Alla scoperta delle Pozze di Candalla, un paradiso immerso nella natura tra acque gelide e mulini “nascosti”
Da Camaiore ci si arriva percorrendo la strada lungo il Lombricese fino alla frazione di Lombrici. Un luogo che ha anche un forte valore archeologico tutto da scoprire
Una processione costante e laica, che si ripete ogni torrido fine settimana d’estate. Alcuni muniti di racchette da trekking, altri invece - i più temerari - in bicicletta. Ma c’è anche chi non è così temerario e preferisce la comodità: frotte di ragazzi e ragazze, giovani e giovanissimi, in sella a scooter, con gli asciugamani ripiegati nel bauletto.
Oppure anche famiglie con bambini piccoli, spesso turisti stranieri in visita, in cerca di un introvabile posto per l’auto (destinata a finire piazzata al lato della stretta carreggiata, incrementando il fenomeno della sosta selvaggia che in questi luoghi sembra essere diventato uno sport nazionale).
Tutti che risalgono la strada che da Camaiore si inerpica fino al piccolo borgo di Vado e, da lì, lungo il corso del torrente Lombricese fino all’omonima frazione di Lombrici e alle gelide pozze di Candalla.
È questo il gioiello nascosto di Camaiore, un piccolo paradiso naturalistico e intriso di storia nascosto nella montagna versiliese. Che con le sue pozze di acqua freschissima, alimentate dalle cascate naturali del torrente Lombricese, rappresenta un richiamo formidabile per tutti coloro che d’estate cercano una soluzione diversa dal solito e immersa nella natura per sfuggire alla calura e all’abituale ressa che si verifica su uno dei litorali più gettonati d’Italia.
Ma che proprio per questa attrazione che esercita verso escursionisti (più o meno improvvisati) e bagnanti in cerca di avventura e refrigerio rischia di compromettere il proprio equilibrio.
E di perdere quella bellezza immacolata che negli anni ne ha costituito la ricchezza.
L’ecosistema fluviale della zona - come emerso da recenti indagini biologiche dell’Arpat - è caratterizzato infatti da un’idrofauna ricca e varia grazie all’ottima qualità delle acque.
Ma questa purezza corre il pericolo di una costante contaminazione sia per le migliaia di visitatori che ogni anno, d’estate, prendono d’assalto le pozze di Candalla sia per il fenomeno crescente dell’abbandono dei rifiuti, dovuto sia ai gesti di inciviltà degli stessi frequentatori dell’area sia alla mancanza di luoghi e contenitori idonei per il loro conferimento in sicurezza.
Non solo: a Candalla sono pochi i controlli e l’accesso più indiscriminato sembra farla da padrone, anche alla luce di una mancata riqualificazione dei luoghi a lungo promessa ma, nei fatti, mai attuata. Anni fa il Comune di Camaiore aveva previsto un maxi-progetto che avrebbe portato non solo alla valorizzazione delle strutture presenti nei pressi delle pozze (a partire dagli storici e suggestivi mulini che caratterizzano l’area) ma anche a una ripensata pianificazione turistica con cartelli esplicativi e indicazioni per rispettare il fragile e prezioso ecosistema del Lombricese.
Ad oggi, però, ancora non è stato possibile reperire i fondi necessari per realizzarlo. E così, solo alcune settimane fa, è stata votata in consiglio comunale una mozione (presentata dalla consigliera d’opposizione Arianna Lombardi) per spingere l’amministrazione ad attivare un percorso partecipato con le associazioni e i cittadini tramite la commissione Ambiente per elaborare progetti più modesti ma in grado di fornire informazione e sensibilizzazione sul valore ambientale, naturalistico e archeologico dell’area.
Quello che infatti pochi sanno è che Candalla ha anche un importante valore archeologico. Poco sopra la cascata principale, sulla sponda del torrente, sono stati infatti scoperti i resti di un piccolo villaggio risalente all’Età del Bronzo. Non solo: è presente un mulino del Cinquecento e, risalendo il torrente, altre strutture come antichi pastifici, frantoi, ruderi di vecchi magazzini per la polvere da sparo. E lungo quei sentieri che costeggiano il Lombricese, nel Quattrocento, si snodava anche il percorso utilizzato dai commercianti per portare l’olio di Camaiore fino a Parma e a Reggio, la cosiddetta "via di Lombardia".
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