Il Tirreno

Toscana

Il dolore

Quarrata, in centinaia per l’ultimo saluto a Meri Malucchi: «Se fossi stata qui non avresti perso l’occasione di schiacciare»

di Giancarlo Fioretti

	Un momento dei funerali (foto Nucci/Innocenti) e Meri Malucchi
Un momento dei funerali (foto Nucci/Innocenti) e Meri Malucchi

Commozione e ricordi nel giorno dell’addio all’ex pallavolista morta a 58 anni per un tumore e diventata simbolo della battaglia contro la malattia

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QUARRATA. Per rendere omaggio a Meri Malucchi i suoi amici hanno gonfiato tanti palloncini colorati e hanno iniziato a palleggiarci non appena il suo feretro è apparso sul sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta, a Quarrata. Don Fulvio Baldi aveva infatti appena terminato la cerimonia funebre, in cui aveva letto la lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi, il salmo 121 e il Vangelo della resurrezione secondo Luca. La sua predica veramente accorata aveva descritto Meri Malucchi come un'amante della vita e le tante persone che sono giunte in questa giornata di fine agosto a salutarla ne sono la dimostrazione più eloquente. «Se Meri fosse stata qui – hanno detto i tanti suoi amici davanti alla chiesa mentre si scambiavano con rapidi tocchi i palloncini colorati – non avrebbe certo perso l'occasione di schiacciare, visto che la pallavolo è sempre stata la sua vita». Una passione che non l'ha mai abbandonata neppure nelle cupe giornate della malattia quando, seppur provata, ha continuato fino all'ultimo a disegnare su dei fogli di carta gli schemi da proporre alle "sue" ragazze del Volley academy.

Giocatrice e allenatrice di alto livello, Meri Malucchi era arrivata a giocare in A1 e in A2. Terminata la carriera di giocatrice per lei si era aperta quella dell'allenatrice che, a detta di tutti coloro che l'hanno conosciuta, rappresentava senz'altro la sua dimensione più vera, tanto era il trasporto umano con cui sapeva relazionarsi con le giocatrici. L'immenso amore fra Meri Malucchi e questo sport non si è mai fermato, neanche quando la classica "gelata precoce" ha fatto irruzione nella sua vita durante l'ultimo fine settimana di maggio dello scorso anno, quando si trovava sull'isola di Pianosa per una vacanza. Un malore improvviso la colpisce mentre sta facendo trekking in una delle perle meno conosciute dell'arcipelago toscano. Malgrado i suoi sforzi, la donna non riesce a muovere la parte sinistra del corpo e questo rende necessario il suo trasporto immediato in elisoccorso all'ospedale di Livorno. Qua la prognosi non solo è infausta ma anche terribile. Un tumore molto aggressivo le aveva infatti attaccato l'area motoria del cervello, riducendo il suo orizzonte temporale di vita a poco più di un anno, da trascorrere peraltro fra letto e sedia a rotelle visto che il male ne aveva già ampiamente compromesso la mobilità.

L'intervento chirurgico del 26 luglio dello scorso anno riesce solo in parte ad arginare una situazione già compromessa. Meri Malucchi lo capisce da sola, senza che nessuno si debba prendere la briga di spiegarglielo. Non si fa commiserare e, del resto, nessuno ci prova a farlo. Non lo fa suo marito Mauro Innocenti, con cui è sposata da trent'anni. Anch'egli allenatore di volley ed ex giocatore di alto livello, conosce il carattere della moglie alla perfezione. Non si azzarda a rivolgerle parole di circostanza neppure Gianni Assirelli, suo amico di lunga data, che conobbe l'allora giovanissima Meri Malucchi quando iniziava la sua carriera di pallavolista a Empoli. «All'epoca ero un giovane radiocronista – dice commosso – e fra noi si accese un'amicizia che è durata una vita intera. Quando seppi cosa le era accaduto l'andai subito a trovare e lei mi accolse con la forza di sempre. Mi disse che avrebbe combattuto il male guardandolo negli occhi, lottando su ogni punto come si fa nelle partite di pallavolo. Mi disse che del resto il volley è uno sport senza tempo massimo, visto che le partite in teoria possono durare all'infinito, come la lotta che lei avrebbe intrapreso con il male. Io allora me ne andai ma tornai da lei una settimana dopo con 12 magliette con su scritto "Meri team alziamo il muro" e le dissi di fare la squadra e allenarci: «Vedrai che sconfiggeremo il tumore». Lei lo ha fatto e per un anno ha lavorato con il marito al Volley Academy di Firenze dimostrando che ogni nemico, anche il più terribile si può affrontare».

Quando domenica scorsa Meri Malucchi ha esalato l'ultimo respiro all'hospice La Limonia di Spicchio, a pochi chilometri dalla frazione di Mastromarco dove aveva trascorso l'infanzia con la sua famiglia di origine, la commozione ha pervaso tutti. Oltre al marito, che le è stato vicino fino alla fine, ad accompagnarla nel suo trapasso verso l'infinito c'era anche suo fratello Fausto Malucchi, importante avvocato del foro di Pistoia, noto al grande pubblico per costituire, insieme alla collega e compagna Elena Baldi, il pool di avvocati che assiste don Massimo Biancalani nelle sue varie vicende umane e giudiziarie. «Con lei se ne va davvero una parte di me – dice il fratello – il legame che ci univa era strettissimo. La nostra era una famiglia operaia e i nostri genitori dovevano lavorare molte ore al giorno per tirare avanti. All'epoca dove abitavamo noi non c'erano gli asili nido né tanto meno le baby sitter. Quando ebbi 12 anni, i miei genitori me la affidarono perché la sorvegliassi durante il giorno. Ero anche io un bambino ma quell'incarico mi riempì di responsabilità facendomi diventare uomo».

Il legame con quella sorellina più piccola di lui di oltre 10 anni si mantenne poi saldo con il trascorrere degli anni. «Quando divenne grande – conclude l'avvocato Malucchi – Meri capì che la sua vera vocazione era lo sport . Iniziò con l'atletica leggera arrivando anche a gareggiare ai campionati italiani. Ai giochi della gioventù disputò la finale nazionale allo stadio dei Marmi. Poi scoprì la pallavolo. L'incontro con quello sport le cambiò la vita rendendola felice. Io lo ero per lei anche se il giocare ad alti livelli l'allontanò da Pistoia per moltissimi anni, facendole girare l'Italia in lungo e in largo». La fine dell'attività agonistica l'aveva riavvicinata al suo territorio d'origine facendo sì che fra i due fratelli si rinsaldasse il legame di un tempo. «Fra noi – conclude l'avvocato Malucchi – questo legame non si è mai interrotto, neppure negli anni in cui sia io che lei eravamo assorbiti nelle nostre attività talvolta totalizzanti».

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