La promessa di Petronio al popolo piellino: «Non ci nascondiamo, lotteremo per il vertice»
Il general manager biancoblù dopo la vittoria in Supercoppa : «Strada segnata per crescere. Il colpo Chiarini? Grazie a buoni contatti in Argentina»
Livorno. Gianluca Petronio è arrivato alla PL a giugno, insieme a coach Cardani ha costruito la squadra fra luglio e agosto e a settembre ha alzato al cielo il primo trofeo nella storia del club e di tutto il basket cittadino. Magari alzata materialmente no, non c’è foto, fra le centinaia scattate domenica, nella quale lo si veda con l’ambito trofeo.
A occhio e croce lei non sembra uno cui piace molto essere al centro della ribalta. È così?
«La mia professione mi mette già in una posizione di estrema visibilità, non amo eccedere e preferisco essere ai margini, ma sempre in posizione per osservare tutto senza essere nel mezzo. Di carattere però non sono né timido né introverso: quando serve mi troverete dove c’è azione e in prima fila».
È stato facile conciliare il suo aplomb nordico con l’esuberanza della gente livornese, dirigenza compresa?
«L’aplomb è un modo di porsi, sono riflessivo e razionale, ma internamente intenso e appassionato, quindi nessuna difficoltà con l’esuberanza labronica, anzi è gavinoso farsi contaminare. I dirigenti sono eccellenti da dirigenti, divertenti da tifosi. Il presidente sa cos’è l’aplomb nordico, quindi nessun problema».
Il primo trofeo è in bacheca. Ora in che cosa deve crescere la PL?
«La PL come squadra ha un percorso già pianificato ed è sulla buona strada. La PL società deve identificarsi meglio nel panorama nazionale, uscire dai confini del provincialismo, guardare cosa fanno gli altri ma senza mai dimenticare origini e radici. La PL come fede e partecipazione ha invece pochi rivali in Italia».
Che cos’è per lei Cardani? Un giovane allenatore con un bel futuro o un figlioccio?
«Ho conosciuto Marco esordiente istruttore quando ero suo direttore sportivo a Casale Monferrato e ne ho seguito senza sorprendermi la rapida crescita. Non lo considero un figlioccio ma un ottimo collaboratore con cui sono esigente in un rapporto che alla fine sarà di reciproca gratitudine».
Fra tre giorni comincia il campionato di B più duro di sempre...
«Lo giocheremo con passione, voglia e determinazione, senza temere alcuno ma rispettando tutti».
Il coach aveva ipotizzato con noi per la PL un ruolo da “underdog”. Dopo la vittoria della Supercoppa non potrete più nascondervi.
«Marco sa che il percorso deve portarlo a una lotta al vertice con tante avversarie accanite che glielo vorranno impedire. Non possiamo nasconderci, bisogna anzi portare il peso di una delle tante ambiziose favorite».
Sempre Cardani ha indicato Herons Montecatini, non a caso la squadra che fin qua vi ha fatto soffrire di più, come principale competitor nel campionato. Lei è d’accordo?
«Certo, Herons ha la forza della continuità, ma non è l’unica. Noi siamo concentrati sul nostro girone, ma vi assicuro che anche nell’altro non si scherza e poi ogni anno escono delle sorprese».
Lei, oltre a due promozioni in A1, aveva già vinto: Coppa Italia 2015 con Ramagli allenatore. Ma forse non con il pubblico di domenica, definito dai telecronisti di LNP una delle più belle tifoserie d’Italia.
«Confermo, allora ci fu un contesto/evento grandioso e eventi collaterali che portarono migliaia di spettatori alle gare. Ma non con una curva fantastica e dedicata come la nostra».
Il presidente Farneti ha detto che la presenza di un pubblico del genere a volte favorisce le trattative, perché alcuni giocatori si sentono stimolati a venire a giocare per una tifoseria del genere. Lei che le trattative le fa, ce lo conferma?
«In questo mercato due fattori hanno agevolato il nostro reclutamento: l’effetto pubblico e la certezza di una proposta di formazione tecnica e professionale di qualità».
Chiarini è il fiore all’occhiello di questa squadra già forte. In estete lo volevano in molti ma ha scelto la PL e c’è chi dice che sia stato merito suo.
«Diciamo che avevo un buon contatto in Argentina e sono riuscito a sfruttarlo bene. Ma non mi piace attribuirmi meriti, a convincerlo è stata l’offerta complessiva, anche tecnica, che gli abbiamo fatto».
Squadra fatta, primo trofeo stagionale vinto, il rinforzo di gennaio c’è già: Federico Loschi. A cosa sta lavorando?
«A trasformare le cose pianificate e dette in realtà, coordinando e supervisionando un gruppo di eccellenti e appassionati collaboratori, utilizzando al meglio le risorse e gli strumenti che la società ci mette a disposizione. Non lo farò da solo, da soli non si va da nessuna parte, e la strada è lunga, ma ben segnata».