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L'indagine

Bitcoin, soldi svaniti: una denuncia apre il caso. Indagini della Procura a Lucca

di Gianni Parrini

	Il Bitcoin Point di Lunata
Il Bitcoin Point di Lunata

L’esposto di un 69enne capannorese che aveva investito circa 50mila euro. La società madre Swag International dichiarata fallita dal tribunale di Roma nel luglio di quest’anno

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LUCCA. Doveva essere la porta di ingresso per far entrare la Piana di Lucca e i suoi residenti nel mondo delle criptovalute, in particolare dei Bitcoin. Invece si è trasformata in una perdita secca di circa 50 mila euro per un cittadino capannorese — e il sospetto è che non sia un caso isolato — con tanto di denuncia e indagini penali.

Nelle settimane scorse la procura di Lucca ha aperto un fascicolo per truffa dopo la denuncia presentata da un 69enne residente nel comune di Capannori, che si era affidato al Bitcoin point di Lunata, l’esercizio inaugurato sulla via Pesciatina nel marzo del 2024 e presentato dai promotori come un luogo di incontro utile a comprendere e acquistare prodotti legati all’estrazione e alla gestione del Bitcoin, la più nota — e volatile — delle criptovalute, rimasta finora lontana dal grande pubblico anche per la complessità delle sue modalità di utilizzo.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo avrebbe effettuato una serie di bonifici tra il 2022 e il 2024, per un totale di circa 50mila euro, convinto di investire in Bitcoin attraverso un sistema che prospettava rendimenti legati al mondo delle criptovalute. Parte dei versamenti sarebbe stata effettuata prima dell’apertura del punto fisico di Lunata, che avrebbe poi rappresentato il riferimento locale dell’investimento. Ma nel gennaio 2025, al momento di rientrare in possesso di una parte del capitale — circa 17mila euro — il risparmiatore si sarebbe trovato di fronte a fondi bloccati, account inaccessibili e a una società ormai avviata verso il fallimento. Da qui la denuncia presentata alla stazione dei carabinieri di Pieve di Compito e l’avvio dell’indagine da parte della procura di Lucca.

Il Bitcoin point di Lunata non operava in modo isolato, ma faceva parte dell’ecosistema italiano di Swag International srl, una società costituita in Italia nel 2024 e collegata alla più ampia struttura di Swag Ou, gruppo con sede in Estonia attivo nel settore delle criptovalute e del mining di Bitcoin. Il modello di business che aveva attratto numerosi risparmiatori si basava, tra l’altro, sul noleggio di macchine per il mining, su piani di accumulo in Bitcoin e su servizi di exchange tramite la piattaforma “Swaggy”. Un sistema che, nel corso del 2025, è stato progressivamente messo in discussione da segnalazioni sempre più frequenti di account bloccati, prelievi impossibili e difficoltà di accesso ai fondi, anche attraverso i portali digitali della società.

La situazione ha preso una piega definitiva quando, il 10 luglio scorso, il tribunale di Roma ha dichiarato la liquidazione giudiziale di Swag International S.r.l., con la sentenza n. 664/2025, aprendo formalmente la procedura concorsuale. Il provvedimento ha comportato il blocco delle azioni individuali dei creditori, la nomina degli organi della procedura e la sospensione dell’attività societaria ordinaria, rendendo impossibile per i clienti recuperare le somme investite al di fuori del fallimento. I termini ordinari per il deposito delle domande di ammissione allo stato passivo sono scaduti il 14 novembre, mentre il 16 dicembre si è tenuta l’udienza per l’esame dello stato passivo.

Le indagini della procura di Lucca proseguono per individuare eventuali profili di responsabilità, ma alla luce della liquidazione giudiziale della società per il 69enne capannorese non sarà semplice riuscire a rientrare in possesso del denaro investito. Il timore è che siano diversi i cittadini della Lucchesia che avevano affidato i propri risparmi al Bitcoin point di Lunata. Nell’ambito delle attività investigative è stato ascoltato anche uno dei promotori dell’attività sulla Pesciatina, che ha riferito di aver operato come distributore per la Swag Ou solo fino al febbraio 2025, spiegando di aver interrotto i rapporti quando la situazione era diventata difficile da gestire. Lo stesso promoter ha inoltre dichiarato di aver perso a sua volta del denaro investito nella crescita dell’azienda.

Il caso del risparmiatore di Capannori potrebbe dunque rappresentare solo la punta dell’iceberg. Già prima della liquidazione giudiziale, associazioni dei consumatori e studi legali avevano raccolto segnalazioni da parte di clienti Swag in difficoltà, con dinamiche simili. L’inchiesta lucchese potrebbe allargarsi qualora emergessero altri casi.

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