Il Tirreno

Toscana

Il caso

Pisa, prof ebreo ferito all'Università: già identificati 20 sospettati

di Andreas Quirici

	L’irruzione avvenuta martedì da parte del collettivo all’interno dell’aula dell’Università di Pisa
L’irruzione avvenuta martedì da parte del collettivo all’interno dell’aula dell’Università di Pisa

La ministra Bernini: «Ipotesi parte civile». Corteo ProPal: bruciata la bandiera israeliana

4 MINUTI DI LETTURA





PISA. L’acquisizione dei filmati che girano sul web da ieri all’ora di pranzo. Ma anche le testimonianze dei giovani presenti nell’aula “Zero” dell’edificio scolastico al Polo Piagge nel momento in cui il gruppetto del collettivo “Studentә per la Palestina” ha aggredito prima verbalmente e poi fisicamente il professor Rino Casella. Ruota attorno a questi due filoni l’indagine della polizia che sta lavorando per stabilire chi ha preso parte al blitz all’Università di Pisa. Secondo quanto appreso, gli investigatori della Digos ne avrebbero già identificati una ventina, mentre l’ipotesi di reato sarebbe interruzione di pubblico servizio.

Accertamenti

Il docente associato di Diritto pubblico comparato ed esponente della comunità ebraica nell’ateneo pisano, dopo l’episodio che ha interrotto la sua lezione, è andato all’ospedale di Cisanello, uscendone con una prognosi di sette giorni. Ha anche presentato querela in questura spiegando di essere stato colpito con un pugno da uno dei partecipanti alla manifestazione. E se l’interruzione di pubblico servizio potrebbe essere imputata ai giovani del collettivo presenti in aula, l’eventuale accusa per percosse dovrà passare dall’accertamento dell’effettivo responsabile attraverso, appunto, le immagini riprese dai telefoni e dalle parole di chi c’era in quei concitati istanti.

Mobilitazione

Strascichi di una vicenda che vede Pisa fra le città in Italia e in Europa protestare contro il massacro di palestinesi innocenti da parte dell’esercito di Israele nella guerra scatenata contro Hamas. Le università, ma anche i porti, le stazioni e le strade sono i luoghi dove si sviluppa la protesta. In pochi casi in maniera violenta. Come avvenuto al Polo Piagge l’altra mattina. Nella maggior parte in modo pacifico. Come per il corteo che si è sviluppato a Pisa martedì sera, quando gli studenti hanno sfilato per le vie del centro scandendo slogan, mostrando striscioni con la parola “genocidio” in evidenza. Uno dei tanti momenti di mobilitazione nella città della Torre pendente da parte di coloro che guardano a Gaza con la morte nel cuore e la rabbia nella testa per una vicenda che a molti appare surreale e impossibile da appoggiare o non condannare. E che ha nell’attuale governo israeliano l’obiettivo della protesta.

Bandiera

È in questo contesto che si sarebbe consumato un episodio di cui si parla dall’altra sera. I manifestanti, nella zona di Ponte di Mezzo, avrebbero bruciato una bandiera di Israele. Dalla questura di Pisa, però, non filtrano elementi di certezza. Dai controlli effettuati quando il corteo si è sciolto, gli agenti hanno effettivamente trovato frammenti di carta bruciati. Difficile, se non impossibile, dire che si trattasse di un’immagine della Stella di David. Anche perché, al momento, non sono emersi chiari elementi dalle riprese della Digos, presente durante tutta la manifestazione. Quando si sarebbe messo in moto l’accendino per appiccare il fuoco alla presunta bandiera, infatti, il gruppetto avrebbe fatto capannello, impedendo ai dispositivi degli agenti di riprendere in maniera certa cosa stava succedendo. Dettagli non di secondo piano di un clima appunto infuocato che brucia sempre di più dopo lo stop alla circolazione ferroviaria di alcuni giorni fa con l’invasione dei binari alla stazione di Pisa proprio durante una manifestazione con corteo in appoggio alla popolazione palestinese e alla Global Sumud Flotilla, composta da numerose imbarcazioni che stanno veleggiando verso Gaza per portare aiuti umanitari e rompere l’assedio imposto dagli israeliani.

Eco nazionale

Ma lo stop alla lezione del professor Casella s’inserisce anche in un difficile rapporto tra i collettivi universitari e le forze dell’ordine, dopo che il 23 febbraio dell’anno scorso molti studenti, anche minorenni, vennero manganellati dalla polizia vicino a piazza dei Cavalieri.

Proprio durante una manifestazione pro Palestina. Allora come l’altro giorno, l’eco di quanto successo a Pisa ha raggiunto le cronache nazionali. Con annessi commenti dei politici di ogni schieramento. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di «scene che non vorremmo mai vedere, nelle aule universitarie italiane».

Mentre la ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini ha aggiunto: « Il professor Casella ha il diritto di querelare le persone che lo hanno non solo diffamato e ingiuriato, ma lo hanno picchiato. Ci sono delle lesioni. Come ministero dell'Università stiamo pensando di costituirci parte civile nei processi che ci saranno. Si può protestare ma la violenza fisica e verbale, no».

La vicepresidente dei deputati del Pd, Simona Bonafè, ha bollato come «atto grave e ingiustificabile l’aggressione da parte di studenti ProPal al professor Rino Casella dell’Università di Pisa». Secondo il presidente della Regione, Eugenio Giani, «la violenza non deve mai prendere spazio al dialogo. È un gesto da condannare. Solidarietà a chi subisce violenza gratuita». Ma ha aggiunto che «la Palestina ci richiama la consapevolezza che il governo Netanyahu sta compiendo crimini di guerra, atti verso la popolazione civile totalmente inaccettabili».


 

Primo piano
Il caso

Pisa, prof ebreo ferito all'Università: già identificati 20 sospettati

di Andreas Quirici