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Alluvioni e frane, un toscano su 4 vive in “zone rosse”: le province più fragili e la mappa dei rischi – Interattivo

di Matteo Rossi
Il report analizza anche le frane
Il report analizza anche le frane

I dati dell’Ispra dimostrano che siamo una delle regioni italiane più esposte ai fenomeni idrogeologici

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La Toscana è una delle regioni italiane più esposte ai fenomeni idrogeologici. Lo conferma il Rapporto Ispra 2024 su dissesto idrogeologico, che fotografa una situazione preoccupante: in regione sono 938.199 le persone che vivono in aree a rischio alluvione, mentre 181.571 residenti sono esposti al rischio frane. E se pensiamo che i residenti in Toscana, secondo Istat, sono circa 3 milioni e 600mila, la proporzione è presto fatta: un toscano su quattro vive in una zona potenzialmente pericolosa.

Cosa emerge

Un dato che restituisce la dimensione reale della vulnerabilità del territorio: il rischio alluvionale è oltre cinque volte più diffuso rispetto a quello franoso e interessa in modo trasversale città, borghi, aree costiere e zone pianeggianti. Infatti, se il pericolo dei dissesti di versante rimane significativo soprattutto nelle zone montane e collinari, è l’acqua che esonda da fiumi, torrenti e reticoli minori, sempre più spesso in seguito a fenomeni meteo estremi, a rappresentare la minaccia più diffusa.

Firenze e Pisa

A livello provinciale, Firenze è il territorio più colpito in termini assoluti: 358.776 residenti vivono in aree a rischio alluvionale, pari al 36,9% della popolazione. Pisa, invece, svetta per l’incidenza relativa: il 42% della popolazione, 172.767 persone, vive in aree a rischio alluvione, il dato percentuale più alto di tutta la regione. Ma numeri molto elevati arrivano anche da Pistoia (99.010 residenti a rischio, pari al 34,4%) da Prato (47.741 persone, 19,4%), e da Arezzo (41.449 persone, 12,1%) testimoniando che il rischio non riguarda solo aree rurali o fiumi “storici” come l’Arno, ma anche le città medio-piccole e le zone industrializzate lungo corsi d’acqua minori.

Lungo la costa

Nelle province costiere il rischio assume forme diverse e complesse, perché qui convivono fiumi, canali di bonifica ed esposizione alle mareggiate. A Massa Carrara, la presenza di versanti ripidi a ridosso del mare e corsi d’acqua urbani rende il territorio particolarmente vulnerabile: 53.082 residenti vivono in aree a rischio alluvioni, pari al 26,6% della popolazione.

Scendendo lungo la costa, anche Lucca presenta un’esposizione rilevante legata ai bacini che dalla Garfagnana e dalla Media Valle scendono verso la piana e la Versilia: 39.373 famiglie risultano potenzialmente coinvolte (24%), segno della delicatezza idraulica di un territorio complesso e densamente urbanizzato. La criticità resta alta anche a Livorno che registra 35.508 abitanti esposti (10,6%), un dato che riflette la doppia pressione di porti, canali e mareggiate.

Chiude il quadro la provincia di Grosseto, con 19.308 persone a rischio (8,8%): un territorio plasmato nei secoli dalle bonifiche e che oggi, di fronte a fenomeni meteo più intensi, torna a mostrare elementi di vulnerabilità strutturale.

Rischio Frane

Sul fronte delle frane, la geografia del rischio cambia sensibilmente rispetto a quella alluvionale e segue più da vicino le linee dell’Appennino e delle aree collinari. La provincia più esposta è Lucca, che conta 36.084 residenti in zone vulnerabili, un dato che riflette la complessità del territorio che va dalle Apuane alla Garfagnana, dove versanti ripidi e una forte piovosità rendono il suolo particolarmente fragile.

Subito dopo troviamo Firenze, con 34.387 abitanti interessati. Più a sud, Grosseto e Siena mostrano numeri rilevanti — rispettivamente 16.693 e 14.681 residenti — segno che le aree collinari della Maremma e delle Crete senesi, pur meno drammaticamente associate ai fenomeni franosi nell’immaginario collettivo, convivono con una vulnerabilità reale, spesso legata all’abbandono rurale e al degrado di antichi sistemi di terrazzamento e drenaggio. Anche Massa Carrara, con 13.113 residenti a rischio, conferma la delicatezza geologica del suo territorio montano e pre-montano.

Livorno e Prato presentano valori sensibilmente più bassi, grazie a una conformazione territoriale meno montuosa e all’assenza di ampie aree appenniniche. Il ruolo del clima

Geografia e intensità

Non è solo una questione di geografia. La frequenza e l’intensità delle precipitazioni estreme stanno cambiando. In poche ore cade la pioggia di settimane, e i fiumi, grandi e piccoli, non hanno il tempo di smaltire le portate. Le aree urbanizzate, poi, soffrono di impermeabilizzazione dei suoli, che accelera il deflusso e riduce la capacità di assorbimento. Se un tempo i fiumi “avvisavano”, oggi l’acqua arriva in modo più repentino. E quasi ovunque in Toscana, dalla piana fiorentina alla Versilia, dalla Maremma alle campagne senesi, le comunità hanno già toccato con mano l’aumento del rischio.

Lo abbiamo visto durante l’alluvione del 2023 e in quelle degli ultimi anni che hanno interessato territori circoscritti della regione. Insomma, il messaggio che emerge dal rapporto Ispra è chiaro: la Toscana è fragile, ma la fragilità può essere governata prendendo in atto misure che possano rendere più sicure le zone che al momento sono considerate più a rischio, evitando di ricorrere a interventi emergenziali. 

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