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Il reportage

Massa, l’estate con il pontile chiuso: la tintarella diventa con vista sul relitto. I rischi per il turismo (non solo nelle presenze)

di Giovanna Mezzana
Il litorale di Marina di Massa (foto Cuffaro)
Il litorale di Marina di Massa (foto Cuffaro)

A due mesi dall’incidente ancora dubbi sulla rimozione del cargo: «Chi ha seconde case verrà comunque, l’altro 50% però...». La paura è che diventi l’attrazione notturna dei giovanissimi

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MARINA DI MASSA. Sono trascorse otto settimane ma l’immagine che si apre sul pontile-decapitato è identica a quella dell’alba del 29 gennaio: c’è una sola, impercettibile, differenza. Il tout-venant, il pietrame che arriva dalle cave di marmo e che, pur essendo materiale di scarto dell’escavazione ha un impiego di mercato, non appare più friabile, “mobile”: la pioggia caduta in quattro settimane lo ha reso un “impiastro”, un tutt’uno. Sembra cemento che da lì a poco si rapprende. Sembra una coperta, anzi, un coltrone sopra la nave: la Guang Rong, che avrebbe dovuto portare quel carico di ghiaia e sabbia al porto di Genova per la costruzione della nuova diga foranea dello scalo marittimo-numero uno del Belpaese. E invece no: è andata diversamente.

Quei minuti interminabili

È la sera del 28 gennaio e un “cargo” battente bandiera cipriota si arena nelle vicinanze del pontile di Marina di Massa. Piove. Soffia forte il vento. È alla deriva quella locomotiva del mare, lunga un centinaio di metri, che si incaglia dopo aver scarrocciato a poche decine di metri dalla costa che corre dal porto commerciale di Marina di Carrara al pontile turistico di Marina di Massa: la forza impetuosa delle onde la sbattono contro il molo e la piazzetta all’apice di esso – da cui si ammira la linea dell’orizzonte – alla fine si strappa e scivola in acqua. Che disastro.

E adesso?

Di disastri si è riusciti a scongiurare quello ambientale, anche se il centinaio di tonnellate di gasolio contenute nei serbatoi non sono mai state considerate una bomba ecologica alla stregua dei petroli; e il materiale minerale del “bastimento”, destinato a un ambiente marino, era già stato sottoposto a caratterizzazione. È stata succhiata via tutta la miscela: ammiraglia del cantiere di lavoro è stata l’impresa livornese Fratelli Neri. E ora? Resta lei, la nave, – arenata perpendicolarmente al pontile-mozzato – presenza invadente, sconcertante, mostruosa mentre l’inizio della stagione vacanziero-balneare è a un tiro di schioppo. C’è un’inchiesta della Procura di Massa – unico indagato per naufragio colposo è il comandante 42enne montenegrino Milan Durisic – e va da sé che la nave è sotto sequestro. Tant’è che ogni idea per trasformarla in una maison turistica risuona come un pour parler: ha già fatto storia quella dell’architetto apuo-versiliese Tiziano Lera che, pescando nella storia “marinara” viareggina, ha rilanciato la Guang Rong-come il Santamonica, il galeone che nel 1961 da nave da guerra venne trasformato in ristorante e discoteca, in seno al porto della Città del Carnevale. Ma qui i sogni si infrangono all’alba.

Certezza e dubbi

È la fine di febbraio quando si fa strada l’ipotesi che la nave potrebbe essere portata via prima dell’estate: forse a maggio. Oggi non c’è nulla di certo: «Non siamo ancora in grado di fornire certezze sui tempi e sulle modalità di rimozione di essa – dice il sindaco di Massa Francesco Persiani – e quindi sull’impatto effettivo che ciò potrà avere sulla stagione balneare. Faremo tutto il possibile per garantire un’estate serena e all’altezza delle aspettative».

Sulla passeggiata

Lungo viale Amerigo Vespucci si va a piedi e in bici: «Sembra che ce la terremo qui per tutta l’estate e chissà per quanto tempo dopo – dice Marcello Cherubini, pensionato residente di Marina di Massa – Non vorremmo che finisse come con il Teatro Guglielmi... (il teatro cittadino che chiuse nel 2017 e riaprì nel 2022, anche se fu tutt’altra storia, ndr). Non si parla d’altro. E il timore è che la nave possa diventare l’attrazione notturna dei giovanissimi che proveranno a salirci sopra. Ci va bene che il materiale che la nave trasportava (il tout-venant, ndr) si è ormai solidificato e quindi non scivola in mare, ma la domanda è: quanti turisti saranno disposti a venire qui?».

In riva al mare

Possono dare una risposta a caldo gli imprenditori del mare le cui rappresentanze hanno un incontro proprio oggi con la Capitaneria di porto: «Il 50 per cento dei nostri clienti, che sono per lo più proprietari di seconde case e residenti, ci ha assicurato che verrà – dice Laura Tognoni, la cui famiglia ha da sempre il Bagno Nettuno, 25 dipendenti in alta stagione, uno dei tre chalet marini, che si trovano a destra e a sinistra del pontile, che sono compresi in un’unica “vasca” di mare delimitata da scogliere a pennello e su cui penderebbe la Spada di Damocle di un paventato divieto di balneazione sullo specchio acqueo di fronte; «E l’altra metà – aggiunge – ci sta pensando». «Noi siamo abituati a vedere la distruzione oggi e a ricostruire domani: quando il 6 maggio 2019 il nostro bagno bruciò, il 12 maggio – racconta lei che è madre di tre figli, 37enne e con il quarto in arrivo – eravamo qui a festeggiare il mio compleanno: era tutto a posto»; le mareggiate hanno insegnato a questa gente abituata a rimboccarsi le maniche che l’Araba Fenice risorge dalle proprie ceneri. C’è un però: «Noi pensiamo che un divieto di balneazione non garantirà la sicurezza – aggiunge – Ci sarà sempre qualcuno che proverà a fare un bagnetto intorno al relitto, raggiungendolo a nuoto, è vicinissimo, o con un’imbarcazione. Un pattugliamento della nave, costosissimo, tutelerebbe la sicurezza che noi non possiamo garantire con i nostri bagnini. Se non potremmo mettere gli ombrelloni, faremo le feste, ma vorremmo qualche certezza e un po’ di chiarezza che oggi ancora manca».

Al bar

A primavera iniziata diventa più pressante, poi, l’esigenza di tutelare l’immagine di Massa-Città balneare: e una certa propensione tutta indigena all’auto-critica-sì-ma poco edificante renderebbe l’impresa più difficile. «Noi siamo bravi (ce l’ha con gli apuani, ndr) a farci male da soli – dice Carlo Alberto Tongiani, presidente della Cna di Massa-Carrara mentre prende un aperitivo al Bar Tirreno-vista Guang Rong – Non si dice di fare le cose in sordina, ma tutto il can-can per quel paventato danno ambientale, che poi non c’è stato, non fa bene. La gente legge, va su Internet, si documenta prima di scegliere una location di vacanza piuttosto che un’altra. Che dire? È l’animo locale». Come sarà l’estate 2025 nessuno lo sa. Non si azzardano pronostici. Certo è che oltre a quella presenza ingombrante c’è lo sfregio – quello vero, perché, prima o poi, la Guang Rong verrà portata via – la cui ferita sanguinerà a lungo: parliamo del pontile che era stato in parte restaurato ma che è storico tanto quello di Forte dei Marmi. E che resta chiuso.

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