Torre del Lago, muore dopo 7 anni di paralisi: un banale incidente, l’intervento sbagliato e l’incubo
Chiara Andreotti, 41 anni, aveva subito un danno irreparabile durante un’operazione. Solo nel luglio scorso la famiglia che l’ha sempre assistita ha ottenuto un risarcimento
TORRE DEL LAGO. Nel luglio scorso Chiara Andreotti e la sua famiglia avevano avuto un primo riconoscimento delle responsabilità mediche che avevano cambiato per sempre la vita a Chiara, nel 2016, lasciandola completamente paralizzata e con gravi problemi respiratori. Pochi mesi appena e Chiara, 41 anni, non ce l’ha fatta, spegnendosi ieri pomeriggio assistita dalla madre e della zia che se ne sono prese cura da quando la giovane donna, operata nel 2016, per un’ernia discale, in una clinica di Faenza, uscì dalla sala operatoria avendo subito un danno irreparabile.
Chiara Andreotti, torrelaghese (la famiglia è residente al Quartiere Butterfly) viveva a San Lazzaro di Bologna dove si era trasferita per vivere con il fidanzato e dove aveva aperto un negozio di abbigliamento. Niente faceva presagire quanto poi sarebbe accaduto, rovinando per sempre l’esistenza della donna. Che nel 2009 aveva avuto un incidente stradale lieve, dalla quale era uscita con un referto di 10 giorni per un trauma distorsivo del rachide lombare. Niente di più. L’evento, però, le aveva lasciato qualche fastidio fisico che l’aveva spinta a cercare di risolvere il problema, sottoponendosi a una serie di visite ed esami.
Così, nel 2016, Chiara incontra il neurochirurgo che la opererà e che le propone un intervento di artrodesi cervicale per asportare il disco intervertebrale e risolvere mediante il “cage in peek”, ovvero un dispositivo sostitutivo, destinato all'uso nella colonna vertebrale toracolombare (T1-L5) per sostituire un corpo vertebrale collassato, danneggiato.
Quando Chiara esce dalla sala operatoria è paralizzata completamente. La Procura di Ferrara apre un’inchiesta, a seguito della denuncia delle famiglia delle donna (che è stata assistita dall’avvocato Bruno Rondanini del Foro di Milano, esperto in disabilità causate da colpa medica). A chi ha operato viene contestata un inserimento troppo in profondità del dispositivo “cage in peek”, operazione che ha portato a ledere il midollo.
L’avvocato Rondanini, interpellato dal Tirreno, non entra nel merito della vicenda giudiziaria, ma tiene a sottolineare con forza: «Il problema è la lungaggine della Giustizia. Per arrivare a mettere un punto, Chiara e la sua famiglia, che l’ha assistita con ogni cura, hanno atteso sette anni. È inconcepibile».
L’ultimo saluto a Chiara Andreotti sarà domani pomeriggio (giovedì 12) alle 15 nella chiesa parrocchiale di Torre del Lago.