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Livorno, Natale amaro per i metalmeccanici: più di 3mila in cassa integrazione

di Martina Trivigno

	(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Il report della Camera di commercio fotografa lo stato di salute del tessuto produttivo. Braccini (Fiom Cgil): «Ora è importante accelerare le scelte per agganciare eventuali segnali di ripresa»

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LIVORNO. Sarà un Natale amaro per circa 3mila lavoratori metalmeccanici costretti a fare i conti con cassa integrazione e contratti di solidarietà. Ma non solo: la provincia di Livorno continua a vivere una fase di tensione sul fronte occupazionale. Secondo il report (aggiornato a settembre di quest’anno) della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno, da gennaio a fine settembre sono state autorizzate circa 5,2 milioni di ore di cassa integrazione guadagni (Cig). E – spiega Massimo Braccini, segretario generale della Fiom-Cgil di Livorno – «complessivamente, oltre 3mila lavoratori metalmeccanici della provincia sono attualmente interessati dagli ammortizzatori sociali».

I dati

Secondo quanto evidenziato nel rapporto, il monte ore autorizzato di cassa integrazione è in netta crescita rispetto allo stesso periodo del 2024 e anche al biennio precedente. Per il secondo anno consecutivo, infatti, si registra una particolare impennata dell’autorizzato nel mese di maggio: si tratta di un volume importante e crescente ma soprattutto superiore ai picchi di febbraio dei due anni precedenti. Seguendo l’andamento del monte ore autorizzato, al picco di febbraio 2023 segue un periodo di "calma apparente" che dura fino a maggio 2024; a questo punto si registra una nuova e importante impennata dell’autorizzato imputabile alla cassa straordinaria.

Una situazione che si ripete a maggio di quest’anno con un ampliamento delle ore interessate con causale straordinaria. Come detto, nel complesso, tra gennaio e settembre 2025 sono state autorizzate sulla provincia di Livorno circa 5,2 milioni di ore di cassa integrazione (con la tipologia "straordinaria" che incide per quasi il 95 per cento), ovvero il 17 per cento in più rispetto allo stesso periodo 2024, anno nel quale si era già verificato un incremento di periodo del 13,2 per cento rispetto al 2023.

I settori

Ma quali sono i settori più interessati dagli ammortizzatori sociali? Secondo il Centro studi della Camera di commercio, soffre l’attività dei servizi alle imprese: il settore passa da un autorizzato di 56.722 tra gennaio e settembre 2024 a 128.278 (quindi più del doppio) nello stesso arco temporale di quest’anno. Ma a risentire è anche tutto ciò che ruota intorno a commercio, manutenzione e riparazione di auto e moto: dopo un 2024 "immacolato", l’onda lunga dell’automotive arriva al commercio con l’autorizzazione di oltre 45mila ore.

Un’onda lunga, dicevamo, perché sul fronte del settore legato alla fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, ma anche fabbricazione di auto, rimorchi e semirimorchi si ravvisano segnali di peggioramento. E lo stesso vale per costruzioni e attività immobiliari.

Le crisi

Ma il 2025 è stato un anno difficile su molti fronti con vertenze che hanno tolto la tranquillità a centinaia di lavoratori. Tanto per citarne una delle tante: l’autoparco Il Faldo di Guasticce. Prima Xca, della famiglia Conti di Orbassano, ha acquisito il sito di logistica, poi sono arrivati i licenziamenti: prima è toccato alla società di movimentazione interna (HcLog) con i primi 15 licenziamenti, poi a quella di movimentazione esterna con altri 20 (Sardi Service) per arrivare, infine, alla società che gestiva la portineria con altri sei dipendenti. Nei giorni scorsi, a lanciare un grido d’aiuto sono stati invece i 78 lavoratori del call center Konecta che hanno chiesto alle istituzioni di non lasciarli soli, raccontando di una crisi silenziosa, consumata tra le mura domestiche trasformate in postazioni di lavoro. E non finisce qui, come spiega il segretario generale della Fiom-Cgil di Livorno. «Nel territorio livornese, alcune aziende del settore automotive, tra cui Magna (che si occupa della produzione di componentistica per auto e in particolare di serrature) e Pierburg (che produce pompe per motori delle auto), ricorrono ai contratti di solidarietà, che permettono di ridurre temporaneamente l’orario di lavoro senza ricorrere a riduzioni di personale. Alla Magna, poi, non sono stati neppure rinnovati i contratti a termini e siamo quindi di fronte a un significativo calo occupazionale – sottolinea il sindacalista –. Pierburg, che fa parte del gruppo Rheinmetall, è inoltre interessata alla cessione della divisione automotive, con tutte le incognite legate al possibile passaggio a fondi di investimento».

Cosa servirebbe

La gestione di questa fase delicata richiede ammortizzatori sociali adeguati, finanziamenti mirati, investimenti strategici e piani industriali chiari - conclude Braccini - . È fondamentale accelerare le scelte per permettere al settore di agganciare eventuali segnali di ripresa, e lo Stato deve valutare anche un intervento diretto, laddove necessario, per sostenere le aziende e i lavoratori. La situazione evidenzia la necessità di una coordinazione tra istituzioni, imprese e sindacati, per garantire stabilità al tessuto produttivo e tutelare chi è direttamente colpito. Non può esistere modernizzazione se fatta contro i lavoratori. Il futuro è un qualcosa che si conquista socialmente e collettivamente: abbiamo il dovere di mobilitarci per difendere l’industria e la sua occupazione. Il progresso civile resta la migliore garanzia per il futuro e va conquistato con coraggio, visione e lotta democratica».

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