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A Pietrasanta classe e profumi alla Martinatica, celebrando il cibo in un vecchio frantoio dell’800

di Claudio Mollo

	Uno dei piatti in carta al ristorante e Francesco D’Agostino con il suo staff
Uno dei piatti in carta al ristorante e Francesco D’Agostino con il suo staff

Protagonista di questo piccolo tempio del gusto e dell’accoglienza, chef Francesco D’Agostino, arrivato in Versilia dal Salento

17 settembre 2024
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PIETRASANTA. La Martinatica nasce nel dicembre 2017, in un vecchio frantoio di fine ’800: prende vita quello che fin da subito si è rivelato essere un punto fermo della ristorazione versiliese, nonostante nomi e grandi nomi non mancassero per niente nella corposa lista dei locali disseminati in quel tratto di costa toscana.

Il simbolo della ruota

Letteralmente sprofondato nel verde della campagna adiacente Pietrasanta, si presenta internamente con due sale arredate in modo signorile, che accolgono 40 coperti circa, con soffitti in legno, molto caratteristici in un l’atmosfera intima e rilassante. Non manca nemmeno la ruota, che serviva a far muovere la macina del frantoio, che da il benvenuto agli ospiti all’ingresso. All’esterno un elegante dehors, nei periodi più caldi, accoglie in modo comodo 65 coperti, trasformando la cena in un momento ancora più magico, al fresco della sera con lo scrosciare dei ruscelli che fiancheggiano la struttura.

I protagonisti

Protagonista di questo piccolo tempio del gusto e dell’accoglienza, Francesco D’Agostino, originario del Salento ma in Versilia ormai da 20 anni, che approda alla grande ristorazione da “Lorenzo”, a Forte dei Marmi, locale storico, con una Stella Michelin che brilla all’ingresso già da tantissimi anni, come “sous chef”, ruolo che porta avanti per ben 11 anni, con merito e successo. Poi il grande passo, verso La Martinatica, un passo importante, una vera e propria sfida che però, si rivela vincente.
La cucina, di impronta creativa, spazia tra pesce e carne, ma è decisamente il pesce ad avere il ruolo più importante, presente per un buon 75%, mentre le proposte di carne completano il tutto, con un offerta ricca e variegata. Lo chef e il suo staff dedicano la loro professionalità al servizio dei clienti, per garantire loro un’esperienza gastronomica all’insegna del gusto, della tranquillità e della spensieratezza.

Golosità in arrivo

Tra i piatti più richiesti, tanto per fare qualche esempio, c’è il crudo, ad esempio, presentato con varie contaminazioni, in piccoli assaggi di finger, che conquistano il palato, o lo spaghetto con tartara di gambero biondo, guanciale croccante, beurre blanc; il tutto in una base di aglio olio e peperoncino. Oppure, tra le proposte di carne, si può trovare la quaglia disossata con foie gras, cherry, cicoria e tartufo.
Il vino è un alleato del cibo e non un complemento di poco conto e di questo alla Martinatica sono consapevoli, visto il grande lavoro che il sommelier porta avanti nella scelta di un etichetta. La scelta è ampia, oltre le 500 etichette e spazia dai grandi nomi, italiani e internazionali a piacevoli novità, di produttori piccoli e meno piccoli, scelti con grande cura, dando vita ad una carta molto interessante e sempre in movimento, dove chi se ne intende un pochino ha da sbizzarrirsi in quanto a scelta. Le selezioni per le nuove proposte sono continue.

«L’accoglienza alla Martinatica deve essere intesa a 360 gradi – racconta Francesco – i dettagli e un servizio curato sono le nostre priorità, per far sentire gli ospiti in un ambiente familiare, la nostra cucina è frutto di un pensieri in continua evoluzione, che osa spesso, senza però enfatizzare troppo, tenendo anche sempre presente le richieste di una clientela esigente e sempre in cerca di emozioni di palato. Nei nostri piatti c’è tanto territorio ma ci sono anche discrete contaminazioni con l’Oriente, quelle che più si confanno ai nostri gusti, piacevolmente abbinate al pesce e alla carne».

Il piatto e il cliente

Come deve essere il piatto? Francesco spiega la sua filosofia. «Il piatto deve essere un denominatore comune tra cucina e cliente - dice - che, in cerca di una certa tipologia di ristorante, vuol vivere una serie di sensazioni che vanno oltre quelle del palato e della vista. L’elemento umano è un aspetto fondamentale per il mio concetto di fare ristorazione, io non potrei mai raggiungere certi livelli, qualitativi e di accoglienza, senza i miei collaboratori, 16 in tutto, senza questi punti di riferimento dei quali mi fido ciecamente, come il mio braccio destro in cucina, Gaetano Ferraioli, con il quale condivido pensieri e esecuzioni, oppure, passando alla sala, Gabriele Gaspari, maitre della Martinatica, in grado di portare avanti un grosso lavoro di coordinamento generale e affiancare spesso anche la parte enologica. Nicola Girardi, sommelier, persona di grande esperienza e professionista conosciuto a moltissimi frequentatori del mondo del vino, non solo nell’ambito ristorativo».

Lo staff che conta

Persone queste che hanno sposato in pieno il progetto “Martinatica” e non semplici dipendenti. «Un progetto, quello della Martinatica che funziona bene, dimostrando solidità e costanza qualitativa. Un ristorante di cui andiamo “tutti fieri”, confortati continuamente dalle risposte di tutti coloro che vengono a trovarci, nel nostro piccolo regno, fatto di tante cose belle e buone».

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