Sanità, Toscana al collasso: non ci sono infermieri tra assunzioni bloccate e fughe di massa. Ecco perché il "sistema" rischia di saltare
La regione è già sotto numero: ora la manovra sulle pensioni può aggravare ulteriormente la situazione. I sindacati denunciano tagli ai posti letto e operazioni saltate per mancanza di personale
Non solo l’aumento delle tasse per i cittadini. Senza il pagamento del payback sui dispositivi medici, nel futuro della sanità toscana c’è anche il rischio di tagli ai servizi e, di conseguenza, al personale.
«Ancora blocco assunzioni di operatori sanitari per i prossimi tre anni per ripianare un buco di quasi 400 milioni di euro», denunciano i sindacati toscani. Anche perché – sottolinea Daniele Carbocci, segretario amministrativo nazionale del Nursind, il sindacato autonomo degli infermieri – i risparmi sul personale sono già in atto.
C’è poi la manovra del governo sulle pensioni che rischia di gettare altra benzina sul fuoco con 1.500 infermieri e anche 300 medici pronti a darsi alla fuga dalle corsie degli ospedali. E non li rassicura neppure l’emendamento annunciato dalla premier Giorgia Meloni che promette niente tagli agli assegni di vecchiaia. E, in ogni caso, a risentirne sono i servizi.
Turn over non rispettato
«Il turn over (un’assunzione per ogni uscita, ndr) è bloccato da circa un anno e mezzo e, di recente, le assunzioni sono state fatte con il contagocce – prosegue il sindacalista – In ogni caso, i pochi nuovi ingressi non sono stati sufficienti per coprire il numero di uscite dal sistema sanitario della nostra regione».
Intanto le aziende già razionalizzano. «Da domani (oggi per chi legge), l’Azienda ospedaliero-universitaria Pisana, ad esempio, ridurrà di oltre il 15% gli interventi chirurgici programmati in Chirurgia generale, endocrinochirurgia, oculistica, otorinolaringoiatria, ortopedia all’ospedale di Cisanello – sottolinea Carbocci – Il personale sarà spostato dai reparti, dove ci sarà la riduzione di posti letto, e dalle sale operatorie e andrà a sostituire 14 infermieri e 30 operatori socio-sanitari assunti con contratto interinale licenziati oggi (ieri, ndr)».
Simone Baldacci, coordinatore della Funzione pubblica Cgil per l’Asl Toscana centro (Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli), spiega che il proseguimento del blocco delle assunzioni per i prossimi tre anni sarebbe soltanto «una preoccupante conferma visto che va avanti ormai da un anno e mezzo». Ma per Baldacci c’è anche un ulteriore rischio: «Senza personale sanitario, il mercato potrebbe aprire le porte al privato, un’opzione che deve essere scongiurata a tutti i costi per salvaguardare la sanità toscana».
Pericolo tagli
Il quadro generale è già fosco. Ad esso si aggiunge anche la manovra del governo sulle pensioni. È confermato per il 5 dicembre lo sciopero indetto dai sindacati Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up.
Il Nursind, anche se non incrocerà le braccia, si dice vicino alla protesta: «Per noi l’unica strada percorribile rimane lo stralcio dell’articolo 33 nel maxiemendamento alla Manovra, come abbiamo spiegato durante le interlocuzioni al ministero della Salute».
«Nella nostra regione mancano all’appello almeno 5mila infermieri – commenta Carbocci – a cui si aggiungono altri 1.500 colleghi, la cui fuga sarebbe accelerata. La priorità del ministero dell’Economia e Finanza è quello di far quadrare i conti, ma è assurdo che non riesca a valutare l’impatto di un ricalcolo degli assegni previdenziali, in particolare sugli infermieri. Senza contare i costi a carico delle aziende sanitarie per ricollocare i professionisti che rimarrebbero in servizio, visto che per l’età non sarebbero più in grado di sostenere un lavoro a tutti gli effetti gravoso».
Lo scenario
Per il Nursind, il futuro della Toscana è senza infermieri. Da una parte il blocco delle assunzioni, dall’altra la manovra sulle pensioni. «E poi c’è anche un altro aspetto da non trascurare in questa fase – conclude Carbocci – Quest’anno, in alcuni corsi di laurea in Infermieristica le richieste non raggiungono neppure i posti messi a bando: quest’anno, in tutta Italia, si sono laureati in 7.000, circa il fabbisogno professionale che servirebbe soltanto in Toscana perché nessuno vuole fare più questo lavoro. Presto, anche se volessimo, non avremo più infermieri da assumere».l