Lupi, si può sparargli. In Toscana partono gli abbattimenti selettivi: cosa significa, le stime e che cosa cambia
L’Ispra dà l’ok: nel 2025 nella nostra regione potranno essere uccisi fino a 22 esemplari
Se un lupo, o un branco di lupi, attacca un gregge, quest’anno l’allevatore potrà ottenere che venga abbattuto. Per farlo l’allevatore dovrà rivolgersi alla Regione e chiedere che presenti un’istanza al ministero dell’Ambiente. Se la Regione accetta di presentarla, il ministero farà un passaggio tecnico con l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. E, se l’Ispra darà il via libera, e il ministero non avrà obiezioni, l’abbattimento potrà essere eseguito da guardie venatorie.
Le stime
In Toscana, nel 2025, si potranno abbattere dai 13 ai 22 lupi, vale a dire dal 3 al 5% degli esemplari stimati, circa 440. In tutta Italia se ne potranno abbattere fino a 160 dei 3.300 stimati. È una vera e propria rivoluzione quella che ha preso vita in queste settimane. Non è esagerato parlare di un tabù che si sbriciola. Mai, dall’entrata in vigore della direttiva Habitat, che dal 1977 rende il lupo specie “rigorosamente protetta”, era più stato abbattuto, legalmente, un esemplare. D’altro canto la specie è sì rigorosamente protetta, ma non è intoccabile.
«Gli abbattimenti legali in Italia non sono mai stati fatti, non perché ci sia un limite dettato dalla legge, ma perché nel nostro Paese c’è sempre stata una interpretazione molto restrittiva della direttiva Habitat», spiega il responsabile Gestione fauna selvatica dell’Ispra, Piero Genovesi, già ricercatore più citato al mondo nelle pubblicazioni ambientali. La stessa Habitat prevede infatti deroghe, in casi particolari, per la cosiddetta “mitigazione del conflitto”. Deroghe tra l’altro da sempre usate da altri Paesi comunitari, in testa la Francia, che spara a circa 200 lupi all’anno. E come già fanno Trento e Bolzano, grazie allo status di Regioni autonome.
Dal mondo degli allevatori c’è da anni una richiesta sempre più pressante di abbattimenti. I lupi, o gli incroci di lupo e cane, fanno stragi di greggi, nonostante recinzioni e cani da guardianìa. Se oggi, dunque, si comincia a derogare agli abbattimenti, non è perché sia cambiata la legge. È piuttosto cambiata la politica. Il 20 febbraio, dunque, si è tenuto un incontro tra l’Ispra, il ministero e le Regioni per stabilire quanti esemplari si possano uccidere senza rischi per la sopravvivenza della specie.
I numeri
L’Ispra è partito dalla fotografia della situazione attuale, ovvero dal monitoraggio, durato due anni e concluso nel 2022, che stima circa 3.300 lupi nel Paese: circa 946 sulle Alpi e 2.388 nel resto della penisola. Erano solo un centinaio negli anni Settanta, quando rischiavano di scomparire. Le stime regionali vanno prese con le molle, compresi i 440 della Toscana, dato che i lupi si spostano per centinaia di chilometri senza badare certo ai confini regionali. «Anche per questo ci siamo tenuti cauti sui numeri massimi di abbattimenti», dice Genovesi.
Da questi numeri l’Ispra ha stabilito che “togliere” dal 3 al 5% dei lupi non pregiudica la loro presenza. Le quote sono differenziate per ciascun territorio: in Trentino 3-5 esemplari, in Alto Adige 1-2; in Piemonte 10-17; in Emilia-Romagna 9-15; in Toscana, come già detto, 13-22, e così via.
«Un allevatore, per chiedere l’abbattimento, deve dimostrare di aver installato le reti di protezione, di avere i cani da guardianìa e di aver avuto danni ingenti», dettaglia Genovesi. Gli esemplari abbattuti non saranno analizzati, a meno che non presentino evidenti segni che si tratta di ibridi. Gli abbattimenti, infine, potranno avvenire in qualsiasi momento dell’anno.
E il Piano Lupo?
Resta ancora aperto il capitolo del Piano Lupo, fermo al 2000, che dovrebbe uniformare a livello nazionale la normativa sugli abbattimenti. Nel 2015 è stato fatto un aggiornamento, ma poi le Regioni non lo hanno mai approvato, perché serve l’unanimità. E perché l’argomento, inutile negarlo, non è politicamente spendibile di fronte all’elettorato. Nella nota che il ministero ha mandato alle Regioni dopo l’incontro di febbraio, ha comunque chiesto alle Regioni se intendono modificare il Piano integrandolo coi nuovi protocolli.
Intanto anche l’Europa si muove per allentare la protezione sul lupo. La Commissione ha fatto sapere che discuterà a settembre-ottobre l’emendamento per declassarlo a specie protetta. Se approverà, poi andrà adeguata la legge nazionale. A quel punto non servirà più l’autorizzazione ministeriale per gli abbattimenti.