Scuola, rinnovo del contratto: «Aumenti medi di 150 euro» – Cosa cambia e le cifre
Firmato all’Aran il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2022-2024: i dettagli
Rush finale per la tornata contrattuale 2022-2024 del pubblico impiego. È stato firmato oggi, 5 novembre, all’Aran il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2022-2024, che riguarda oltre 1 milione e 286mila dipendenti tra personale della scuola, università, enti di ricerca e istituzioni Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica).
L’accordo: gli incrementi
L’accordo sottoscritto dopo un lungo e proficuo confronto con le organizzazioni sindacali Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, prevede un incremento medio a regime di 150 euro medi mensili per 13 mensilità, con punte di 185 euro medi mensili per gli insegnanti (in base all’anzianità di servizio), e 240 euro medi mensili per ricercatori e tecnologi.
Il contratto – che si concentra principalmente sulla parte economica in considerazione dell’ormai imminente avvio della tornata contrattuale 2025-2027 – consentirà inoltre il pagamento di arretrati che per i docenti possono raggiungere circa 2mila euro. Con la firma del contratto per il comparto Istruzione e ricerca si conclude di fatto la stagione contrattuale 2022-2024 per tutti i comparti del pubblico impiego (Funzioni centrali, Sanità, Enti locali, Istruzione e Ricerca), mentre restano da sottoscrivere i contratti della dirigenza sanitaria (medici del Ssn) e della dirigenza degli enti locali, le cui trattative sono in fase avanzata.
Le parole del ministro
«È stato siglato il contratto 2022-2024 per il personale scolastico. È un risultato storico: per la prima volta nella scuola italiana garantiamo continuità contrattuale e ci sono tutte le premesse per chiudere il più presto possibile anche quello del triennio 2025-2027. Con la firma di quest’ultimo si raggiungerebbe un traguardo senza precedenti: tre contratti sottoscritti durante il mandato di un solo Governo». Lo ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Dopo anni di blocco, Valditara ha rivendicato la centralità restituita al personale scolastico: «Gli stipendi erano fermi da molti anni, dal 2009 al 2018, sotto diversi Governi. Oggi diamo rispetto e dignità a chi lavora per l’istruzione dei nostri giovani. Con i contratti 2019-2021 e 2022-2024 gli aumenti medi sono stati, rispettivamente, di 123 e 150 euro per i docenti, 89 e 110 euro per il personale Ata. Con il 2025-2027, quando sarà firmato anche questo contratto, arriveremo, compresi i relativi arretrati, a un totale di 416 euro lordi mensili in più per gli insegnanti e 303 euro in più per il personale Ata».
Le misure
Sono stati stanziati inoltre 240 milioni di euro di provenienza ministeriale, che consentiranno di riconoscere, con la firma del Ccnl del triennio, anche una “una tantum” per docenti e Ata. La firma del Ccnl 2022-24 determina altresì arretrati di 1.948 euro per i docenti e 1.427 per il personale Ata, che insieme agli arretrati del prossimo contratto 2025-2027 arriveranno a circa 2.500 euro per i docenti e di oltre 1.830 per il personale Ata. A questo si aggiungono ulteriori misure economiche: nella legge di bilancio sono stati stanziati, infatti, 170 milioni di euro, per la detassazione del salario accessorio, pari a 140 euro quale ulteriore “una tantum” per il personale scolastico. Inoltre, il taglio del cuneo fiscale consentirà un incremento stipendiale fino a 850 euro all’anno per la maggior parte dei docenti. Aumenta anche il bonus mensile per le lavoratrici madri, portato a 60 euro al mese, viene spiegato ancora.
Welfare
Valditara sottolinea, infine, l’importanza della nuova politica di welfare introdotta per la scuola: «Da gennaio 2026 partirà, poi, un’assicurazione sanitaria che ho fortemente voluto, con rimborsi fino a 3.000 euro l’anno, che si aggiunge alla copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro, che invece prima del nostro intervento gravava sui lavoratori. Nonostante i 40 miliardi di euro di oneri per il Superbonus legato alle ristrutturazioni edilizie, che pesano sul bilancio dello Stato, siamo riusciti a investire sulla scuola. Andiamo avanti nella valorizzazione del personale scolastico: crediamo nella necessità di dare più soldi in busta paga e più tutele a chi lavora ogni giorno per il futuro dei nostri figli», ha concluso il ministro.
