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L’incontro

La strage di Capaci raccontata agli studenti. L’ispettore sopravvissuto: «Quel 23 maggio sono morto anche io»

di Alice Bongini e Marco Balletta (*)

	In alto l'ex ispettore Angelo Corbo e il sindaco di Rosignano Claudio Marabotti
In alto l'ex ispettore Angelo Corbo e il sindaco di Rosignano Claudio Marabotti

La testimonianza di Angelo Corbo in un incontro al teatro Solvay: «Difficile ripercorrere ogni volta quella giornata, la mente fa di tutto per dimenticare ciò che non può sopportare»

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Al teatro Solvay gli studenti delle terze, quarte e quinte dell’Istituto di Istruzione Secondaria Enrico Mattei hanno avuto la possibilità di ascoltare la testimonianza dell’ex ispettore e capo della polizia ad ora in quiescenza Angelo Corbo, sopravvissuto all’attentato mafioso della strage di Capaci del 23 maggio 1992; a questo progetto hanno partecipato più di 400 ragazzi che sono stati accolti dal sindaco di Rosignano Solvay Claudio Marabotti e dai rappresentanti dei vari sindacati che hanno ringraziato in primo luogo i docenti per aver fatto partecipare i propri ragazzi.

Il Comune di Rosignano, in accordo con la dirigente scolastica dell’Istituto Mattei e insieme all’associazione provinciale dei sindacati Spi-Cgil con i loro vari rappresentanti, ha permesso questo incontro per sottolineare l’importanza del mantenere vivo il ricordo di certe situazioni, come per oggi quella della strage di Capaci, così da evitare di ricadere nello stesso errore perché come ha sottolineato lo stesso Angelo Corbo «La memoria è un ponte tra generazioni» e l’unica cosa che deve spingere i ragazzi a vivere è la voglia di conoscere quella verità che per infiniti motivi ci viene nascosta.

Angelo Corbo in seguito anche a varie domande degli studenti sottolinea che ancora oggi, l’appellativo di "sopravvissuto" che egli è costretto a portarsi dietro, racchiude un termine più grande, quello di "errore", sì, sono considerati un errore dello Stato perché conservano dentro di essi delle verità che a volte scardinano e che quindi si preferisce non far conoscere. In questo incontro, durato ben due ore, oltre al sequenziale racconto delle emozioni provate quel giorno, l’ex ispettore mette a conoscenza i ragazzi della disorganizzazione dello Stato italiano, in quel periodo e della volontà di ostacolare la vita del magistrato antimafia per eccellenza, Giovanni Falcone, e anche se pensiamo che egli avesse un bel rapporto con la sua "scorta" questo ci viene smentito dallo stesso Corbo che racconta di quanto il magistrato fosse contrario ai confini e ai limiti imposti alla sua libertà. Angelo Corbo, aiutato dalla cugina di Francesca Morvillo, insegna ai ragazzi di ragionare con la propria testa e di non prendere come "legge o Vangelo" ciò che egli stava raccontando perché ognuno parla di ciò che ha vissuto in maniera diversa e lei sottolinea l’importanza di perseverare nelle proprie idee.

«Quel 23 maggio sono morto anche io» queste sono le parole di Corbo che rivolgendosi agli studenti parla di quanto sia difficile ripercorrere ogni volta quella giornata e di quanto la sua mente faccia di tutto per dimenticare ciò che non può sopportare, ma allo stesso tempo racconta loro della necessità che ha avuto nel chiedere aiuto per accettare «quel senso di colpa che non passa mai» e di quanto passare per le scuole a dare testimonianza sia per lui una cura e un aiuto che viene dato ai giovani per non dimenticare.

(*) Studenti di 17 anni dell’istituto Mattei di Rosignano Solvay

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