Livorno, crolla la copertura del Rio Maggiore: cosa è successo e la «catastrofe sfiorata»
A raccontare quanto accaduto il Circolo Legambiente Livorno e il Comitato alluvionati
LIVORNO. La mente ritorna al 9 settembre del 2017. Quando il Rio Maggiore mise in ginocchio Livorno seminando morti e distruzione. Ora una parte della copertura del corso d’acqua si è sgretolata. A riportarlo è una nota del Circolo Legambiente Livorno “Luciano De Majo” firmata assieme Comitato Alluvionati Livorno.
Cosa è successo
«Nel tardo pomeriggio di mercoledì 2 ottobre ha ceduto la copertura in cemento armato di un tratto del tombamento del Rio Maggiore, carico di metri cubi di terre di scavo che sono franate nell’alveo, ostruendolo quasi completamente. L’incidente – si legge nella nota – è avvenuto nel cantiere di messa in sicurezza del Rio Maggiore in zona Stadio, tra via dei Pensieri e via Cattaneo, poteva avere esiti catastrofici dal punto di vista della sicurezza idraulica del territorio, ma ancor prima di questo avrebbe potuto avere esiti letali per gli stessi lavoratori del cantiere, che nei giorni precedenti, seguendo una prassi decisamente discutibile, hanno operato a bordo delle ruspe in cima al monte di terra di scavo, gravando col carico della macchina operatrice esattamente sopra alla copertura crollata, correndo il rischio di precipitarvi dentro.
(Qui la spiegazione della Regione)
Tragedia sfiorata
Il comunicato prosegue: «Tutto è accaduto appena poche ore prima di un’allerta arancione diramata a partire dalle 6 del giorno successivo (giovedì 3 ottobre), tant’è che le ruspe hanno operato fino alle 2 del mattino per rimettere in sicurezza una situazione che poteva provocare una vera e propria tragedia. Per fortuna non si è fatto male nessuno, ma chiediamo al sindaco di accertare le responsabilità di lavori eseguiti male o comunque di una direzione dei lavori che ha probabilmente omesso controlli importanti. Inoltre chiediamo al sindaco di farsi portavoce presso la Regione che ne è competente, dei ritardi perenni dei cantieri che vanno avanti a singhiozzo dove per giorni e giorni non si vede nessuna attività, avviati con ritardi di anni sul cronoprogramma originario e in ritardo di mesi sulla pianificazione di cantiere, come nel caso del nuovo ponte ad arcata unica dei Tre Ponti, alla foce del Rio Ardenza».