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Tartarughe uccise dalle eliche, le regole da seguire in mare

di Martina Trivigno
Una delle tartarughe Caretta caretta ritrovate senza vita con il carapace rotto dalla collisione con una barca
Una delle tartarughe Caretta caretta ritrovate senza vita con il carapace rotto dalla collisione con una barca

Durante l’estate gli esemplari marini vanno in superficie per respirare e molto spesso si soffermano per riscaldarsi al sole

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Due tartarughe Caretta caretta trovate morte a distanza di pochi giorni: una Vada e l’altra a Baratti. I due esemplari non hanno retto all’impatto con un’imbarcazione. Sono sempre più frequenti, infatti, gli esemplari che perdono la vita in questo modo: lo sa bene l’American tortoise rescue, organizzazione no-profit impegnata da 34 anni nella protezione di questi animali marini. E l’attenzione deve restare alta anche in Toscana.

Come spiega l’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, il primo incidente risale al 14 maggio. «Nel tardo pomeriggio, un cittadino ha notato una tartaruga marina che annaspava vicino alla battigia delle spiagge bianche di Vada, in località Pietrabianca – spiega l’Agenzia – L’esemplare, una Caretta caretta, è apparsa subito poco reattiva e sul carapace, lungo 60 centimetri, erano presenti quattro tagli, di cui un paio molto profondi, oltre ad altre ferite sul collo ed alla base della pinna. I tagli, soprattutto in un punto, interessavano anche il fianco, fino ad intaccare la parte ventrale (piastrone) dell’animale, facendo ipotizzare che siano stati prodotti dall’azione di un’elica di un’imbarcazione».

Il ritrovamento della tartaruga è stato subito segnalato al numero blu 1530 della Capitaneria, che ha attivato Arpat e il Centro di recupero dell’Acquario di Livorno. Una volta giunti sul posto, i biologi dell’Agenzia hanno riscontrato una situazione critica: la tartaruga era ancora viva e rispondeva agli stimoli ma, vista la gravità delle condizioni, è stata trasportata all’ospedale veterinario Ardenza a Livorno dove i veterinari hanno eseguito alcune radiografie all’animale, evidenziando come la ferita più profonda avesse interessato il polmone sinistro. Dopo pochi giorni, il 21 maggio, i biologi di Arpat hanno registrato un secondo decesso: una tartaruga della stessa specie è stata ritrovata, ormai senza vita, a Baratti, probabilmente per uno scontro con un natante. «In questa stagione, gli impatti tra tartarughe ed imbarcazioni risultano piuttosto frequenti perché le tartarughe marine, che vanno in superficie per respirare, spesso si soffermano anche per alcune ore a riposare ed a riscaldarsi al sole – spiega l’Arpat – In questa posizione sono poco visibili ed esposte a possibili collisioni con le imbarcazioni. L’alta velocità di navigazione è sicuramente un fattore di maggior rischio e gli impatti, oltre ad essere pericolosi per le imbarcazioni stesse, provocano profonde ferite negli animali fino a spaccare il carapace durante l’urto o causare amputazioni degli arti o della testa. Ricordiamo, quindi, l’importanza di ridurre la velocità in mare e fare molta attenzione durante la navigazione, per salvaguardare questi animali protetti che abitano il nostro mare».

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