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Livorno, balena spiaggiata sul lungomare: la rimozione e i dubbi sulla morte

di Claudia Guarino

	La balena spiaggiata
La balena spiaggiata

Il decesso del cetaceo di 17 metri avvenuto almeno due settimane fa. Ma non si tratta di un fenomeno eccezionale

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LIVORNO. Non è certo il primo spiaggiamento del suo genere, ma quello di ieri ha fatto “scalpore”. Sia per il luogo, la celebre Terrazza Mascagni, sia per le dimensioni della carcassa, quasi 17 metri. Alla fine per muovere la balenottera in decomposizione è servito tutto il giorno.

«Si tratta di un esemplare comune presente nel santuario dei cetacei – spiega Giovanni Raimondi, biologo e coordinatore scientifico dell’Acquario di Livorno –. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento del numero delle balenottere e quando muoiono possono essere trasportate verso riva». Non accade di rado, d’altra parte. Basta guardare i dati di Arpat. Dal 2008 al 2023 – è quanto emerge dall’Agenzia regionale per la tutela ambientale – in Toscana si sono spiaggiati 473 cetacei (tra delfini, balene e simili), cioè in media una trentina ogni anno.

E ieri, mercoledì 17 settembre, Livorno si è svegliata con una maxi balenottera incastrata tra gli scogli di fronte alla Terrazza Mascagni, come hanno potuto notare le decine di curiosi che, via via, si sono fermati per scattare foto. Sul posto si sono precipitati immediatamente la polizia locale, la protezione civile comunale e la Capitaneria di Porto con il suo comandante, l’ammiragli Stefano Canu, che ha seguito di persona l’evolversi della situazione.

Arpat, che fa parte della Rete toscana per il recupero degli animali spiaggiati, è poi intervenuta con i biologi, che hanno appurato quanto segue: la carcassa è di un maschio adulto di balenottera comune (Balaenoptera physalus) di 16,80 metri di lunghezza (i maschi di questa specie arrivano fino a 21-22 metri e a 60 tonnellate di peso). Ma l’avanzato stato di decomposizione (la morte risale a una quindicina di giorni fa) ha reso difficile l’esatta determinazione del peso, che probabilmente a esemplare vivo era di circa 45 tonnellate.

Il peso e lo stato di decomposizione hanno reso complicata la rimozione della carcassa, che ha richiesto anche l’impiego del nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco (in affiancamento alla ditta Neri) e che ha previsto il trasporto in banchina. Una volta arrivata in porto, la balena è stata sollevata e avviata verso lo smaltimento. Non prima, però, di aver prelevato dei campioni che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale si occuperà di analizzare al fine di determinare la causa della morte.

«Capita – spiega il dottor Raimondi – che i cetacei muoiano per esempio di malattia o di vecchiaia. Ma non c’è un’incidenza maggiore di una causa piuttosto che di un’altra. Non è comunque possibile sapere che cosa abbia determinato il decesso fino a che l’istituto zooprofilattico non effettua le indagini».

Secondo Raimondi comunque il ritrovamento di ieri non è un fenomeno eccezionale. «Non si è registrato un aumento delle balene spiaggiate ultimamente. D’altra parte Livorno è nel santuario dei cetacei quindi di questi esemplari ce ne sono molti». 


 

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