Rino Agostiniani, primario a Pistoia: «Uno spazio verde per i bimbi e un centro di simulazione: vi svelo i miei progetti»
Istituzione della sanità toscana, da novembre 2024 ricopre anche il ruolo di presidente della Società italiana di pediatria
PISTOIA. È stato un percorso importante. Ero impegnato da tempo con la Società italiana di pediatria ed è arrivato questo riconoscimento». Che lo inorgoglisce. E gli porta via gran parte del suo tempo libero. Il dottor Rino Agostiniani, primario dell’Area pediatrica del San Jacopo è un’istituzione della sanità pistoiese. Da novembre 2024 ricopre il ruolo di presidente della Società italiana di pediatria, fondata a Torino nel 1898. Un riconoscimento giunto dopo aver svolto vari incarichi all’interno dell’ente, con il passaggio di testimone da Annamaria Staiano a conclusione del congresso di Firenze. Nato a Pistoia il 21 luglio 1956, è entrato a lavorare all’ospedale del Ceppo («già specializzato») nel 1986. Un curriculum in ambito pediatrico che lo rende un referente a livello nazionale sui temi legati all’infanzia.
Dottor Agostiniani, come sono stati questi primi mesi da presidente della Società di pediatria?
«Mi definisco un ospedaliero di provincia. È stato ritenuto che la mia professionalità potesse rendermi il presidente giusto per la Sip, e questo mi inorgoglisce. Oltre – sorride – a togliermi gran parte del mio tempo libero. I miei hobby hanno ceduto il passo agli impegni societari, l’attività libero professionale si è praticamente azzerata. Ma è gratificante. Ti trovi a essere l’interlocutore privilegiato degli enti locali e nazionali per una realtà che conta 11mila colleghi iscritti».
Prima al Ceppo, poi al San Jacopo, primario da circa venti anni. Com’è cambiata l’area pediatrica dell’ospedale pistoiese?
«Ho la consapevolezza di aver fatto in modo di avere, qua a Pistoia, un reparto ben strutturato, in grado di lavorare bene, con ottimi professionisti. A Pistoia sono legato in maniera particolare. Ci sono nato, cresciuto, ci ho giocato a pallone, è la città che ha caratterizzato i miei momenti negativi e positivi. Faccio il primario da oltre venti anni e le assicuro che sono contento di vedere che la nostra area pediatrica ha ben poco da invidiare alle pediatrie che ci sono nel Paese».
E com’è il vostro rapporto con l’ospedale di riferimento non solo in Toscana ma a livello nazionale, il Meyer?
«Oggi lavoriamo in rete. Quotidianamente. Con la facilità di comunicazione tra una struttura e l’altra ha poco senso dire: “Là son più bravi”. . Dobbiamo capire quale piccolo paziente ha giovamento nell’essere curato vicino a casa e chi non possiamo fare a meno di mandarlo a Firenze. Il mio impegno è avere una presa in carico diretta dei bambini. L’obiettivo è curare vicino a casa, e mandare al Meyer solo chi ne ha davvero bisogno. Chiaramente, se c’è una patologia oncologica l’approfondimento deve essere fatto a Firenze, al centro di terzo livello. Ma negli anni è migliorata la capacità di fare rete: tutte le mattine io ho il resoconto dei posti occupati e di quelli disponibili nell’Asl Toscana Centro. Egualmente il Meyer».
Quanti sono i posti nell’area pediatrica?
«Sedici posti letto e cinque di patologia neonatale»
Che progetti ha in ponte per il suo reparto?
«Progetti più concreti e altri che devono trovare una sponda, anche economica».
Ce li spieghi.
«Già da prima del Covid avevamo introdotto la pet therapy. Abbiamo poi una sala giochi bellissima. Da sempre sono convinto che un ospedale deve dare, oltre alla cura, una buona accoglienza. Come sei accolto incide tanto sulla percezione che avrai di come sarai curato».
E cosa vorrebbe portare per rendere più funzionale la sua Area pediatrica?
«Ripartiremo a breve con la presenza ciclica del clown. E con un programma di lettura. Esiste un progetto nazionale: “Nati per leggere”, a cui si è interessata la Biblioteca San Giorgio, che ci darà una mano a portare momenti dedicati ai nostri piccoli pazienti».
Altri progetti?
«Due, sostanzialmente: creare un’area verde per i bambini. Qui intorno al San Jacopo c’è spazio, mi dispiace che non sia stato fatto finora. Abbiamo avuto contatti con l’ingegner Palchetti, di Gea. Vediamo cosa riusciremo a concretizzare. Penso a uno spazio all’aperto, con giochi, per i bambini e gli adulti. In sicurezza».
E l’altro?
«Vorremmo costruire un centro per la simulazione pediatrica valido per l’intera Asl centro. Ci stiamo lavorando come Dipartimento con il dottor Mattei. Abbiamo già una stanza strutturata per il monitoraggio di gravi forme di epilessia pediatrica con il dottor Sicca e il dottor Mari. Ora pensiamo a un ambiente a hoc, con manichino computerizzato per le simulazioni in ambito pediatrico».
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