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Pontedera, è morto Fausto Pirito: addio al giornalista amico delle star


	Fausto Pirito; a destra con Andrea Bocelli
Fausto Pirito; a destra con Andrea Bocelli

Una vita per la musica: organizzatore di festival, critico, da alcuni anni viveva in Portogallo con la moglie Laura, nota commerciante in pensione della Valdera

10 settembre 2024
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PONTEDERA. Una vita per la musica. Fausto Pirito, 74 anni da compiere a fine settembre, si è spento lunedì 9 settembre nella sua casa nell’Algarve in Portogallo dove si era trasferito, lasciando Pontedera insieme alla moglie Laura, nota commerciante ora in pensione. La città della Vespa si sveglia più triste, avendo perso una figura che per tanti anni è stata un riferimento nel mondo della musica e del giornalismo.

Una vita per la musica

Pirìto, calabrese, era nato il 29 settembre 1950 a Caccùri, borgo medievale della Sila Jonica. Laureato in Giurisprudenza, cronista di alcuni quotidiani, compreso Il Telegrafo (divenuto successivamente Il Tirreno) di Livorno dal 1970 al 1975, poi redattore di Tele Libera Livorno. É stato vice-caporedattore del mensile “Tutto Musica & Spettacolo”, direttore artistico del Contest “Rock Targato Italia” e garante del festival “Brescia Music Art”. Ideatore del “Tributo ad Augusto Daolio”, nel 2000 ha pubblicato il libro “In viaggio con i Nomadi – 7 anni on the road (Giunti Editore)”. Dal 2010 ha svolto incarichi come free lance, restando a vivere in Valdera da cui si è trasferito quando la compagna ha chiuso il negozio Gulp, abbigliamento per bambini, che aveva in centro a Pontedera. Il primo approccio la musica alla fine degli Anni Cinquanta. Il fratello Nino, allora quattordicenne diventato poi giornalista e morto nel 2022, aveva cominciato a suonare una chitarra Eko. Nino, grande fan di Elvis e Paul Anka, gli fece conoscere il rock’n’roll e il blues. A quei tempi vivevano a Castelplanio, un paesino incantato sulle colline marchigiane. Da lì, nel 1961, il trasferimento a Cecina.

L’arrivo in Valdera

Nel 1967, con la famiglia l’arrivo a Pontedera e un paio d’anni dopo iniziò a frequentare lo Shys Club, un locale-sala da ballo dove suonava con la sua band un gran bel chitarrista conosciuto come l’Astronomo. «Nel 1970 feci il primo vero viaggio, non ancora da frikkettone ma quasi – ha raccontato lui stesso nella biografia – Con un amico, dal luglio all’ottobre girammo tutta Europa in autostop, raggiungendo Capo Nord e ridiscendendo dalla Finlandia per passare poi in Svezia, Polonia e Cecoslovacchia. Ricordo che la colonna sonora di quel trip fu “In the Summertime” dei Mungo Jerry e “Let It Be” dei Beatles, che ascoltai per la prima volta a Stoccolma». Da allora iniziò le collaborazioni con i quotidiani mentre studiava per laurearsi. Sono gli anni dell’amicizia con Gino Paoli. «Un amico che ogni tanto veniva a trovarci e a sbronzarsi con noi. Quell’amico era Gino Paoli. Tanti gli incontri con gli artisti della musica italiana. Uno tra tutti Vasco Rossi. Infine con l’appoggio di Franco Battiato, si era occupato del progetto per la costruzione di un villaggio-monastero buddista nei dintorni di Pomaia (il primo in Europa sullo stile di quelli tibetani): un’operazione impegnativa di cui si parla da anni. Una vita intensa quella di Fausto Pirito. Alcuni mesi fa, già provato da alcuni problemi di salute legati all’età, Fausto ha avuto il Covid e poi si è lentamente spento, lasciando la famiglia nel dolore.

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