Assalto al portavalori, Saviano: «Azioni così sono importanti per le mafie, i soldi servono per la cocaina»
Lo scrittore: «I sardi producono criminali, non mafia». Le ipotesi sulla destinazione dei 3 milioni rubati
SAN VINCENZO. «I soldi vengono nascosti in un magazzino, tenuti fermi per giorni e giorni, probabilmente nelle campagne livornesi. E il denaro quasi sempre arriva in Sardegna, utilizzando ditte di spedizionieri che lo nascondono in doppi fondi, in vestiti e confetture». È Roberto Saviano, giornalista e scrittore, a ipotizzare quello che sarà dei tre milioni di euro portati via dai banditi dopo l’assalto al portavalori di venerdì scorso sulla Variante Aurelia. Lo spiega sul suo canale You Tube in un video pubblicato ieri.
«Gli assalti ai portavalori sono sempre più frequenti e sono un pezzo sempre più fondamentale dell’economia criminale – spiega l’autore di “Gomorra” – . Sono colpi organizzati con una strategia ben precisa, un investimento temporale ed economico importante. Un piano spesso costruito in mesi e mesi di osservazione e informazioni. In ogni caso, sulla Variante Aurelia, l’assalto è avvenuto da parte di una banda di rapinatori sardi. Lo sappiamo perché un video ha raccolto alcuni momenti dell’azione e si sentono i banditi con un accento sardo comunicare tra loro».
Il destino della refurtiva
Ma che fine farà la refurtiva? «Vengono nascosti in un magazzino, tenuti fermi per giorni e giorni, probabilmente nelle campagne circostanti – prosegue Saviano – . Saranno poi spartiti tra i banditi, in questo caso il gruppo era numeroso, formato da più di sei persone. Ci sono infiniti modi, così come si nasconde la cocaina, per nascondere la carta moneta. Ma perché le organizzazioni sarde riescono a strutturarsi in gruppi di banditi e assalitori di portavalori e non dentro strutture criminali mafiose? Le organizzazioni criminali mafiose fanno narcotraffico e probabilmente questi soldi, o una parte di essi, saranno investiti in cocaina. In Sardegna ci sono referenti della ’ndrangheta e della camorra per il mercato interno. In alcuni casi utilizzano la Sardegna come hub, una sorta di grande magazzino, per tenere soprattutto coca e poi farla arrivare sulle coste francesi e catalane. Ma i criminali sardi sono sempre sottoposti al potere delle organizzazioni criminali del continente».
«In Sardegna ci sono criminali ma non mafia»
«I sardi producono criminali, ma non producono mafia – aggiunge lo scrittore – . Le organizzazioni sarde mal sopportano la gerarchia, soprattutto la gerarchia costante. Possono accettare una gerarchia operativa per quanto riguarda un assalto, ma non l’egemonia di un boss. Così come l’essere soldato e la presenza di un ufficiale». E se il denaro non viene investito in cocaina? «Il riciclaggio è abbastanza semplice: hanno società immobiliari, fanno quindi risultare compravendite di piccoli lotti di terra e case. Riescono tramite un giro di fatture false: utilizzano i bar con fatturazione falsa e la strategia in genere è sempre molto prudente: 50mila euro, 100mila euro, 200mila euro – conclude il giornalista – . Gli orologi e le opere d’arte sono poi un settore privilegiato per il riciclaggio. Tanto valore in pochissimo».