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Dopo il voto

La comunità cinese non vota: «La politica non è una priorità»

di Danilo Renzullo
La comunità cinese non vota: «La politica non è una priorità»

Solo un migliaio potrebbe farlo ma soltanto una piccola parte partecipa. «Rispettiamo la volontà degli italiani, ma il governo intervenga sulle bollette»

27 settembre 2022
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PRATO. No. Qualcuno non è proprio riuscito a digerire quel blitz che qualche anno fa la leader di Fratelli d’Italia inscenò in alcune confezioni cinesi attive nel Macrolotto Uno. Quelle “accuse” di concorrenza sleale e di «vessazioni sugli imprenditori di Prato che pagano anche per quelli cinesi che evadono un miliardo di euro all’anno», proprio non sono state digerite da una parte di quegli stessi imprenditori. Un’altra è stata invece attirata da quella nuova stagione fiscale che il centrodestra ha promesso di inaugurare con una riforma della flat-tax. Altri sono stati calamitati da quelle politiche securitarie che potrebbero difenderli da scippi e rapine di cui, sempre più spesso, sono vittime. Le stesse che sono invece rigettate da una buona parte della comunità cinese che rimanda al mittente la retorica sugli immigrati.

Sono lì ad aspettare. Nell’ombra. Preferiscono rimanere in silenzio e fare rete tra di loro. Insieme rappresentano un battaglione. Anzi, un esercito che potrebbe cambiare le sorti non solo della città del tessile, ma anche di una parte della regione. Il peso politico della comunità cinese pratese è però quasi nullo. Pochi gli elettori, pochissimi chi esercita il diritto. «Un migliaio i cinesi che hanno diritto di voto», dice Marco Wong, consigliere comunale del Pd. Un migliaio su oltre ventimila che gravitano su Prato. Pochi i cittadini con passaporto italiano. Ancora meno quelli che si recano alle urne per esprimere la propria preferenza. Disaffezione? No. Astensionismo? Neanche. «In tanti preferiscono veicolare la propria idea politica e i propri messaggi attraverso i figli – prosegue Wong –. Le seconde generazioni hanno una maggiore consapevolezza del quadro politico e hanno inoltre una maggiore tendenza ad integrarsi anche nel tessuto politico». Un peso sociale maggiore, che si esplicita anche con una (lenta) corsa alle urne, quella dei più giovani. Che sempre di più acquisiscono consapevolezza del proprio ruolo all’interno della società e di una comunità, quella cinese, che può diventare un importante bacino elettorale. Soprattutto in termini di rete e supporto, acquisendo anche un preciso orientamento. Quello che, per il momento, manca al ristretto (se paragonato al numero di cittadini di origine cinese presente in città) gruppo di elettori.

«Essendo una comunità molto grande, ci sono diversità di vedute – aggiunge il consigliere comunale dem –. C’è chi, essendo immigrato, prende le distanze da certi leader che inneggiano contro l’immigrazione, ma allo stesso tempo c’è chi sente molto il tema della sicurezza. Le promesse sulla flat-tax hanno probabilmente attirato l’attenzione di qualche imprenditore, mentre per altri ha sicuramente influito l’atteggiamento di qualche politico che a più riprese ha messo sotto accusa l’imprenditoria cinese».

Scarsa partecipazione, idee e orientamenti variegati. A fronte di rivendicazioni che, però, iniziano ad emergere chiaramente. Al pari dei “colleghi” italiani, i piccoli imprenditori cinesi chiedono interventi urgenti per ridurre il peso delle bollette.

«Ieri (domenica per chi legge, ndr), l’Italia ha deciso di cambiare il suo orientamento politico – dice Wang Liping, presidente di Cna World China –. Un fatto normale: chi prende più voti, governa e occorre rispettare la volontà del popolo. Destra o sinistra c’è, però, un problema che il nuovo governo deve affrontare e lo deve fare da subito. Le piccole e medie imprese rischiano di essere stritolate dalle bollette e costrette a licenziare e, probabilmente, a chiudere. Il caro energia non è un tema di centrodestra o centrosinistra, ma un problema che il prossimo governo, al pari di quello precedente, deve affrontare».

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