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Firenze, il piano del Mr Wolf del traffico: «Risolviamo i problemi in 2 anni»

di Mario Neri

	Traffico a Firenze
Traffico a Firenze

L’annuncio di Stefano Ciurnelli, il manager della mobilità: «Potenziamo i bus»

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FIRENZE. Firenze è una città che ti fa dono di bellezza e in cambio ti chiede sacrificio: la cupola del Brunelleschi in cambio di un’ora imbottigliato sull’Indiano, Santa Croce in cambio di una deviazione sulla Bolognese. È la legge non scritta della città d’arte che si fa città cantiere. Ma ora Stefano Ciurnelli, il nuovo consulente per la mobilità del Comune, promette di sciogliere questo patto capestro. «Il piano del traffico dovrà dare risultati tangibili nell’arco dei prossimi due anni. Dovremmo misurarci su quello», ha dichiarato al suo debutto accanto alla sindaca Sara Funaro.

Due anni. Non un’eternità, non un lampo: due anni sono il tempo di un’amministrazione che si gioca la credibilità e la pazienza dei cittadini. È la misura del riscatto, o la scadenza dell’illusione. Nel frattempo, i fiorentini vivono nella città dei cantieri: transenne come arredi permanenti, betoniere come statue provvisorie, imbocchi che diventano imbuti. Ogni mattina un pellegrinaggio urbano, ogni sera il ritorno penitenziale. Un milione di spostamenti al giorno, tra residenti, pendolari e “city users” che affollano stazione e aeroporto: una mobilità che più che rete assomiglia a una ragnatela.

La sindaca Funaro lo dice senza giri di parole: «Il tema della mobilità è in cima alle priorità. Io mi immagino la Firenze del futuro con una mobilità sempre più sostenibile, con tanti cittadini che hanno la possibilità di utilizzare il trasporto pubblico, di muoversi a piedi, in bicicletta». Parole che hanno il respiro di un progetto politico e il tono di una promessa civile. Ma per reggere la tensione tra visione e realtà serviva un tecnico. Per questo ha voluto Ciurnelli: «C’è chi dà la visione, c’è chi si occupa degli aspetti tecnici dei cantieri e c’è chi, come professionista, può dare un contributo che è un valore aggiunto importante».

E infatti Ciurnelli si è calato nel ruolo del “Mr. Wolf” chiamato a risolvere i problemi, con la prudenza di chi conosce i limiti del mestiere. «Non ho ancora visto il sistema di regolazione semaforica, magari riuscissi ad avere la bacchetta magica, anche se capisco le aspettative», ha ammesso con onestà. Il suo programma si regge su tre verbi: capire, coordinare, alleviare. Capire come funzionano i cantieri e quali siano le sovrapposizioni. Coordinare trasporto pubblico e traffico merci: «Serve una regolamentazione sempre più spinta». Alleviare, infine, i disagi dei cittadini, immaginando potenziamenti transitori dei bus «in attesa delle tranvie».

Le sue parole non sono quelle di un profeta, ma di un tecnico che sa che Firenze non si governa con le illusioni. Ciurnelli promette una presenza fisica, «con una cadenza pressoché settimanale», al fianco della giunta. Non un consulente di carta, ma un commissario operativo, un vigile urbano in giacca e cravatta. La sua missione è restituire ai fiorentini l’idea che muoversi in città non sia un azzardo, che prendere l’auto non equivalga a un esercizio di penitenza, che salire su un autobus non significhi condannarsi all’attesa infinita.

Ciurnelli-Funaro, un doppio registro: il realismo severo del tecnico che parla di autobus, semafori e cantieri, e il lirismo civile della sindaca che cerca di rammendare la vita quotidiana di una città. Perché Firenze, oggi, è una città che chiede tempo e nervi a chiunque la abiti. Ogni cantiere aperto è una promessa di futuro e una condanna di presente. Ogni deviazione è un ricatto. Ogni fila, un esercizio spirituale tibetano che allena alla pazienza chi è allevato all’esasperazione.

E allora la promessa di Ciurnelli – due anni per cambiare – suona come una tregua annunciata. Una tregua da misurare non nei comunicati stampa, ma nel silenzio improvviso di un clacson che non suona più, nel respiro che si allenta al volante, nella possibilità concreta che la bellezza di Firenze non debba essere pagata, ogni giorno, con il pedaggio del traffico. Due anni: per molti un tempo breve, per chi guida ogni mattina in città, un’eternità. Ma se davvero funzionerà, saranno i due anni spesi spesi di un’intera generazione di pendolari.

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