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Il caso

«Paura dell’islam?»: bufera sulla circolare di una scuola di Grosseto. Un prof: «Insegnanti trasformati in agenti»

di Massimiliano Frascino
«Paura dell’islam?»: bufera sulla circolare di una scuola di Grosseto. Un prof: «Insegnanti trasformati in agenti»

Cobas all’attacco: «Sconcertante leggere certe cose, stravolte le funzioni del contratto»

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GROSSETO. Galeotta fu la “comunicazione interna” e chi la scrisse. Parafrasando il Canto V della Divina Commedia. La comunicazione è la 103 del 17 novembre, trasmessa a tutto il personale docente di un istituto di istruzione superiore maremmano. Con la quale, dando conto di una riunione tenutasi in Questura con personale della Digos per «informare le istituzioni scolastiche del rischio concreto nella provincia di fenomeni di radicalizzazione», si invitavano insegnanti e personale Ata a svolgere una serie di controlli. Fra i quali «la cronologia degli accessi al web per individuare link, siti, immagini ritenuti potenzialmente pericolosi»; chi «chiede di uscire dall’aula frequentemente per la preghiera»; «le assenze prolungate, per le quali le famiglie non forniscono giustificativi accettabili»; «attenzione alla comparsa sui social di post sospetti», «bigliettini con scritte particolari, anche in lingua straniera o codici sconosciuti». La comunicazione, firmata dalla dirigente scolastica si chiudeva con la raccomandazione «in caso di evidenza di atteggiamenti potenzialmente pericolosi», a informare la dirigenza che «ne darà comunicazione alla questura, che provvederà ad effettuare i controlli necessari».

Il 21 novembre la comunicazione era apparsa sul sito dell’istituto scolastico e subito ritirata per ovvi motivi di opportunità. Dopodiché, mercoledì, è finita sulle pagine web nazionali dell’Osservatorio contro la militarizzazione di scuole e università, promosso da Cobas e Centro studi per la scuola pubblica (Cesp) al quale a Grosseto lo scorso 4 novembre hanno aderito Anpi, Arci, Cesp Grosseto, Cobas scuola, Comitato pace e disarmo, Coordinamento genitori democratici, Grosseto città aperta, Pci, Rifondazione comunista e Sinistra italiana.

Emblematico il titolo dell’articolo che riporta il testo della comunicazione interna alla scuola: Paura dell’Islam? Lo spauracchio arriva nelle scuole della Maremma. «Mentre altri dirigenti scolastici hanno scelto la via della discrezione, si suppone dando più o meno le stesse indicazioni della circolare allegata – recita l’articolo online – un dirigente scolastico ha scelto di scrivere una circolare in cui chiede al personale di svolgere funzioni che non gli sono proprie. Trasformandolo in “agenti” che controllano gli studenti mentre escono di classe per pregare, che controllano i profili social degli studenti, che frugano nella spazzatura alla ricerca di codici sconosciuti», e altro ancora.

Giuseppe Follino, insegnante a Follonica e fra i rappresentanti provinciali dei Cobas, si dichiara sconcertato da questa vicenda. «Lo dico prima da docente che in veste di sindacalista – spiega – è davvero sconfortante leggere certe cose su una circolare interna rivolta a tutto il personale. Il mio compito di insegnante non è controllare uno studente solo perché di origine straniera che solo in quanto praticante di una religione è sospettabile di essere un potenziale terrorista. Il nostro compito – aggiunge – è educare, non cercare la conferma a stereotipi basati su pregiudizi. Questa circolare dovrebbe essere imbarazzante per chi l’ha scritta, ma lo è stata sicuramente per chi l’ha letta. Oltretutto, prefigura uno stravolgimento delle nostre funzioni stabilite per contratto».

Le parole della Digos sono nette. «L’incontro al quale hanno partecipato tutti i dirigenti scolastici della provincia aveva l’obiettivo di condividere in maniera riservata gli indirizzi di prevenzione di possibili fenomeni di radicalizzazione degli adolescenti, non riferiti esclusivamente all’ambito delle appartenenze religiose. Ma estese a fenomeni come bullismo, pedopornografia, violenza di matrice politica, sportiva o legata al consumo di sostanze. La Digos lavora in un’ottica di prevenzione e incontra regolarmente le diverse componenti della società, in questo caso la scuola, per stabilire criteri di collaborazione. Non possiamo arrivare capillarmente in ogni ambiente e in questa logica chiediamo a chi ha certi ruoli di svolgere la funzione di “antenne sociali”, per segnalarci l’insorgere di problemi potenziali. Che poi sta a noi verificare se siano tali o meno».

Infine, una precisazione dirimente: «nell’occasione non abbiamo consegnato ai dirigenti alcuna comunicazione scritta, ci siamo limitati a illustrare dei concetti. Fra l’altro l’istituto scolastico non era rappresentato dalla dirigente, ma da una persona delegata. Ciò che è stato pubblicato, quindi, non è ascrivibile alla Digos».

Contattata da Il Tirreno per avere la sua versione dei fatti, la dirigente ha preferito non commentare l’accaduto.

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