Referendum, l'Italia al voto su lavoro e cittadinanza: urne aperte oggi e domani. I cinque quesiti e le info utili
Sul tavolo questioni che da anni dividono il Paese: dal reintegro dei licenziati alla responsabilità negli appalti, fino ai tempi per diventare cittadini italiani. Ma pesano l’incognita di astensione e il quorum
Cinque domande e altrettanti quesiti referendari per ridisegnare l'Italia del lavoro e della cittadinanza. Oggi e domani gli italiani tornano alle urne, o almeno questo è l’auspicio dei promotori che devono lottare prima di tutto contro l’incubo del quorum e dell’astensione. Sul tavolo questioni che da anni dividono il Paese: dal reintegro dei licenziati alla responsabilità negli appalti, fino ai tempi per diventare cittadini italiani. Il confronto è particolarmente acceso sul reintegro dei lavoratori licenziati illegittimamente e dunque sull’abrogazione di un decreto del Jobs Act del 2015. Da una parte chi considera questa tutela un pilastro irrinunciabile della giustizia sociale, dall'altra chi teme che possa disincentivare le assunzioni in un mercato del lavoro già fragile. È lo scontro tra due visioni: quella di chi vuole mettere in primo piano la protezione dei diritti acquisiti dei lavoratori e quella di chi punta invece sulla flessibilità per favorire l'occupazione. Sempre sul tema dei licenziamenti illegittimi è incentrato anche il secondo quesito che riguarda però in particolare i lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti a cui fino ad oggi verrebbe garantito un risarcimento non superiore alle sei mensilità. E c’è poi la questione del lavoro precario a cui i promotori vorrebbero mettere un freno ristabilendo l’obbligo di inserire una motivazione che giustifichi il ricorso ad un contratto a tempo determinato.
Altrettanto divisiva è la questione della responsabilità delle imprese negli appalti. Il dibattito ruota attorno a un equilibrio delicato: come garantire, cioè, maggiore sicurezza e tutele senza paralizzare il sistema economico? I promotori chiedono che venga affermata una responsabilità più stringente per i committenti e dall’altra parte si paventa il rischio di danneggiare la competitività delle imprese. Sul fronte cittadinanza, il dibattito si carica di significati che vanno oltre la norma. La proposta di accorciare i tempi per l'acquisizione dello status di cittadino italiano mette in campo visioni opposte del Paese: da un lato l'idea di un'Italia più inclusiva, dall'altro il timore che una procedura più breve possa alterare equilibri consolidati e creare precedenti difficili da gestire.
È possibile votare oggi dalle 7 alle 23 e domani dalle 7 alle 15, nei seggi di residenza con documento d'identità e tessera elettorale. Ogni quesito avrà una scheda di colore diverso. Per gli italiani all'estero è previsto il voto per corrispondenza, mentre chi si trova temporaneamente fuori dall'Italia per almeno tre mesi può richiedere le stesse modalità presentando dichiarazione al proprio Comune. Anche studenti e lavoratori domiciliati in province diverse da quella di residenza possono votare nel luogo di domicilio temporaneo, purché vi dimorino da almeno tre mesi.
SCHEDA VERDE / Con il sì addio al jobs act e garanzia di reintegro se il licenziamento è illegittimo
Il primo quesito (scheda di color verde) propone l’abrogazione di uno dei decreti del jobs act che riguarda i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. In pratica, per chi è stato assunto in aziende con oltre 15 dipendenti dopo l'entrata in vigore del decreto (marzo 2015), fino ad oggi è previsto, in caso di licenziamento illegittimo, solo un indennizzo economico. Se vincesse il sì, si ritornerebbe a quanto prevedeva l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Per i promotori del referendum il quesito garantirebbe una maggiore tutela dei lavoratori. I sostenitori del no e dell'astensione vedono nell'abrogazione della norma il rischio di disincentivare le assunzioni.
SCHEDA ARANCIONE / In discussione il tetto massimo nei risarcimenti ai dipendenti delle piccole e medie imprese
Il secondo quesito (scheda arancione) riguarda i dipendenti delle aziende con meno di 15 dipendenti. In caso di licenziamento, con le normative attuali i lavoratori possono ricevere al massimo 6 mensilità di risarcimento, con alcune eccezioni per aziende più grandi e lavoratori con maggiore anzianità. I promotori del referendum sostengono che questo limite impedisce ai giudici di valutare adeguatamente ogni singolo caso e di stabilire compensi giusti in base alla gravità della situazione. Se dovesse vincere il sì, verrebbe eliminato il tetto al risarcimento. Per i sostenitori del no e dell'astensione, se il referendum passasse le piccole imprese potrebbero trovarsi di fronte a risarcimenti troppo onerosi e aumenterebbero i contenziosi.
SCHEDA GRIGIA / Precariato e contratti a tempo: si sceglie se inserire la causale nelle assunzioni entro i 12 mesi
Il terzo quesito (scheda grigia) riguarda i contratti di lavoro a tempo determinato. Attualmente le aziende possono assumere con contratti temporanei senza dover specificare il motivo (senza “causale”) per i primi 12 mesi. In caso di vittoria del sì, ritornerebbe l'obbligo di specificare una causale anche per i contratti sotto i 12 mesi. Le aziende dovrebbero sempre giustificare il perché del ricorso a contratti temporanei. L'obiettivo dei promotori è ridurre l'uso improprio dei contratti precari e spingere verso assunzioni stabili. Per i sostenitori del no e dell'astensione, in caso di abrogazione della norma attuale, le aziende avrebbero difficoltà nel far fronte a esigenze temporanee e tra le conseguenze ci sarebbe anche un calo dell'occupazione.
SCHEDA ROSSA / Appalti e sicurezza responsabilità dei committenti nel caso di infortunio
Il quarto quesito (scheda rossa) riguarda il tema della sicurezza sul lavoro negli appalti. Con la normativa in vigore, in caso di infortunio il committente non è responsabile se l'incidente deriva da rischi specifici dell'attività dell'appaltatore. Con il sì, chi affida il lavoro diventerebbe corresponsabile degli infortuni e la responsabilità sarebbe estesa anche ai rischi specifici dell'appaltatore. Questo porterebbe a una maggiore tutela economica per i lavoratori infortunati. Il cambiamento riguarderebbe soprattutto settori come l'edilizia. Per i sostenitori del no e dell'astensione, l'abrogazione della norma attuale incrementerebbe in modo sproporzionato i rischi per i committenti in caso di infortuni avvenuti senza che potessero su essi avere un controllo diretto.
SCHEDA GIALLA / Residenza da 10 a 5 anni per gli stranieri che vogliono ottenere la cittadinanza
Con il quinto quesito (scheda gialla) si vuole ridurre il tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana. Attualmente gli stranieri devono risiedere legalmente in Italia per almeno 10 anni prima di poter fare richiesta. Il sì porterebbe a una riduzione da 10 a 5 anni del periodo di residenza richiesto, ma anche alla cittadinanza automatica per i figli minorenni dei nuovi cittadini. Secondo i promotori, cinque anni sono sufficienti per dimostrare l'integrazione nella società italiana e la riforma riconoscerebbe meglio il contributo degli stranieri all'Italia. Per i sostenitori del no e dell'astensione, dieci anni rappresentano un tempo adeguato per un Paese che rilascia già un numero molto alto di nuove cittadinanze rispetto ad altre nazioni europee.