Piombino, ancora un crollo al mercato coperto: giù l’intonaco vicino ai banchi
I titolari delle attività chiedono interventi di manutenzione: «Siamo abbandonati da tutti»
PIOMBINO. Un boato improvviso, la polvere che si alza nell’aria e i calcinacci che cadono a terra. La paura che corre veloce tra i banchi del mercato coperto. Ancora un crollo. A cedere è un pezzo di intonaco, stavolta dal muro interno che guarda verso via XX Settembre. Si è staccato mercoledì nella tarda mattinata, poco prima della chiusura al pubblico. «Sembrava un terremoto», raccontano le sorelle Angela e Silvana Bruschi, storiche commercianti del mercato e titolari dell’omonima macelleria.
Le sorelle Bruschi c’erano, come ogni giorno, e mercoledì – mentre stavano sistemando il banco a fine mattinata – hanno vissuto in prima persona l’ennesimo segnale di un degrado che continua ad avanzare e si fa sempre più inaccettabile. «A denunciare quanto successo siamo state sempre noi», spiega Silvana Bruschi. E la sorella rincara la dose: «Mio figlio stava sistemando i ciottoli nei box lì vicino, ho sentito un gran botto e lui che gridava. .. “Mamma, ma c’è il terremoto?!”».
Il cedimento ha provocato uno spavento enorme ma, ancora una volta la fortuna è stata benevola e non ci sono state conseguenze per le persone.
«Oggi ci hanno promesso un sopralluogo da parte del gruppo Piombino Domani e dell’Unione comunale Pd – continuano le sorelle Bruschi – gli unici che ci hanno ascoltato. Ci sentiamo abbandonati da tutti. Il sindaco? Viene a prendere qualcosa, a farsi vedere due minuti, ma non cambia niente. Eppure, questo mercato è il fiore all’occhiello della città: i turisti passano di qui e comprano, anche stamani sono venuti tedeschi e svizzeri».
La rabbia è tanta, e non solo per il crollo. A far male è anche quel senso di abbandono e disinteresse istituzionale che, a detta dei commercianti del mercato coperto, si è sedimentato negli anni. «Una volta il Comune per noi qualcosa lo faceva – proseguono – organizzavamo eventi, la Notte rosa, serate di cinema, danza. Fino al 2016 abbiamo animato questa città. Ora invece ci siamo solo per far comodo a chi vuole sbandierare qualcosa». Un malcontento diffuso, che coinvolge anche altri operatori del mercato. Angelo Tondellini, titolare di Marisa pesca, è diretto: «Stiamo procedendo a vista – sostiene –. Basterebbe partire da piccoli interventi: un principio di ristrutturazione, sistemare l’intonaco, il tetto da cui piove dentro. Ma se non c’è interesse, perché dovremmo continuare a investire? Viene voglia di mollare tutto».
È una storia che si ripete. Il cedimento di ieri non è certo un episodio isolato. L’8 ottobre scorso un altro crollo: 6-7 metri quadrati di intonaco e calcinacci precipitati sulla strada all’altezza dell’incrocio tra via Giordano Bruno e via XX Settembre, fortunatamente senza coinvolgere passanti. E pochi giorni prima, il 4 ottobre, i commercianti erano già stati costretti a fronteggiare l’acqua piovana con secchi e stracci, mentre pioveva dentro il mercato. Clienti con l’ombrello aperto tra i banchi, titolari allagati e costretti a lavorare in condizioni precarie.
Il mercato coperto, edificio storico della città: ha compiuto 100 anni a giugno 2024 proprio come l’albero messo a dimora sul lato che guarda via XX Settembre. Ma è sempre più fatiscente. Le infiltrazioni, le crepe, i crolli non sono più solo un disagio: rappresentano un pericolo concreto per la sicurezza pubblica.
A confermare la gravità della situazione sono stati anche i vigili del fuoco, intervenuti nei precedenti crolli e preoccupati per la stabilità della struttura. «Non serve essere esperti per capire che la situazione è drammatica», spiegano i commercianti. E ora si aspettano risposte, non solo promesse. A raccogliere la loro denuncia è stata, al momento, solo l’Unione comunale del Pd, che ha chiesto un intervento urgente per la messa in sicurezza dell’immobile, il coinvolgimento attivo degli operatori del mercato e l’elaborazione di un piano di rilancio serio e condiviso. Quello che cade dal soffitto non è solo l’intonaco: è un pezzo di città, di identità, di vita quotidiana. È la fiducia dei lavoratori e delle lavoratrici che ogni giorno tengono in piedi un luogo simbolo di Piombino. Un luogo che continua a vivere grazie a loro, nonostante tutto. Ma fino a quando.