Effetti del maltempo
I mal di pancia dei dem contro Fossi: non piace l’uomo solo al comando
La base gli rimprovera anche la “sottomissione” nei confronti dei 5Stelle
Ai mal di pancia si susseguono mal di pancia. Tra Partito democratico e MoVimento 5Stelle risuonano in questi giorni i rumori caratteristici di brontolii di stomaco e gorgoglii intestinali. L’accordo programmatico tra i due soggetti politici in vista delle elezioni regionali di ottobre, firmato sotto l’egida della ricandidatura a governatore di Eugenio Giani, fatica ad essere digerito e metabolizzato. Sia tra i dem che fra gli ex grillini.
Anche perché l’intesa sulle priorità toscane dei prossimi cinque anni evidenzia in numerosi aspetti l’oggettiva difficoltà a trovare, nella pratica, una posizione comune. A partire, ad esempio, come già evidenziato da Il Tirreno, dalla “questione rigassificatore”: negli obiettivi dell’accordo di coalizione viene riportata la chiusura dell’esperienza piombinese alla scadenza dei tre anni (luglio 2026), ma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha fatto capire che al momento non esistono concrete alternative e che il territorio potrebbe forse già cominciare a confrontarsi su eventuali maxi compensazioni da ottenere e di cui beneficiare.
Lo stesso Giani ha più volte detto che «il rigassificatore dovrà andarsene il prossimo anno» e che non sarà più disposto a continuare nel suo ruolo di commissario, ma in politica, si sa, dieci mesi possono bastare per assistere a delle rivoluzioni, non solo di pensiero. Tra i punti “caldi” e “sotto inchiesta” figurano inoltre: la modifica della parte che disciplina le Dam (le aree a Destinazione Antropizzata Militare) all’interno del Parco di San Rossore-Massaciuccoli, l’interruzione dell’iter per la realizzazione della base Nato a Rovezzano, la revisione del piano cave, una nuova governance della sanità toscana e un ripensamento complessivo su Multiutility e acqua pubblica. Tutti nodi che appaiono difficilmente risolvibili nell’ottica di una futura partnership di governo. Compreso il tentativo di rispolverare addirittura la legge regionale 65 del 2014, la cosiddetta “legge Marson”, sull’urbanistica e sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio. Nonostante le polemiche che la normativa si è trascinata dietro negli anni e le numerose modifiche apportate, si parla di un suo recupero e di una sua rivalutazione.
Insomma, l’asse Pd-5Stelle nasce già fragile e traballante. Non tanto sul fronte degli ex grillini, che sono riusciti a far prevedere nel documento d’intesa parecchi dei temi a loro cari dopo essere passati da una consultazione online riservata agli iscritti, quanto su quello del Pd, dove in questi giorni la posizione del segretario regionale Emiliano Fossi risulta ulteriormente indebolita dai rinnovati malumori interni.
A lui viene infatti rimproverata una gestione troppo “sottomessa” dell’accordo coi Cinque Stelle, probabilmente dietro input di quell’Igor Taruffi (coordinatore nazionale dell’organizzazione del Pd e considerato il braccio destro della segretaria Elly Schlein) responsabile del congelamento per settimane della candidatura di Giani contro i solleciti del territorio e degli amministratori toscani.
A questo proposito, non è sfuggito agli attenti osservatori il comportamento che sta tenendo il responsabile Enti locali del Pd Stefano Bruzzesi, le cui lucidità e capacità di analisi sono sempre risultate fondamentali ai dem per attraversare le fasi più complicate. Contrariamente a quanto accaduto fino a qualche settimana fa, Bruzzesi si è come eclissato, non viene registrato nemmeno tra i presenti alle riunioni che contano. Fossi sembra voler indossare le vesti dell’uomo solo al comando, se è vero che sarà la segreteria regionale a definire e ad approvare, nella prima settimana di settembre, le liste elettorali e le deroghe, senza transitare da alcun confronto con le federazioni provinciali. Una mossa destinata a far soffiare sul fuoco delle polemiche.