Libertas e la grinta di Fantoni: «La Supecoppa? Non interessa gran che. Leon già uno di noi»
Domenica primo ottobre il debutto in campionato contro Cassino, stante l’assenza di Francesco Forti, sarà Tommy a portare i galloni di capitano: «Che rabbia il derby»
LIVORNO. Domenica al debutto in campionato contro Cassino, stante l’assenza di Francesco Forti, sarà Tommaso Fantoni a portare i galloni di capitano della Libertas: «Per me non è una novità», ha dichiarato subito. «Nella mia carriera mi è successo spesso di essere capitano anche in squadre nel cui roster c’erano giocatori molti più grandi di me. È una cosa che faccio volentieri, ma io sono solo il supplente di Francesco. Il capitano è lui. Forti è Forti e nessuno mette in discussione il suo ruolo».
Fantoni, come arriva la Libertas alla prima di campionato?
«Con il cartello “work in progress” in bella evidenza».
Vale a dire?
«Vi basti un dato: dal 18 agosto abbiamo fatto il primo allenamento a ranghi completi martedì: l’altro ieri. Nel dettaglio: abbiamo ricominciato per tre volte il nostro lavoro che era iniziato secondo un certo filo conduttore. Poi per via degli infortuni siamo stati costretti a cambiare anche e soprattutto in considerazione dell’assenza del capitano. Adesso è arrivato Leon che deve ambientarsi anche se le sensazioni che ci ha regalato sono buonissime».
A proposito. Com’è stato l’impatto di Williams con la Libertas?
«Buonissimo. Prima del suo arrivo avevo chiesto un parere su di lui a ex compagni di squadra che abbiamo in comune. Tutti, nessuno escluso, lo hanno tratteggiato come un ottimo ragazzo oltre che un giocatore di alto livello. E quando da più parti arrivano gli stessi feedback su una persona, significa che quella persona è di qualità».
E per voi l’aspetto umano è fondamentale…
«Esatto. La nostra squadra è composta da uomini di valore e Leon è della stessa pasta. Mi piace ricordare che il giorno del suo arrivo, appena messo piede alla palestra Gemini ha tirato fuori da una borsa i biscotti tipici olandesi e ne ha regalato una confezione ciascuno a tutti noi. Quel gesto – non richiesto – descrive lo spessore umano dell’uomo».
E quello cestistico?
«Per quello che abbiamo visto è un ottimo giocatore. Ai tifosi suggerisco di avere pazienza. Leon è qui da appena una settimana. Non conosce la lingua. Sta prendendo confidenza con l’ambiente e i giochi di squadra. Nella pallacanestro, come nella vita, le cose non si fanno in un giorno. Di certo è un tipo di giocatore che piacerà alla nostra gente. Di certo abbiamo messo dentro il nostro roster un plus non indifferente».
Il vostro precampionato non è stato eccezionale. La causa è da ricercarsi nei tanti acciacchi che avete avuto?
«Sì. Purtroppo, ci siamo presentati al derby in condizioni non adatte a quel tipo di partita. Nessuno di noi – di fatto – stava bene. Quel ko ha generato in noi un bel giramento di scatole, acuito dal fatto che dopo non abbiamo mai fatto una partita con il gruppo al completo. C’è stato il dispiacere per la sconfitta, ma soprattutto per averla giocata in quelle condizioni. Ci siamo arrabattati, ma non eravamo noi».
Ora però c’è un nuovo capitolo da scrivere: quello del campionato...
«Sì. Ed è ciò che conta. Con tutto il rispetto, della SuperCoppa non è mai fregato gran che a nessuno. Detto questo vogliamo fare bene a cominciare da domenica nella consapevolezza che non siamo al top, ma che lavoriamo per arrivarci molto presto».
Ai tifosi che cosa si sente di dire?
«La Libertas ha mantenuto lo zoccolo duro della squadra dell’anno scorso per cui i nostri tifosi conoscono praticamente tutti i giocatori e sanno che possono fidarsi di noi. Questo gruppo tiene molto alla maglia e la onorerà al massimo come ha sempre fatto. Noi siamo in una fase di evoluzione fisica e chiedo ai libertassini di aver pazienza. Al contempo spero di vedere domenica il palazzetto pieno come accadde in occasione di gara-2 di finale con Vigevano a maggio. Quel giorno ogni angolo del PalaMacchia era colorato di amaranto. Ecco: contro Cassino mi piacerebbe rivivere le stesse emozioni e rivedere lo stesso colpo d’occhio».