Il Tirreno

Prato

Tradizioni riscoperte

Capodanno dell’Annunciazione, a Prato un Corteggio più grande di quello tradizionale

di Paolo Nencioni
Capodanno dell’Annunciazione, a Prato un Corteggio più grande di quello tradizionale

Oltre mille figuranti e 55 gruppi storici hanno riempito le vie del centro. Il vescovo contro l’Ue: «Voleva ribattezzare il Natale»

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PRATO. Dopo aver rinunciato al Corteggio storico dell’8 settembre a causa del maltempo, Prato ha ritrovato oggi, 30 marzo, una specie di Corteggio grazie al Capodanno dell’Annunciazione che ha riempito le strade del centro storico con la sfilata di 55 gruppi storici e 1.300 figuranti, più del doppio di quelli del Corteggio tradizionale. Una festa riesumata quattro anni fa dalla Regione per ricordare quando, fino al 1750, il primo giorno dell’anno in Toscana non era il 1° gennaio ma il 25 marzo, cioè il giorno dell’Annunciazione, nove mesi prima del Natale. Anche questa festa è slittata a causa del maltempo della scorsa settimana, ma oggi è stata riproposta in forma leggermente ridotta (in origine erano previsti 70 gruppi storici e 1.700 figuranti) ma comunque impressionante. C’è voluta più di un’ora per far entrare tutti in piazza Duomo, dove il presidente della Regione Eugenio Giani ha tenuto una lezione nella materia dove è più forte, cioè la storia della Toscana, seguita dai saluti della sindaca Ilaria Bugetti e del vescovo Giovanni Nerbini. Infine l’Ostensione straordinaria della Sacra Cintola.

L’ultima ostensione straordinaria della Sacra Cintola è stata officiata cinque anni fa, il 19 marzo 2020, in piena pandemia, per affidare la città di Prato a Maria in un periodo così difficile e incerto.

Come vuole il secolare rito, la Sacra Cintola è stata esposta alla venerazione dal vescovo di Prato Giovanni Nerbini per tre volte dal pulpito realizzato da Donatello sulla facciata esterna della cattedrale e per tre volte dal balcone interno, detto del Ghirlandaio. Ogni volta che la reliquia mariana viene estratta dallo scrigno posto sotto l’altare della Cappella a lei dedicata, deve essere redatto un documento alla presenza di alcuni testimoni. Per questa occasione erano presenti la sindaca Ilaria Bugetti, il presidente della Regione Eugenio Giani, la presidente del Comitato regionale per le rievocazioni storiche della Toscana Roberta Benini, Tiziana Giagnoni, rappresentante del Comitato storico dei Gruppi di rievocazione della provincia di Prato, e Bertilla Venco, storica volontaria del Centro di Aiuto alla Vita di Prato, che nell’Annunciazione e nel sì di Maria alla vita, ha la propria patrona.

«Attraverso questa ostensione straordinaria del sacro cingolo chiediamo a Maria, che rappresenta la scintilla iniziale – ha detto il vescovo Giovanni Nerbini sul sagrato della cattedrale prima di officiare il rito – di aiutarci ad essere autentici e creativi, ricchi ma non chiusi nel passato proiettati invece verso il futuro. A lei che ha condiviso con il figlio l’amore per i fratelli, i piccoli, i poveri chiediamo di ispirarci sentimenti di giustizia; da lei regina della pace vogliamo assumere e gettare nei nostri gesti e parole semi di mitezza, tolleranza, accoglienza e di pace. Otto secoli fa san Francesco compì un gesto rivoluzionario: attraversò la trincea dove si combatteva per incontrare non un nemico ma un fratello. Maria ci ispiri ogni giorno questi piccoli gesti che possano edificare ovunque relazioni fraterne».

Sottolineando come l’esperienza cristiana abbia influenzato e arricchito ogni aspetto della vita dell’uomo, monsignor Nerbini ha ricordato che qualche anno fa la comunità europea, «in un rigurgito di ambiguo e vuoto egualitarismo, aveva deciso e tentato di azzerare alcune date di questa storia bimillenaria ribattezzando il Natale: la festa d’inverno. Il fatto poi rientrato ci dice il rischio che tutte la nostra cultura con le sue ricorrenze, la nostra intera identità e storia possano diventare un contenitore vuoto senza più valori, senza un’anima, senza collante, privo di senso e di significati che continuino ad ispirare».

«Questo evento, che abbiamo ospitato con grande piacere e per il quale ringraziamo la Regione, ha intrecciato la storia toscana con la nostra, le tradizioni di tante città toscane con le nostre – ha detto la sindaca Bugetti – Tradizione e fede. Potere spirituale e potere temporale che tengono insieme il passato e il presente per dare forza alle nostre radici in modo che continuino a dare frutti anche nel futuro e a farci sentire sempre orgogliosi. E' quel senso di appartenenza a un territorio che non ci abbandona mai, neanche quando

siamo lontani».

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