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Prato, festino mortale nel club: cliente stroncato da alcol e droga

di Paolo Nencioni
Prato, festino mortale nel club: cliente stroncato da alcol e droga<br type="_moz" />

Ci sono 11 indagati: tre amici sono accusati anche di omissione di soccorso

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PRATO. La sera del 14 maggio 2022 un cinese è morto al culmine di un festino a base di alcol e droga all’interno di un locale notturno in via Zipoli, nel cuore di Chinatown. Di quella tragedia non c’è traccia nelle cronache, ma ora, a distanza di tre anni, ci sono undici indagati, tutti di nazionalità cinese (sei uomini e cinque donne), che devono rispondere delle accuse di spaccio di droga e, per due di loro, anche di morte in conseguenza di altro reato (cioè la morte provocata dalla cessione della droga), mentre altri tre sono accusati di omissione di soccorso per aver lasciato a terra l’amico agonizzante ed essere scappati dal locale.

La vittima si chiamava Yu Hate ed era stato un suo amico, Ying Haike, a prenotare la sala “Hong Kong” nel locale notturno “Las Vegas” di via Zipoli 51 dove ci fu il festino a base di droga e alcol. Sia Ying Haike, che He Fengxiang e Wen Shuai, altri due amici del morto, sono accusati di omissione di soccorso, mentre l’accusa più grave, quella di morte in conseguenza di altro reato, pende nei confronti di Ye Yunli e Hu Yunbing, Bing per gli amici, in qualità rispettivamente di titolare formale e titolare di fatto della discoteca “Las Vegas”.

Altri sei cinesi (Wu Liping, Hu Yunming, Song Xiaomei, Lin Jianyue, Wu Shuang Ni, Lee Yee Mei) sono accusati a vario titolo di detenzione di droga ai fini di spaccio e di importazione di sostanze stupefacenti, in un paio di casi dall’Olanda: ketamina, anfetamina ed ecstasy.

Quella del consumo di droga nei locali frequentati dalla comunità cinese è una storia in cui più volte si sono imbattute le forze dell’ordine durante i periodici controlli eseguiti nella zona di Chinatown ma non solo. Le discoteche cinesi di questo tipo non sono simili ai locali italiani. Di solito sono suddivise in stanze che possono essere prenotate e all’interno delle quali si trovano cesti di frutta, bevande e soprattutto strisce di ketamina pronte per l’uso. Di solito finisce tutto bene, o quasi. Stavolta ci è scappato il morto ed è per questo che ora gli undici cinesi rischiano il processo.

Su alcuni di loro c’erano indagini già a partire dall’estate 2022, quando fu accertato l’acquisto di un paio di chili di anfetamine dall’Olanda, arrivate tramite corriere all’interno di una friggitrice, un chilo di ketamina in un pacco postale e mezzo chilo di cannabinoidi, sempre tramite corriere. Tutti pacchi che poi finivano in via Zipoli e in certi casi venivano nascosti nel rottame di una Volswagen Golf che è ancora parcheggiata nel piazzale. In quello stabile prima c’era un supermercato, poi è arrivato il locale cinese e ora sembra abbandonato. È rimasto solo un avviso sull’obbligo del green pass per i clienti, residuo dell’epoca Covid.

Nei giorni scorsi gli undici imputati, difesi dagli avvocati Denaro, Roviello, Santucci, Fantappiè e Veltri, per i quali il sostituto procuratore Laura Canovai ha chiesto il rinvio a giudizio, avrebbero dovuto comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare Marco Malerba, ma il processo è stato rinviato perché alcuni di loro non si trovano e alcune notifiche non sono andate a buon fine. Le parti offese in questo procedimento sono la moglie e la madre della vittima, che potranno costituirsi parte civile anche per conto dei figli di Yu Hate, due ragazzi di 13 e 17 anni.
 

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