Il Tirreno

Grosseto

L'intervista

Assalto al portavalori, la vedova della guardia giurata Raffaele Baldanzi ucciso dai rapinatori nel 2008: «Sotto choc, ho rivissuto tutto»

di Elisabetta Giorgi

	L’assalto al portavalori avvenuto a San Vincenzo, a dx Fiorella Ferroni e Raffaele Baldanzi
L’assalto al portavalori avvenuto a San Vincenzo, a dx Fiorella Ferroni e Raffaele Baldanzi

Parla Fiorella Ferroni, moglie del vigilante che perse la vita nel blitz a Massa Marittima 17 anmnmi fa: «Banditi mascherati e armati di fucili, hanno agito con la stessa brutalità di allora»

5 MINUTI DI LETTURA





GROSSETO. Stesse modalità, stessa brutalità e stessa angoscia. L’inferno di fuoco di San Vincenzo ha fatto tornare Fiorella Ferroni – vedova della guardia giurata Raffaele Baldanzi ucciso dai rapinatori a colpi di kalashnikov nel 2008 a Massa marittima – indietro nel tempo. La donna, che abita a Campiglia, ha rivissuto tutto momento per momento.

«Il mio pensiero in questo momento va alle guardie giurate in servizio portavalori che hanno subito un attacco vigliacco e brutale. Non ho parole per esprimere ciò che provo», ha scritto a caldo sul suo profilo Facebook, post commentato da decine di persone: «Abbiamo pensato subito a te».

Fiorella, nella rapina a San Vincenzo sono rimasti coinvolte 5 guardie giurate grossetane che trasportavano soldi (4 milioni delle pensioni) destinati agli uffici postali della Maremma. Lei ha ripensato subito a quel giorno, è così?

«Sì, il mio pensiero è tornato immediatamente a mio marito Raffaele, che nel 2008 subì lo stesso attacco criminale e restò ucciso. Ieri (venerdì, ndr) quando hanno iniziato ad arrivarmi foto e video dagli amici sulla rapina di San Vincenzo è stato per me un momento angosciante. Sono tornata indietro nel tempo, ma ci sono tornata in un modo particolare. Perché se 17 anni fa vissi solo la parte “finale” della rapina nel momento in cui mi informarono che mio marito era stato ucciso, e non andai sul posto e quindi non vidi nulla, ieri invece quando mi sono arrivati i video è come se per la prima volta avessi visto la scena che avevo sempre immaginato. Ho visto sia “all’inizio che durante” il caos in strada, i rapinatori che caricavano i soldi, più o meno come poteva essere successo a lui».

All’epoca il luogo della rapina ai danni di Raffaele (Massa marittima) era deserta, ora invece no. E poi c’è stato un salto a livello di comunicazione, con il tam tam dei telefonini e con la gente che riprendeva l’assalto.

«La rapina di Raffaele successe in una zona piuttosto deserta. Ieri invece c’era un sacco di gente sul cavalcavia, tanti hanno iniziato a girare video. I tempi sono cambiati e il dramma è avvenuto sotto l’occhio di parecchie persone, praticamente nel centro di San Vincenzo, con case a destra e case a sinistra, gente sul ponte che passeggiava o dentro case affacciate sulla superstrada, insomma si è visto benissimo tutto. Io abito a Campiglia, a circa 13 chilometri dal punto in cui è avvenuto il fatto. A un certo momento hanno iniziato ad arrivarmi diversi video di amici, anche quelli di mio figlio Stefano che me li ha girati. Tanta gente carina che ha avuto un pensiero per me e per lui. “Vi abbiamo pensato”, ci hanno detto. Hanno pensato a quello che potevamo rivivere, solo ripensando a quel giorno maledetto in cui morì Raffaele».

Stessa brutalità di allora

«La brutalità ieri come oggi non è cambiata. Il modus operandi è stato più o meno quello. Banditi mascherati, coi fucili, coi kalashnikov, vestiti più o meno come mi è stato descritto nel caso di Raffaele. Criminali che bloccano la strada con alcuni mezzi, davanti e dietro in modo che i portavalori non possano scappare, che non abbiano via di uscita, e poi fanno saltare il blindato coi soldi dentro. Scene da brividi. Tutto questo mi ricorda molto anche la prima rapina che subì mio marito e in cui sopravvisse: i banditi lo fecero scendere dal veicolo, lo disarmarono, dissero a lui e agli altri “non vi facciamo niente se state buoni e fermi”. Raffaele finito tutto mi chiamò e mi disse: “Fiorella, prima che ti arrivi notizia da altri sappi che sto bene, non mi è successo nulla, ci hanno fatto scendere e sdraiare, ci hanno tolto le pistole e detto che non ci avrebbero fatto niente se facevamo quello che ci dicevano”. Nella seconda rapina in cui Raffaele trovò la morte, spararono e fecero esplodere il finestrino, lui fu colpito a morte da una scheggia. Morì così. Generalmente mi pare però che i rapinatori sparino per spaventare, non per uccidere».

Cosa ha pensato guardando i video?

«Li ho guardati e ascoltati attentamente e tante volte, e secondo me ci sono voci con accento sardo. A un certo punto si sente dire “Ajò” (espressione in lingua sarda che significa “andiamo”, “forza”, ndr). E anche qui sono tornata indietro nel tempo. Per l’omicidio di mio marito si parlava già a quel tempo di una banda sarda, per la quale sono state indagate 5 persone».

Che cosa sta provando adesso?

«Provo un sentimento di angoscia e di ansia che non so neanche spiegare, non la sto vivendo bene questa storia di San Vincenzo. Lei consideri che è anche successo molto vicino a me. Qua conosco tante persone. Poi sapevo che sarebbero intervenute forze dell’ordine che conosco, e soccorritori che conosco, io stessa sono volontaria in Croce rossa. Ho avuto tanta paura per loro e ancor prima per questi ragazzi che portavano i soldi (le guardie giurate di Battistolli, ndr). Tutti dicevano che c’era stata una sparatoria e all’inizio non sapevamo e non sapevo se si fossero salvati o meno».

Le guardie giurate. Tra loro c’è anche qualche ex collega di suo marito.

«Non li conosco personalmente. Il mio pensiero più grande va a tutti loro 5 e alle loro famiglie perché so cosa sentono in questo momento. Quando ho saputo la notizia della rapina, ho avuto paura che le loro mogli e i loro figli provassero quello che abbiamo provato noi quando è stato ucciso nel 2008 Raffaele. Ringraziando il cielo stavolta è andato tutto a buon fine. Io nella “mia” storia ci sono dentro da tantissimi anni e da 17 non ho ancora avuto giustizia. Spero che stavolta questi rapinatori siano assicurati rapidamente alla giustizia».

Tra i commenti del suo post leggo che una persona ha commentato: “la fidanzata della guardia morta (Raffaele Baldanzi, ndr) era tra i basisti”. Pensa che questa utente si riferisse a lei, che era la moglie?

«Non so a chi si riferisca questa signora. Se si riferisce a me (che sono stata moglie di Raffaele) io vado sicuramente avanti per vie legali: ho già contattato il mio avvocato. In ogni caso se è convinta di sapere qualcosa, faccia la persona onesta e vada dalle forze dell’ordine a denunciare, visto che io è da 17 anni che cerco ancora giustizia e non ce l’ho».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Primo piano
L’intervista

Assalto al portavalori, il pg di Cagliari: «C’è un legame storico tra i sardi e questa zona del Livornese»

di Claudio Zoccheddu
Sani e Belli