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Giuristi, imprenditori e prof: ecco i toscani di lusso esclusi dal Parlamento

Nella foto in alto a sinistra Massimo Mallegni (FI), a destra Martina Nardi (PD).
In basso a sinistra  Mario Lolini (Lega), a destra Cosimo Maria Ferri (IV)
Nella foto in alto a sinistra Massimo Mallegni (FI), a destra Martina Nardi (PD). In basso a sinistra Mario Lolini (Lega), a destra Cosimo Maria Ferri (IV)

Il tracollo del centrosinistra causa la mancata rielezione di molti big del Pd. Anche nel centrodestra, Fdi “pigliatutto” lascia a casa tanti vip di Lega e FI

27 settembre 2022
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FIRENZE. Andrea Romano, parlamentare storico dem di Livorno, da metà ottobre torna a insegnare Storia contemporanea a Roma Tor Vergata, dove è docente. Il tracollo del Pd in Toscana gli è costato il seggio. Andrea Marcucci, travolto dallo stesso crollo, e perso il seggio al Senato, in meno di 24 ore si è già organizzato: prima una bella vacanza per riprendersi da una campagna elettorale massacrante; al ritorno occuparsi delle proprie aziende (fra le quali il colosso sanitario Kedrion); infine pensare a come impegnarsi di nuovo in politica. Magari se restare ancora nel Pd, dove ha preso un sacco di schiaffi da quando Enrico Letta è segretario nazionale.

L’ultimo è quello che fa più male: Marcucci è un “animale politico”. Nasce liberale, diventa sottosegretario alla Cultura giovanissimo (a 27 anni); entra nella Margherita di Rutelli e poi nel centrosinistra. Ma è sempre rimasto in parlamento. Poi è arrivato Letta che prima lo ha silurato da capogruppo del Pd a Palazzo Madama; poi gli ha fatto vedere i sorci verdi per ricandidarlo; infine gli ha tolto lo storico collegio (in Lucchesia) e solo la fotofinish lo ha ricollocato a Livorno dove solo un tracollo del partito avrebbe potuto evitarne la riconferma. Così è stato e all’improvviso Marcucci è passato nella lista dei “non rieletti”. Dove, in realtà, è in ottima compagnia. Di colleghi di destra e di sinistra.

Le ultime politiche, infatti, hanno polarizzato il voto: lo hanno concentrato quasi per intero non su due coalizioni, ma su due partiti delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Così, ad esempio, succede che nei “duelli” dei collegi uninominali la deputata Erica Mazzetti di FI riesca a battere nel collegio di Prato, Tommaso Nannicini che, ai tempi del governo Renzi, era stato addirittura sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Sorprese di questo tipo, in realtà, non sono rare: ecco, quindi, Chiara Tenerini, esordiente di Forza Italia di Cecina, senza alcuna esperienza, batte Andrea Romano anche se di misura.

Il buon risultato personale di Enrico Rossi, ex presidente della Regione, non è sufficiente per ottenere un seggio nello scontro diretto nel collegio uninominale 1 di Grosseto: nella provincia più a destra della regione, infatti, vince Fabrizio Rossi, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia (come era prevedibile). E prevedibile poteva essere anche la sconfitta di un altro big del partito democratico: Vincenzo Ceccarelli, ex assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, attuale capogruppo dem in consiglio regionale, ad Arezzo si arrende alla leghista Tiziana Nisini. La sottosegretaria al Lavoro viene riconfermata: se poi avesse un incarico di governo, poi verrà sostituita. Sempre restando all’interno della Lega da evidenziare la vittoria di Elisa Montemagni, giovane consigliera regionale che, al la prima candidatura, sulla “veterana” del Pd, Martina Nardi che nella legislatura appena conclusa è stata presidente della commissione attività produttive alla Camera.Fra i grandi esclusi dal parlamento, da segnalare, inoltre, il costituzionalista Stefano Ceccanti, candidato per il Pd a Pisa dove è risultato vincitore nel duello all’uninominale il candidato uscente della Lega Edoardo Ziello. Ma non è escluso che il Pd tenti fra qualche tempo di far eleggere Ceccanti come giudice della Consulta. Infine, dato per escluso dal parlamento Cosimo Ferri, ex Pd, oggi Italia Viva: il parlamentare di Pontremoli è stato anche sottosegretario alla Giustizia. 

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