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Versilia, balneari furiosi: le nuove norme azzerano il valore degli stabilimenti

di Matteo Tuccini
Versilia, balneari furiosi: le nuove norme azzerano il valore degli stabilimenti

Gli imprenditori in coro: «Pronti ai ricorsi in tribunale contro la confisca delle strutture sulle spiagge». Cosa sta succedendo spiegato anche a chi non è del settore

30 ottobre 2024
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VIAREGGIO. Il valore di 439 stabilimenti balneari da Torre del Lago a Forte dei Marmi «viene praticamente azzerato». Così, in maniera cruda, i balneari sintetizzano le nuove norme nazionali sulle concessioni delle spiagge. In questi giorni il Parlamento sta per trasformare il decreto Infrazioni in legge, di fatto respingendo le riserve (solo i circoli sportivi e no profit vengono salvati) e confermando tutti gli aspetti criticati dai balneari stessi. Non soltanto è prevista l’assegnazione delle spiagge con gare pubbliche, impropriamente dette “aste”, entro il 2027; c’è anche un calcolo degli indennizzi per chi perderà il bagno «che di fatto considera nullo tutto quello che è stato costruito sul litorale viareggino e versiliese – dice Tommaso Magnani, presidente dell’Associazione balneari di Viareggio – Tutto ciò che è stato fatto nella storia del turismo balneare, e che è frutto dell’iniziativa privata, viene azzerato».

La situazione spiegata in maniera semplice

Per spiegare a chi non è del settore: le strutture che oggi vediamo sulla spiaggia sono state edificate dai concessionari, e sono di proprietà privata, mentre la spiaggia è pubblica in quanto terreno demaniale. In caso di sconfitta nella procedura di gara, il balneare uscente si vedrà corrispondere un indennizzo, o un risarcimento, per la perdita delle strutture – cabine, bar, ristoranti e così via – pari agli investimenti fatti negli ultimi cinque anni. «Poca roba, visto che stiamo parlando di un’epoca vissuta tra pandemia Covid e scadenze della direttiva Bolkestein», contestano i balneari.

«Come una confisca»

Gli investimenti, tra l’altro, dovranno essere “non ammortizzati”, cioè ancora utilizzabili a fini contabili e fiscali. «È come una confisca», ribadisce la categoria. «Non solo – prosegue Magnani – Nel decreto del Governo si parla di un 20% di questo indennizzo, già scarso, che sarà sufficiente al nuovo titolare della concessione per entrare in possesso dello stabilimento balneare acquisito a gara. Non c’è alcuna garanzia di quando riscuoteremo l’80%, cioè la quasi totalità della somma. Potremmo anche non vederlo mai: magari la nuova società fallisce, oppure decide di non pagare. Eppure alla nuova impresa basterà fare questo minimo versamento per poter sfruttare la concessione».

Le nuove regole

Le nuove regole sulla gestione delle spiagge affidate ai privati «trasformeranno il nostro settore, rendendo poco convenienti gli investimenti – continua il presidente dei balneari viareggini – Chi subentra sa benissimo che a sua volta non gli verrà corrisposto quanto investito sull’attività, e si limiterà a stanziare cifre che abbiano un ritorno immediato. Per non parlare dell’assenza di un limite sulle concessioni che possono essere acquisite: a questo punto una multinazionale può prenderne più di una e sbaragliare la concorrenza». Grande la delusione per le scelte di un Governo che era considerato amico: passi per le “aste”, che solo il più ottimista poteva considerare del tutto evitabili, ma sugli indennizzi il centrodestra a guida Fratelli d’Italia «ha superato, in senso negativo, anche il governo Draghi – sospira Magnani – È chiaro che a loro è stato chiesto di togliere quasi del tutto gli indennizzi, in una trattativa con l’Europa, perché ritenuti un ostacolo alla libera concorrenza. Di sicuro intaseremo i tribunali con i nostri ricorsi: non possiamo accettare tutto ciò».

La delusione

Profonda delusione anche per uno come Marco Daddio, presidente dei balneari di Lido di Camaiore e uomo di dichiarata fede per il centrodestra. «Ma non ho mai avuto problemi a dire che questo decreto è sbagliato. A Roma non considerano la specificità della Versilia, e quanto è stato realizzato in oltre un secolo sul nostro litorale – accusa Daddio – Pensano che i balneari abbiano dei chioschetti come si vede in altre zone d’Italia. Noi non resteremo con le mani in mano: sicuramente ci rivolgeremo ad avvocati di livello, per resistere in tribunale. E poi bisogna considerare che, alla scadenza della concessione, possiamo anche rimuovere le strutture attuali. A quel punto chi subentra troverà solo la spiaggia».

Stando così le cose, e in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sul contenzioso Stato-Regione proprio sugli indennizzi, la palla passa ai Comuni: «A loro chiediamo che tutelino la specificità del turismo balneare – conclude Daddio – come peraltro sta già facendo Forte dei Marmi». 

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