La tragedia
Sonny, l’ex bancario che dedica la vita alla salvezza dei cavalli
Sonny Richichi ha fondato Ihp, realtà che si prende cura di animali maltrattati
MONTAIONE. «I cavalli mi hanno insegnato a capire punti di vista diversi dal mio». Sonny Richichi passa il suo tempo con loro, li ascolta, li accarezza, impara e soprattutto li salva. Fondatore e presidente di Ihp, Italian horse protection, una onlus che dal 2009 si occupa della tutela dei cavalli. «Accogliamo – racconta – i cavalli provenienti da situazioni di maltrattamento, che rischiano la macellazione o maltenuti e ne curiamo il recupero psico-fisico. In giro per l’Italia invece ci impegniamo in altre attività sempre a loro difesa, dall’investigazione contro gli abusi alle denunce. Spesso sono i privati che ci segnalano situazioni anomale che andiamo a verificare. Altre volte le chiamate arrivano direttamente dalle forze dell’ordine».
Sopraffatti dalla violenza e dallo sfruttamento, i cavalli sono gli animali più usati e non vengono trattati con affetto al pari di cani e gatti. «In realtà – specifica Richichi – sono ancora beni di consumo, non esseri viventi da rispettare e tutelare. Ed è un problema culturale che deriva in particolare da interessi commerciali molto forti in questo settore. In diversi casi, dopo essere stati utilizzati per anni nei circuiti dell’ippica e dei cosiddetti sport equestri, i cavalli finiscono nelle corse clandestine e anche alla macellazione illegale».
Una lunga catena di prepotenze che va dal tirare carrozze per turisti al lavoro nei circhi, fino ad arrivare anche alla sperimentazione e alla produzione di pellami e farmaci. Ma tra le colline verdi della provincia di Firenze, a Montaione, nel centro di Richichi, il primo autorizzato in Italia dal ministero della Salute, i cavalli hanno ripari naturali, possono vivere liberi, pascolare in compagnia dei loro simili, essere curati dallo staff e dai volontari quando sono anziani o malati. Lapo è uno dei veterani, «il primo in cui ci siamo imbattutti, proveniente dalle corse clandestine. Arrivava dalla Sicilia, viveva in un garage. Emblema della cattiveria delle persone – spiega il presidente – era devastato e svuotato ma, inaspettatamente, è rinato e la fiducia che ha verso gli umani ci ha stupito».
Insieme a Lapo ce ne sono altri, ben 36 e centinaia ne sono transitati. «Tre sono ciechi, tanti anziani. Poi – continua – l’associazione gestisce a San Miniato anche il primo centro di accoglienza per cavalli sieropositivi all’anemia infettiva equina. Sono sei e vivono in branco anche se in una sorta di lockdown. Ma stanno benissimo».
Italian horse protection non riceve nessun contributo pubblico né rimborsi, ma si sostiene grazie alle donazioni e al volontariato. «Il centro è meta di volontari da tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, che sono sorpresi quando vedono gli animali stare liberi in branco rilassati, socievoli e tranquilli. Confesso che qualche volta mi sembra di essermi infilato in un’impresa titanica – si sbilancia – ma dopo penso a chi abbiamo salvato e alla solidarietà che ci circonda e questo mi ricarica».
L’amore per i cavalli che indirizza le scelte e le battaglie di Richichi, è stata una passione nata per caso ma maturata passa dopo passo. «Ho iniziato a prendere coscienza degli abusi che subiscono i cavalli venti anni fa, quando ho cominciato, grazie a un’amica, a frequentare un maneggio. Lì ho incontrato Koral, un cavallo difficile da gestire e ho deciso di prendermi cura di lui. Gli esperti mi dicevano che dovevo “sottometterlo”. Era il metodo di addestramento classico, che però non ha portato alcun risultato, fino a quando ho deciso di seguire il mio istinto. Ho costruito una relazione con lui cercando di osservarlo e capirlo. Nel giro di poco è diventato sempre meno diffidente. Mi sono reso conto che, sebbene in buona fede, si fanno spesso errori gravi con questi animali, perché si conoscono poco».
Koral insomma è stato l’artefice di una trasformazione interiore e in seguito professionale. «Dopo 14 anni di lavoro in banca, ho deciso di cambiare tutto – ripercorre le tappe Sonny, originario di Reggio Calabria – e nel 2007 mi sono trasferito in Toscana, a Montaione, per lavorare in un’azienda vinicola dove i proprietari avevano anche alcuni cavalli. Purtroppo, per ragioni familiari, l’azienda ha dovuto fare scelte diverse, così ho deciso di occuparmi io degli animali e di costituire Ihp. È stato un processo lungo e difficile ma realizzato con passione e con serietà»