Guerra Iran-Israele, i vescovi toscani sorpresi dal conflitto: stanno rientrando in Italia
La delegazione ha deciso di rientrare dopo l’inizio dei bombardamenti
"Per il nostro pellegrinaggio stiamo vivendo un epilogo non atteso da nessuno, certamente non da noi ma neanche da tutto il mondo''. Così questa mattina il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, ha illustrato la situazione dei vescovi toscani, ancora ad Amman dove sono giunti ieri da Gerusalemme dopo l'inizio del conflitto tra Israele e Iran. Intervistato da Radio Vaticana, Lojudice stamani ha spiegato: ''Siamo sempre in atteggiamento di preghiera, sembra che altro non si riesca a realizzare in questo momento da questa parte del mondo. Abbiamo il disagio di non essere potuti rientrare nei tempi stabiliti ma siamo tranquilli, siamo stati accolti e guidati da tutte le persone e le istituzioni presenti sul territorio. Attendiamo la possibilità di un volo che ci riporti in Italia. Ieri mattina avevamo in programma la Messa al Santo Sepolcro, che ha concluso il nostro pellegrinaggio. Appena finita la celebrazione abbiamo deciso di muoverci verso l'aeroporto più vicino fuori da Israele, per questo siamo arrivati ad Amman con l'aiuto della Custodia di Terra Santa, della nunziatura apostolica, dell'ambasciata italiana. Adesso siamo qui, siamo più di trenta persone, appena sarà possibile rientreremo in Italia''.
I vescovi in attesa di partire e quelli già rientrati
Sono partiti da Amman con un volo per Roma il vescovo di San Miniato Giovanni Paccosi, l'arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti e il vescovo di Livorno Simone Giusti. Insieme a loro anche un laico della diocesi di Siena. Per gli altri prosegue l'attesa di un volo disponibile.
La guerra arriva e li coglie di sorpresa
Si sono svegliati presto ieri i vescovi della regione, undici in tutto quelli che hanno partecipato. Anche se, invero che qualcosa di grave fosse accaduto l’hanno intuito già alle tre di notte quando la app installata sul cellulare di Simone Pitossi, il giornalista di ToscanaOggi, il settimanale della Cet, al seguito della delegazione, ha cominciato a suonare: «Me l’avevano consigliata alcuni amici, segnala quando ci sono pericoli di attacchi missilistici o tramite droni e nella notte ha cominciato a farsi sentire di buona lena – racconta- anche se abbiamo compreso la gravità della situazione solo all’alba, quando ci siamo alzati». Quando si sono svegliati, Israele era in guerra con l’Iran. Dopo gli attacchi della notte, il governo aveva già dichiarato lo stato d’emergenza: scuole e attività commerciali chiuse e la richiesta esplicita alla popolazione di rimanere in casa o nei rifugi antiaerei. Chiuso anche lo spazio aereo.
Stanno tutti bene, comunque, i vescovi della Toscana che hanno preso parte al pellegrinaggio: oltre al cardinal Lojudice anche Gherardo Gambelli (Firenze) , Stefano Manetti (Fiesole), Andrea Migliavacca (Arezzo), Paolo Giulietti (Lucca), Giovanni Nerbini (Prato), Giovanni Paccosi (San Miniato), Saverio Cannistrà (Pisa), Bernardino Giordano (Grosseto e Pitigliano) , Mario Vaccari (Massa Carrara – Pontremoli) , Simone Giusti (Livorno) e Roberto Filippini (emerito di Pescia). In testa e negli occhi il ricordo delle tante testimonianze ascoltate in questi giorni (sono stati anche ricevuti anche dal Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa).
La speranza di Lojudice
La situazione, dice Lojudice, ''vista da un punto di vista umano non offre speranza, la fede ci invita a dire ''spes notra spem'', la pace è possibile nonostante tutte le assurdità che la mente umana mette in atto per distruggerla. Ci sono situazioni complesse che non riguardano solo due parti che si fronteggiano, qui c'è qualcosa di più profondo, radicato, che viene dal passato e si proietta nel futuro. Un futuro che non è roseo, quello che sta accadendo avrà conseguenze che dureranno decenni''. (Red-Cro/Adnkronos)