed Al Salahat

di Redazione web

	I soldati di Hamas
I soldati di Hamas

Nove arresti e tre associazioni sequestrate: secondo l’accusa, per anni avrebbero raccolto e inviato oltre sette milioni di euro a strutture riconducibili al terrorismo islamico, tramite una rete attiva in Italia e all’estero

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Un’operazione congiunta di polizia di Stato e guardia di finanza ha portato all’alba di sabato 27 dicembre all’esecuzione di nove misure cautelari in carcere e al sequestro di tre associazioni accusate di aver alimentato, per anni, un sistema di finanziamento riconducibile all’organizzazione terroristica Hamas. Tra le figure coinvolte compare anche un referente operativo per Firenze e la Toscana. L’operazione si è articolata soprattutto tra Genova e Milano

L’indagine e le misure cautelari

L’ordinanza, emessa dal gip di Genova su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, è stata eseguita dagli agenti della Digos di Genova, in raccordo con la Direzione centrale della polizia di prevenzione, insieme al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Genova e al Nucleo speciale di polizia valutaria. Le misure riguardano nove indagati e tre associazioni, con sequestri per oltre otto milioni di euro. L’inchiesta, avviata su impulso della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, è nata dall’analisi di operazioni finanziarie sospette e si è sviluppata grazie a scambi informativi con altre procure italiane e con autorità dei Paesi Bassi e di altri Stati dell’Unione Europea, anche tramite riunioni coordinate da Eurojust.

Le accuse: finanziamenti a Hamas tramite associazioni italiane

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero fatto parte e finanziato l’associazione Hamas, designata come organizzazione terroristica dall’Unione Europea. Il finanziamento sarebbe avvenuto attraverso diverse associazioni con sede in Italia:

  • Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese – A.b.s.p.p., Genova (1994)
  • A.b.s.p.p. Odv, Genova (2003), rappresentata legalmente da Hannoun Mohammad Mahmoud Ahmad
  • Associazione benefica La Cupola d’oro, Milano (2023), rappresentata da Abu Deiah Khalil

Gli indagati sono accusati del reato previsto dall’art. 270-bis del codice penale.

Le operazioni contestate riguardano circa sette milioni di euro, inviati:

  • tramite triangolazioni e bonifici verso associazioni con sede a Gaza, nei territori palestinesi o in Israele, dichiarate illegali dallo Stato di Israele perché collegate a Hamas
  • direttamente a esponenti dell’organizzazione, tra cui Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Hamas a Gaza

Parte dei fondi sarebbe stata destinata anche al sostegno dei familiari di persone coinvolte in attentati terroristici o detenuti per reati con finalità di terrorismo.

I ruoli contestati ai principali indagati

Hannoun Mohammad Mahmoud Ahmad

Indicato come membro del comparto estero di Hamas e vertice della presunta cellula italiana, è ritenuto gravemente indiziato di aver:

  • destinato oltre il 71% dei fondi raccolti a favore diretto di Hamas o associazioni collegate
  • versato, dal 2001 a oggi, somme pari a 7.288.248,15 euro
  • amministrato di fatto A.b.s.p.p., A.b.s.p.p. Odv, La Cupola d’oro e La Palma

Gli altri membri della presunta cellula italiana

  • Dawoud Ra’ed Hussny Mousa, comparto estero di Hamas, dipendente A.b.s.p.p. Odv
  • Al Salahat Raed, comparto estero, membro del board della European Palestinians Conference, già dipendente A.b.s.p.p., referente per Firenze e la Toscana
  • Elasaly Yaser, comparto estero, responsabile della filiale milanese di A.b.s.p.p.
  • Albustanji Riyad Abdelrahim Jaber, comparto estero, attivo nella raccolta fondi
  • Osama Alisawi, membro di Hamas, già ministro dei Trasporti a Gaza, cofondatore di A.b.s.p.p.

Secondo gli inquirenti, avrebbero condiviso con Hannoun le decisioni operative e contribuito alla raccolta e al trasferimento di circa 7,28 milioni di euro.

Il legame con la Toscana e il ruolo di Al Salahat Raed

Tra gli indagati figura Raed Al Salahat, membro del comparto estero di Hamas e componente della cellula italiana. Dal luglio 2024 risulta referente per Firenze e la Toscana nell’ambito delle attività della A.b.s.p.p. Secondo l’accusa, avrebbe partecipato alla raccolta fondi e mantenuto contatti con altri esponenti del network europeo, contribuendo alle attività contestate.

Il concorso esterno e i flussi verso l’estero

Tre ulteriori indagati - Abu Rawwa Adel Ibrahim Salameh, Abu Deiah Khalil, Abdu Saleh Mohammed Ismail - sono accusati di concorso esterno per aver fornito supporto finanziario continuativo all’organizzazione, anche tramite triangolazioni con associazioni estere.

In particolare:

  • Abdu Saleh Mohammed Ismail, domiciliato in Turchia, avrebbe ricevuto almeno 462.700 euro trasferiti poi a Gaza a favore di Osama Alisawi.
  • Abu Deiah Khalil avrebbe costituito La Cupola d’oro nel 2023 e aperto un conto dedicato nel 2024 per proseguire la raccolta fondi.

La rete internazionale e i documenti acquisiti

Le indagini hanno evidenziato:

  • contatti tra Hannoun e soggetti analoghi in Olanda, Austria, Francia e Inghilterra
  • documenti della Military Wing of Hamas che indicano A.b.s.p.p. come struttura operante grazie a funzionari dell’organizzazione
  • rapporti tra Hannoun e alti esponenti di Hamas, tra cui Ali Baraka, in una riunione del 2025 in Turchia
  • intercettazioni con espressioni di apprezzamento per attentati terroristici da parte di alcuni indagati

Nel server della sede genovese di A.b.s.p.p. è stata trovata anche una fotografia di Albustanji Riyad Abdelrahim Jaber in divisa mimetica, armato di lanciarazzi e circondato da uomini dell’ala militare di Hamas.

Il quadro ricostruito dagli inquirenti

Secondo la ricostruzione, Hamas si sarebbe dotata di un comparto estero e di articolazioni periferiche per promuovere la propria immagine e garantirsi finanziamenti. A.b.s.p.p. e A.b.s.p.p. Odv costituirebbero la struttura italiana di un network europeo coordinato con la leadership dell’organizzazione.

Le donazioni sarebbero state indirizzate a numerose associazioni sotto controllo diretto di Hamas, tra cui:

  • Merciful Hands Society
  • Wa’ed dei prigionieri e dei prigionieri liberati
  • Al Nour
  • Al Weaam
  • Assalama Charitable Society

e molte altre operanti a Gaza, nei Territori palestinesi o in Israele

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero sottratto fondi destinati alla da’wa – attività religiose, educative e assistenziali - per convogliarli verso il finanziamento diretto dell’organizzazione terroristica.

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