Prostitute preoccupate in Toscana: «Con il caro vita meno clienti», le intercettazioni
Al telefono anche il dubbio di avere il fiato sul collo e di essere sotto indagine da parte delle forze dell’ordine
GROSSETO. Una media di 35 clienti al giorno per una media di 70 euro a prestazione sessuale fa circa 2.500 euro, che moltiplicato per tre centri di prostituzione fa 7.500 euro, che moltiplicato per i tre mesi circa di indagini avviate a fine 2023 aveva permesso di ricostruire un giro da 1 milione di euro l’anno. Nonostante – letteralmente – il caro vita.
L’operazione
L’operazione “China Reset”, che ha portato a cinque arresti e otto nomi iscritti sul registro degli indagati, era partita dai Nas di Livorno, che avevano approfondito l’informazione appresa circa un’attività “anomala” di massaggi orientali in un fondo al piano terra di via Prati: le due porte a vetri di una ex officina, i cui titolari avevano da tempo cessato l’attività, fondo affittato mesi prima da Zhili “Mauro” Zhang usando i documenti di un connazionale quasi omonimo, risultato estraneo alla vicenda, per aprire un centro estetico e/o massaggi (Scia mai presentata). I militari si erano appostati e intercettato alcuni uomini – maremmani, per lo più, di ogni età – che avevano confermato di essere clienti della prostituzione.
I clienti
I clienti avevano raccontato del sito internet che pubblicizzava le prestazioni invitando a presentarsi in via Prati e telefonare per annunciarsi. All’ingresso una o due donne dai tratti orientali in abiti discinti che li accompagnavano sul retro, dove – previo pagamento – venivano praticati un massaggio sul corpo e poi la prestazione sessuale; per gli habitué il massaggio era opzionale. Elemento in comune tra i racconti anche la presenza fissa di una donna dalla corporatura robusta, Ying “Anna” Fu, poi identificata in occasione di un incontro con la connazionale Hong Li, residente a Empoli ma riconosciuta come – emergerà dai racconti di altri clienti – la donna «con problemi di deambulazione». Allo stesso modo i numeri chiamati dai clienti risultavano intestati ad altre due donne, connazionali, risultate estranee alla vicenda ma ugualmente titolari di altre due utenze telefoniche: quelle dei centri di prostituzione in via Ansedonia, dietro le insegne di un ex mobilificio i cui titolari avevano da tempo cessato l’attività, gestito dalla «donna con problemi di deambulazione» e di via Isonzo (affittato per farne una sartoria, sempre senza autorizzazione), gestito – emergerà – dalla «donna con i capelli biondi».
Le indagini
Tre fondi ricondotti sempre a “Mauro” e per i quali svolgeva diverse mansioni un grossetano, indagato ma non arrestato. Tre locali gestiti da “Anna” (via Prati), Li (via Ansedonia) e Xia “Lili” Sun (via Isonzo), affiancata almeno in parte da Honghe “Le Xiao” Wang. “Mauro” e “Anna”, si scoprirà, erano già stati controllati a Empoli nel 2020 mentre si trovavano in auto con la compagna di “Mauro”, che il giorno dopo era stata arrestata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e sostituzione di persona. Le indagini avevano poi portato alla pratese Italy Service, sempre di “Mauro”, che – si era scoperto – era stato già arrestato e condannato a Siena con gli stessi capi d’imputazione di questa indagine. E lì si era chiuso il cerchio e si era aperto un mondo di carte, intercettazioni e tabulati telefonici. Conversazioni tra gestore e maitresse, preoccupate di volta in volta per il sospetto di essere sotto indagine da parte delle forze dell’ordine (al punto di chiudere temporaneamente bottega) ma anche per il caro vita, testimoniato da una minore clientela che sempre più cercava di tirare sul prezzo. In tutto questo le prostitute – sempre connazionali – venivano reclutate sul web e arrivavano a Grosseto, prevalentemente dalla Lombardia, in treno. Rimanevano in città fra i 20 e i 30 giorni e poi venivano sostituite. Accanto al grossetano “tuttofare”, indagati anche altri due uomini perché ritenuti consapevoli di favoreggiamento e sfruttamento: un marocchino e un sassarese.
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