Silvia Salemi si racconta, fra musica e benessere: «Così mi prendo cura di corpo e mente»
La cantautrice siciliana: «Stare bene con se stessi prima di tutto, il corpo è il tempio della nostra anima»
Stare bene con se stessi prima di tutto. Per la cantautrice Silvia Salemi, è un momento importante: con l’uscita di “23 Ore – Limited Edition”, un vinile che raccoglie dieci canzoni e celebra i suoi trent’anni di carriera è tornata alla sua prima grande passione, la musica.
La cantautrice siciliana ha conosciuto un grande successo dopo aver partecipato al Festival di Sanremo nel 1997: quell’anno, con la canzone “A casa di Luca”, ha vinto il premio della critica per il miglior testo. Oltre ai concerti è arrivato il programma "Avanti tutta", su Isoradio, un "people show”, come è stato definito, che mette al centro i viaggiatori con i loro talenti. Un po’ sul modello di Renzo Arbore. Anche per lei, così come per “A casa di Luca” dagli anni del suo debutto, il 1995, il tempo sembra esserci fermato. Proviamo a scoprire il suo segreto.
Silvia Salemi, quanta importanza dà alla cura del corpo?
«Per me il corpo ha un’importanza suprema alla stessa stregua dell’anima. Perché, se si ammala il corpo si ammala anche l’anima e viceversa. Il vecchio adagio latino “mens sana in corpore sano” è assolutamente sempre attuale e sempre valido. Questo non vuol dire che il corpo e l’edonismo che si fa del corpo siano tutto, però dobbiamo cercare di stare bene con noi stessi. E preservare il nostro corpo che è il tempio della nostra anima».
In un’intervista ha detto: «Mi sono sempre penalizzata dal punto di vista estetico”. A cosa si riferiva?
«Mi sono penalizzata quando ero giovanissima dal punto di vista estetico, a volte in passato coprivo la mia femminilità, apparivo quasi mascolina, marziale. Avevo paura di apparire armoniosa, un po’ come è il corpo di una donna. Un po’ come dire: ‘Ascoltate solo la mia voce, non guardate l’esteriorità’. Invece trovo che, se rispettato, il corpo possa essere un mezzo di comunicazione di quello che siamo, esattamente come l’abito, i gesti, i movimenti, il sorriso. Una parte di noi che manifesta quello che abbiamo dentro. Oggi non mi penalizzerei più così, anzi metto fuori la mia femminilità».
Come si tiene in forma? Segue diete particolari? Se sì, quali?
«In questo momento della mia vita, a dire il vero, non mi sento particolarmente in forma. Mangio un po’ di tutto, ma evito cibi spazzatura, ultra processati. Cerco cose che abbiano gusto, cibi a chilometro zero con stagionalità e sapore. Non seguo una dieta particolare, se non la dieta del piacere del palato. Seguo un po’ il momento, se mi va la pizza la mangio senza farmi problemi. Se c’è voglia di carbonara o insalata non sto a farmi tante domande. Credo che il nostro corpo raccolga questi messaggi come beneficio e non come le solite punizioni. Perché, quando la dieta è punitiva fa male. Io parlerei piuttosto di stili di vita. Io sono per bere molto, acqua, tisane, dormire otto ore a notte, rispettare molto la pelle dal sole. Questo intendo per stile di vita».
Quale è il suo rapporto con il suo corpo?
«Oggi, a 47 anni, ho un ottimo rapporto con il mio corpo, lo coccolo moltissimo, lo massaggio, lo nutro sia fuori che dentro, con creme sulla pelle che con buon cibo, con un’integrazione suppletiva. Cioè, con minerali e vitamine quando serve. Sono convinta, come dicevo, che parta tutto dalla testa. E la testa in fondo è chimica, fa parte del corpo. Stare sempre su con la testa significa anche non eccedere con l’alcol, anzi posso proprio dire che sono quasi astemia. Stare attenti a non eccedere con tutto quello che affatica la testa, come un uso eccessivo del telefonino o del pc. Infine, sane relazioni, possibilmente».
E con i suoi capelli sempre corti?
«Con i miei capelli sempre corti ho un rapporto bellissimo. Non faccio sedute di ore e ore dal parrucchiere e questa è una mia fortuna. Però ammiro quelle donne che hanno questa pazienza. Li taglio personalmente ormai da quasi 30 anni e sono comoda così».
Le piace seguire le mode nell’abbigliamento?
«Direi di no, non sono modaiola. Ho dei capi di riferimento da sempre, ho i miei gusti da anni. Magari abbino il pezzo comprato di recente con un capo che sta nell’armadio da 20 anni. E sono molto fiera di questo, perché credo che il primo segno dell’eleganza di una persona sia avere un proprio stile. Chiaramente indossare abiti sempre alla moda significa anche rinunciare a un proprio modo di vestire. Non potrei mai indossare abiti che rispecchiano il gusto di qualcun altro».
Il suo sport preferito?
«Andare in palestra. Da ragazza ho fatto tantissimi sport dalla ginnastica ritmica al basket, ho fatto pallavolo e anche danza classica. Poi ho iniziato a studiare pianoforte e gli strumenti , per cui con lo sport ho rallentato, comunque oggi non rinuncio a una bella camminata e alla palestra».
Come si rilassa nel tempo libero?
«Mi rilasso (tenetevi forte) stirando. La sera leggo molto, sono dietro a mille cose, seguo mostre, sono una osservatrice attenta della realtà e anche per questo serve tempo. Anche osservare il mondo è uno dei miei hobby. Ma quello preferito, lo so potrà sembrare strano, è prendere una camicia e stirarla: mi rilassa davvero tanto. Mi fa abbandonare i pensieri, non lo vivo come un dovere».
Che rapporto ha con le figlie?
«Come per tutte le madri a volte ho con loro un rapporto conflittuale e da educatore. So dire no ma anche sì, le ascolto sempre, loro sanno che possono sempre contare su di me per avere un buon consiglio, che mi raccontino abbastanza. Ma è giusto che abbiano anche i loro segreti, che imparino ad avere la loro parte più riservata. Il primo test chiaramente si fa con la mamma».
Da madre cosa è che la preoccupa di più?
«Mi preoccupa, credo che sia così per i genitori del XXI secolo, il futuro, l’acqua, il pianeta, il lavoro, la loro felicità, il fatto di riuscire a instaurare relazioni sane con l’altro sesso, diventare madri o no. Tutto quello che sarà il loro futuro. Sono un misto: ansiosa fatalista. Sarà quel che sarà ma lo vivo con ansia».
Cosa pensa dei social network rispetto ai giovani?
«In generale penso che siano una cosa ottima perché li gestiamo noi. Sui giovani però la gestione di questi “arnesi”, di questi mezzi, è un po’ più in bilico tra la formazione del loro carattere e quello che chiede la società, quindi un po’ più ingestibile e i giovani rischiano di restarne intrappolati. Comunque in generale cerco sempre di non demonizzarli».
Di cosa ha bisogno per essere felice?
«Per essere felice ho bisogno di svegliarmi la domenica a casa mia, nel mio letto, con la mia famiglia e dire: ecco siamo qui insieme e stiamo tutti bene».