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Accademia di Belle Arti di Carrara e futuro: «Vogliamo riattivare l’isola della robotica». Che cos’è e i tempi
Non solo scultura, nell’offerta formativa ecco decorazione, scenografia, pittura e arti multimediali
CARRARA. Passato, presente e futuro s’intrecciano inevitabilmente qui, in questo palazzo storico all’ombra delle cave di marmo. Una storia che comincia nel 1769 e che da allora è un dialogo incessante con la città e con il suo marmo, ovvio. Parliamo dell’Accademia di Belle Arti di Carrara: un passato che racconta di grandi artisti e scultori, un presente fatto da un migliaio di studenti – molti stranieri (oltre il 30% circa, viene stimato) – e un futuro (prossimo) che tiene insieme ancora di più la tradizione con l’innovazione e la tecnologia. «D’altronde siamo l’Accademia di Belle Arti dove la scultura e il rapporto con il marmo rimangono importantissimi ancora oggi, ma siamo anche l’Accademia che vent’anni fa aveva già creato un’isola di robotica utilizzata dagli studenti e non solo. E anche dove è nato, primi in Italia all’epoca, il percorso di Arti multimediali tra il 2004 e il 2005», ricorda allora prontamente il professor Marco Baudinelli che dell’Accademia carrarese è il direttore.
I percorsi
Pittura, scultura, scenografia e decorazione. E arti multimediali, appunto: «Uniamo la parte materiale a quella immateriale: ripeto, ancora oggi siamo visti come un’Accademia legata alla scultura e al marmo, con tanti studenti che vengono da fuori per questo. Tra gli iscritti stranieri c’è una componente cinese importante, indubbiamente, come in tante altre accademie d’Italia, e poi abbiamo studenti italiani che arrivano qui da altre province e regioni. Non c’è più, in termini di iscritti, la preminenza della scultura come un tempo, ma resta senz’altro una componente rilevante. E alcuni studenti, una volta terminato il loro percorso, rimangono in città: in alcuni casi hanno aperto laboratori e hanno rivitalizzato un po’ il tessuto economico-sociale cittadino», ricorda ancora il direttore mentre fotografa la situazione.
«Ed effettivamente, per quanto ormai l’approccio all’arte sia assolutamente multidisciplinare e gli artisti spesso non si soffermino soltanto su un percorso circoscritto, la scultura in marmo ha sempre un grande fascino che quasi nobilita, direi», aggiunge Cinzia Monteverdi, la presidente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara.
I progetti
Progetti e obiettivi a stretto giro (e non solo) non mancano. Tra questi c’è quello di implementare l’aspetto tecnologico. Abbinare, cioè, ai poli legati alla scultura che sono nel parco della Padula, alle porte del centro storico di Carrara, nuovamente quell’isola «della robotica che non solo vogliamo ripristinare quanto prima, ma che vogliamo anche aggiornare con quelle che sono le nuove tecnologie legate al marmo e all’arte», riprendono i vertici in coro sull’aspetto formativo. E spiegano: «Abbinare ai poli di scultura, con la fonderia, che sono alla Padula e che sono legati a una scultura tradizionale, un polo di robotica nella zona di Monterosso (anche qui siamo sempre alle porte del centro carrarese, ndr). Ripristinare quello già esistente, implementandolo: è dismesso e siamo al lavoro per riattivarlo. Pensiamo a un laboratorio per la didattica (per tutte le discipline), ma anche aperto ad artisti al di fuori dall’Accademia, come peraltro era in passato». Tradotto: rilanciare la tradizione con la tecnologia perché, prendendo in prestito le parole di presidente e direttore, «mica sono due aspetti separati».
Il sogno
La chiosa è così affidata alla presidente. E dopo i progetti – già fissati –, si passa a una riflessione generale, un fil rouge tra città, marmo e formazione: «L’Accademia è e dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città: un elemento fondamentale e centrale per un progetto di rilancio. Garantisce, con molti studenti che arrivano da fuori zona, anche una bella “fetta” di indotto a livello economico. Logico che, come sempre, si potrebbe fare di più: la strada è quella di fare rete, sistema. Un’idea? Provare a dare fondi sfitti in gestione agli studenti, in modo tale che organizzino eventi e lavoro in totale autonomia. Poi vogliamo puntare sull’internazionalizzazione e utilizzare spazi cittadini per esposizioni ed eventi. Il sogno? Beh, perché no: la Biennale internazionale di scultura, come una volta».