Il Tirreno

Toscana

Le nuove immagini

Adesivo sulla bocca per punire i bimbi dell'asilo, l'accusa choc alle maestre di Pistoia

di Massimo Donati
Adesivo sulla bocca per punire i bimbi dell'asilo, l'accusa choc alle maestre di Pistoia

Punizioni corporali per non aver fatto un disegno secondo le indicazioni e la borraccia scagliata in classe

4 MINUTI DI LETTURA





PISTOIA. «Quando mia figlia mi vedeva con un rotolo di nastro adesivo in mano correva a nascondersi, e non capivo perché. Ho capito solo quando ho visto quelle immagini...». Dentro di loro hanno ancora tanta rabbia i genitori dei piccoli alunni. Per quelle violenze che avrebbero subito dalle due maestre della scuola dell’infanzia a cui erano stati affidati con sconfinata fiducia. Una fiducia tradita, almeno stando alle immagini riprese dalle telecamere spia piazzate dai carabinieri dopo la denuncia di una mamma.


Ha preso il via ieri in tribunale, a Pistoia, l’udienza preliminare nei confronti di due (adesso ex) maestre di una scuola dell’infanzia della montagna pistoiese. Una, Susanna Ferretti, 62 anni, finita agli arresti domiciliari il 16 aprile dello scorso anno, accusata di maltrattamenti aggravati sugli alunni, e l’altra, Patrizia Falcone, 59, accusata di abusi di mezzi di correzione.

La paura a mandare i bimbi a scuola

Udienza alla quale erano presenti anche i genitori di alcune delle piccole vittime: cinque le famiglie (su 15) che al momento, ieri, si sono costituite parte civile. E proprio i genitori, all’uscita dall’aula, hanno raccontato alcune delle violenze che sarebbero emerse dalle indagini, come la punizione consistita nel mettere del nastro adesivo sulla bocca dei bambini, o anche sulle mani e sui piedi (come si legge nel capo d’imputazione). E la paura che avevano quando, avviate le indagini con le telecamere spia, erano stati costretti a continuare a mandare i figli a scuola senza poter fare o dire nulla, affinché i carabinieri potessero raccogliere le prove necessarie. «Dovete resistere e ingoiare se volete risolvere questo problema, ci dicevano».

Fatto sta che ieri, in aula, la pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Chiara Contesini, ha ribadito al giudice la propria richiesta di rinvio a giudizio per Susanna Ferretti, mentre per l’altra maestra ha avanzato la richiesta di patteggiamento: l’accordo raggiunto con l’avvocato è per una pena di 3 mesi di reclusione.

Il difensore della prima, Gerardo Marliani, oltre che il proscioglimento della propria assistita, ha chiesto che siano trascritte integralmente le intercettazioni ambientali effettuate nella scuola prima che il giudice arrivi a una decisione. Su tutte le questioni il gup si è riservato, rinviando l’udienza al 30 aprile. Come detto, di diversa gravità sono le accuse nei confronti delle imputate. Solo due gli episodi contestati a Patrizia Falcone, per cui l’accusa è quella meno pesante di abuso di mezzi di correzione, oltre a quella di omessa denuncia per non aver segnalato alle autorità, pur essendone a conoscenza (un dovere per ogni pubblico ufficiale) i maltrattamenti commessi dalla collega.

Le urla e gli strattoni ripresi in video

Le prove più pesanti nei confronti della maestra 62enne – quelle che avevano indotto il giudice delle indagini preliminari a disporre gli arresti domiciliari ritenendo vi fosse il rischio di reiterazione del reato, vista anche un precedente patteggiamento della pena risalente al 2018 per abusi di mezzi di correzione nei confronti di una bambina disabile – sarebbero rappresentate dalle registrazioni audio e video delle microcamere spia. In cui si vedono strattonamenti e spinte ai bambini (dai 3 ai 5 anni) da parte della maestra e si sentono urla e offese ingiustificate nei loro confronti. Più volte le telecamere avrebbero ripreso la maestra mentre, visibilmente alterata, trascinava qualche bambino in lacrime da un punto all’altro dell’aula dopo averlo afferrato per un braccio e costretto a sedersi. C’è poi l’episodio in cui urlando si avvicina a un altro bambino rimproverandolo per il modo in cui usa la borraccia, per poi strappargliela dalle mani e scaraventarla sul tavolo.

La punizione del disegno

E quello in cui si avvicina a un banco e urlando dà istruzioni a un bimbo su come fare un determinato disegno, e quando il piccolo non fa come detto, lei gli afferra la mano e gliela sbatte ripetutamente sul ripiano affinché le obbedisca. E poi ci sono i termini scurrili, proferiti davanti ai bambini e a volte anche nei confronti degli stessi. La donna ha sempre respinto le accuse. Il 3 maggio scorso il riesame ha revocato i domiciliari disponendo il divieto di nsegnare per un anno.


 

Primo piano
L’intervista

Assalto al portavalori, il pg di Cagliari: «C’è un legame storico tra i sardi e questa zona del Livornese»

di Claudio Zoccheddu
Sani e Belli