Il Tirreno

Prato

Marina Di Biase è la vera Iron Woman di Prato. A 61 anni correrà la Salt Marathon a Capo Verde

di Vezio Trifoni
A sinistra Marina Di Biase durante una competizione
A sinistra Marina Di Biase durante una competizione

Sette anni fa ha vinto sul tracciato di 150 chilometri sull’isola in mezzo all’Atlantico. Stavolta si “accontenterà” dei 75: «Forse è la mia ultima gara, voglio essere di esempio»

3 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Marina Di Biase, super maratoneta pratese, a 61anni vuole conquistare la Salt Marathon a Boa Vista nell’Isola di Capo Verde in mezzo all’Atlantico. Se vogliamo dirla tutta l’ha già vinta la Boa Vista Ultra Trail, nel 2016, ma in quell’occasione ha percorso i 150 chilometri. Questa volta l’obiettivo sarà quello dei 75 chilometri in un percorso durissimo dove l’orientamento e la sopravvivenza sono le due armi che fanno la differenza.

Marina è abituata a correre nel deserto e nel caldo oltre i 35 gradi perché ha conquistato anche la Oman desert marathon di 200 km ed è giunta seconda in quella a tappe. L’obiettivo è chiudere in 12 ore ma se terminerà la fatica in 15 ore sarà una grande soddisfazione.

«Correrò con uno zaino di dieci chili sulle spalle – spiega la maratoneta che abita a Chiesanuova – dove terrò del cibo con cui rifocillarmi durante la gara: nocciole, barrette energetiche, frutta secca. Ogni due-quattro ore potremo trovare acqua ma sarà dura, anzi durissima. Dovrò essere brava a orientarmi e per fare questo avrò solo una bussola e una torcia – continua Marina, ora pensionata dopo aver lavorato per tutta la vita in una farmacia – Ci sarà vento forte e una temperatura che non sarà mai inferiore ai trenta gradi. Il sacco a pelo, poi, è obbligatorio per ogni partecipante. Non stiamo parlando di una corsa a tappe ma di una competizione no-stop. Se per una sfortunata eventualità dovessi perdermi, potrò sempre mettermi a dormire in attesa che qualcuno mi rintracci».

Un’esperienza estrema, a cui però Marina è già abituata. Qualche anno fa, infatti, nella ultramaratona di 200 chilometri nel deserto dell’Oman, Marina Di Biase è arrivata prima; un’altra volta si è classificata seconda, correndo per 250 chilometri.

Come ci si prepara a queste sfide? «L’allenamento lo faccio correndo con uno zaino di 10 chili sulle spalle e vado in Calvana oltre a fare esercizi in palestra – spiega Marina – Il mio allenatore è sempre stato Piero Sambrotta e per questa nuova sfida il pensiero va a lui ed ho continuato a seguire i suoi consigli. Correrà con me e mi darà la spinta per arrivare in fondo e conquistare anche il percorso più corto dopo aver conquistato quello più lungo proprio con i suoi allenamenti. Spero di essere protagonista perché questa è una gara più bella delle altre ma anche per così dire corribile, c’è davvero un paesaggio diverso e unico, ci sono molti giovani insieme a me. Credo di essere fra le più grandi ma non ho paura».

A chi pensi durante tutte queste ore di corsa in mezzo a un paesaggio stellare? «A mio figlio Alessandro che abita a Milano e che ha 30 anni e mi ha sempre sostenuto – dice Marina Di Biase – Ho iniziato a correre con l’atletica a 13 anni e poi sono passata alle mezze maratone poi alle distanze più lunghe e in passato ho fatto la Maratona di New York, Roma, Parigi e tante altre. Poi il trail e gli ultra trail perché correre sulle dune, scogli, san pietrini e sulle saline ha un fascino inspiegabile perché unisce la difficoltà a un’esperienza unica. Questa la ritengo la mia gara conclusiva e per questo ci tengo particolarmente. Spero di vincere la mia sfida e di essere di esempio per tante persone che devono affrontare salite e percorsi ardui e difficili».

Marina, l’Iron Woman pratese, anche questa volta vuole portarsi a casa la tartaruga d’oro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Il racconto

Papa, il vescovo di San Miniato: «Ho conosciuto il Papa in Perù, mi sono commosso»

Sani e Belli