Violenza sui sanitari, Silvia Briani: «Una piaga, ma non militarizziamo l’ospedale»
Dopo gli ultimi episodi parla la direttrice generale dell’Aoup: «Intolleranza diffusa, serve una presa di coscienza dei cittadini e della politica»
PISA. L’ultimo episodio è di due giorni fa, con un paziente che ha dato in escandescenze in pronto soccorso danneggiando alcune attrezzature prima di essere bloccato dai carabinieri. Nei giorni precedenti una scena fotocopia. Le aggressioni nei confronti degli operatori sanitari sono sempre più questione scottante, come rimarcato ieri sul Tirreno dai segretari nazionale e regionale del sindacato Anaao dei medici ospedalieri. Un problema ben presente anche alla dg dell’Aoup Silvia Briani: «C’è un’intolleranza diffusa a livello di società, come dimostrato da molti episodio, non ultimo quello tragico avvenuto a Viareggio (il riferimento è alla balneare che ha travolto e ucciso con l’auto un uomo che l’aveva rapinata, ndr). Serve una presa di coscienza collettiva, da parte di cittadini, della politica, delle istituzioni perché così non possiamo andare avanti».
La situazione della sanità e degli ospedali è particolarmente delicata. «Non dobbiamo dimenticare mai – ragiona la direttrice generale – che noi siamo un luogo di accoglienza e di cura. Un posto dove lavorano persone che sono dedite a prendersi in carico i pazienti e i loro familiari». Un luogo di cura che, dunque, non può trasformarsi in una caserma.
«Non possiamo militarizzare l’ospedale», conferma Briani che poi spiega come l’Aoup abbia messo in campo risorse ingenti per affrontare questa piaga: «Abbiamo la sorveglianza 24 ore su 24 al pronto soccorso, quella agli ingressi, le pattuglie, il sistema delle videocamere. Quest’ultimo, tra l’altro, andremo a potenziarlo grazie ai fondi ricevuti dalla Regione».
Contromisure necessarie, ma che hanno costi non indifferenti. «Consideri – spiega Briani – che solo la vigilanza armata costa all’Azienda un milione e mezzo ogni anno. Soldi che potrebbero essere spesi in investimenti sulla sanità».
I numeri, in effetti, sono impressionanti. Nel 2019 l’Aoup ha aderito a una convenzione quadro per la sorveglianza armata del Santa Chiara e di Cisanello che costa circa sette milioni per 75 mesi (cioè sei anni e tre mesi). Solo che nel frattempo i compiti richiesti alla società sono aumentati: il motivo è l’apertura di nuovi varchi per il cantiere dell’ampliamento di Cisanello (passaggi che vanno presidiati 24 ore al giorno), insieme all’intensificazione dei controlli a seguito delle richieste dei sindacati dopo gli episodi di aggressione al personale. Risultato: si è reso necessario acquistare altri servizi per arrivare alla conclusione del contratto (nell’agosto 2025), con una spesa di 900mila euro (che arriva a oltre un milione considerando l’Iva).
Cifre che in un futuro ormai non troppo lontano andranno rimodulate dopo l’apertura del nuovo ospedale: una città dentro la città, con circa 20mila persone – è la stima – che vi transiteranno ogni giorno. E però ci sono anche aspetti che inducono a “pensare positivo”: «Con il nuovo Cisanello – afferma la direttrice generale – avremo un ambiente più confortevole e aree di attesa e di accoglienza migliori. Come al solito, cercheremo di dare un servizio ancora migliore ai nostri pazienti e ai loro familiari».
C’è poi tutta una serie di altre iniziative che l’Azienda mette in campo per cercare di “svelenire” il clima, come la formazione rivolta agli operatori sanitari.
Eppure tutto questo sembra essere il cucchiaino con il quale si cerca di svuotare un mare di intolleranza che cresce anno dopo anno. E certo non si può ridurre tutto alla reazione a problemi che ci possono essere nell’erogazione dei servizi: «È chiaro – dice Briani – che noi per primi dobbiamo sapere migliorarci sempre nell’offerta e nell’organizzazione. Ma certo non sono giustificabili certe reazioni assolutamente sproporzionate. E bisogna anche capire che si nasce e si muore, che la fine della vita è qualcosa che non può essere espulso dalla nostra esistenza. Detto questo voglio ricordare che la sanità toscana è sempre fra le prime nelle varie classifiche a livello nazionale, insieme a Veneto ed Emilia Romagna».