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Società della salute, Giulia Guainai rilancia: «In perdita per garantire i servizi»

di Luca Cinotti
Giulia Guainai Presidente della Società della salute
Giulia Guainai Presidente della Società della salute

La neopresidente replica a Conti: «Se Pisa esce impatto enorme sui cittadini»

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PISA. Non è certo un inizio di mandato facile quello di Giulia Guainai alla guida della Società della salute, tra l’annuncio dell’uscita di Pisa e l’attacco del sindaco Michele Conti sul buco di bilancio. Due giorni dopo la burrascosa seduta che ha visto la sua elezione, la neopresidente rilancia, chiedendo ai soci di serrare i ranghi e spiegando che le perdite sono dovute alla necessità di mantenere il livello dei servizi ai cittadini. E a Pisa manda a dire che con l’uscita ci saranno disagi per i cittadini.

Presidente Guainai, con l'uscita di Pisa cosa cambia per la Sds?

«Il Comune di Pisa ha dichiarato di voler avviare un percorso di uscita dal Consorzio ma non si tratta di un fatto immediato, la prima finestra utile infatti è gennaio 2026. Serve quindi un'assunzione di responsabilità da parte dell'intero consorzio e una disponibilità alla collaborazione che auspico arrivi da tutti i componenti dell'assemblea. Abbiamo il dovere di rispondere in termini quantitativi e qualitativi ai sempre maggiori e nuovi bisogni chegli ultimi anni hanno fatto emergere».

Il sindaco Conti ha parlato di un consuntivo 2023 con perdite superiori al milione e mezzo. È effettivamente così? E come nascono queste perdite? E infine, quando sarà approvato il bilancio?

«Nell'assemblea del 12 settembre è avvenuta l'elezione dei nuovi organi. La rinnovata giunta esecutiva è già al lavoro sull'approvazione del bilancio di esercizio 2023 che avverrà nei prossimi giorni. La perdita nasce dalla volontà dell'assemblea della Sds, ci tengo a ricordare all'unanimità, di non interrompere o tagliare l'erogazione dei servizi in un periodo storico di grandi criticità sociali avviato con la pandemia fino ai recenti aumenti dei costi dei servizi e i legittimi aumenti contrattuali. Quando si parla di servizi è bene ricordare la centralità delle persone e in questo caso stiamo parlando di incrementi a cui abbiamo scelto di dare risposta come l'assistenza minori in struttura, le rette nelle residenze per anziani e disabili e l'assistenza specialistica scolastica. Un'assunzione di responsabilità collettiva grazie anche al grande operato del presidente Sergio Di Maio, che deve necessariamente concretizzarsi in una responsabilità collettiva di rientrare delle perdite e lavorare a una migliore erogazione dei servizi con nuovi modelli organizzativi e gestionali che i cambiamenti della società ci impongono».

Quali saranno le linee di sviluppo del suo mandato?

«Vorrei fare un passo indietro e porre l'attenzione su due grandi risultati di prospettiva che abbiamo raggiunto nel recente passato: l'internalizzazione del servizio di assistenza sociale territoriale con le recenti nuove assunzioni e l'incremento del numero di case di comunità sul nostro territorio, riuscendo a far accogliere la richiesta di una struttura aggiuntiva nella zona delle colline pisane. Da questi due punti dobbiamo ripartire, con le ultime assunzioni abbiamo raggiunto il livello di 1:6.500 e dobbiamo celermente tendere a quello di 1:5.000 in termini di rapporto tra assistenti sociali e popolazione per dar risposte sempre più capillari e calzanti ai territori, inoltre stiamo portando avanti l'iter per i finanziamenti ministeriali utili al rafforzamento dell'ambito territoriale con l'inserimento di figure amministrative, psicologiche ed educative. L'altra grande sfida è collegata alle Case di comunità e ai necessari percorsi affinchè i territori si sentano coinvolti e partecipi nei nuovi modelli di sanità territoriale».

Ritiene che il modello della Sds sia ancora adeguato ai fabbisogni della cittadinanza?

«Ritengo che sia il modello ideale per dar risposte alla cittadinanza. Il sistema di erogazione dei servizi sociosanitari in forma integrata necessità di una gestione intercomunale in un'ottica di solidarietà zonale. Questo nell'area pisana avviene ancor prima della Società della salute, perché la gestione dei servizi era già delegata al distretto in forma integrata, quindi i comuni non hanno alcuna esperienza nell'erogazione in forma singola e diretta e questo rischia di avere un enorme impatto sulla qualità della vita e sul benessere delle persone. Un pensiero, il mio, che trova conferme nello studio a cura della Fondazione Zancan che venne commissionato dai comuni di Pisa e Cascina nelle precedenti consiliature a trazione leghista con i sindaci Conti e Ceccardi e che fece desistere i due comuni dal procedere con l'uscita dal consorzio».


 

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