Monsummano, la Scuola calcio chiude in un giorno e non rimborsa le famiglie. Interviene il Comune
Manca l’accordo con il club per la gestione del campo
MONSUMMANO. Sarà probabilmente una proposta della sindaca di Monsummano Simona De Caro a sbloccare lo stallo fra la società calcistica Giovani Granata e i genitori dei ragazzi (circa 200) che, dall’8 agosto scorso, si sono trovati svincolati per il mancato accordo fra club e Comune sulla gestione del campo Loik di piazza Gentili, società che ha incassato le quote dei tesseramenti senza per ora rimborsare le famiglie. La sindaca, in un’infuocata riunione lunedì sera all’ex oratorio San Carlo che ha visto la partecipazione anche dell’assessore allo sport Libero Roviezzo, ha infatti proposto che, dal momento in cui i Giovani Granata lasceranno il Loik, tutti gli incassi che l’impianto produrrà andranno ripartiti fra i genitori attualmente in credito.
Che questa possa essere una soluzione per tutti per uscire da questo vicolo cieco, è l’opinione anche di Massimo Goti, storico dirigente del sodalizio. «La somma totale delle quote versate dai genitori è di 18.200 euro - ha detto Goti - se si considera però che, da luglio a settembre, il Comune avrebbe comunque dovuto versare 10.000 euro ai Giovani Granata in virtù del contratto di gestione, ecco che con gli incassi di settembre l’obiettivo di raggiungere i fatidici 18.250 euro si fa più che realizzabile». La riunione, tuttavia, si è ben presto surriscaldata poiché, dall’8 agosto, l’unica cosa che i genitori hanno in mano è lo svincolo dei loro figli, vale a dire il documento sportivo che ne consente il tesseramento a una nuova società. Di soldi, invece, neanche l’ombra. Inoltre non tutte le famiglie hanno versato la stessa somma.
C’è ad esempio chi a luglio ha deciso di saldare l’intero anno di scuola calcio, acquistando anche il kit di allenamento sportivo. Queste famiglie, che costituivano in verità la maggior parte di quelle presenti al San Carlo, hanno versato alla società circa 600 euro ciascuna mentre ve ne sono altre che, avendo optato per il pagamento mensile o trimestrale, si vedono mancare all’appello circa 200 o 300 euro.
Perché non sono stati rimborsate le famiglie
A cercare di spiegare ai genitori infuriati i motivi per cui questo rimborso non è stato ancora effettuato, tra gli storici dirigenti della società c’era anche Junior Grilli, mentre Paolo Arbi era assente per motivi di lavoro. Presenti invece i nuovi soci che, nel febbraio scorso, hanno fatto il loro ingresso nel club, Elio Nicotra, Claudio Polonia e Antonio Barbato. Non senza difficoltà visto che in sala il pubblico non la smetteva un attimo di rumoreggiare, Polonia ha cercato di spiegare le ragioni di questo momento di impasse, dicendo che «i soldi che i genitori hanno versato al momento dell’iscrizione dei loro figli sono stati versati nel conto corrente della società e utilizzati per pagare i fornitori. Nessuno di noi ha distolto alcunché dal conto della società e di questo possiamo esibire ogni tipo di prova e documentazione. Ad agosto, tuttavia, la rottura con il Comune sui termini dell’accordo di gestione ci ha indotto a sospendere l’attività sportiva, lasciando liberi gli istruttori sportivi che avevamo contattato e i ragazzi. I fornitori tuttavia dovevano essere pagati e d è per questo che si è verificata questa situazione che tuttavia, con la buona volontà di tutti, verrà al più presto sanata». Queste rassicurazioni non sono però valse a tranquillizzare i genitori presenti in sala. Alcuni si sono addirittura avvicinati minacciosi al tavolo dove sedevano i dirigenti dei Giovani Granata e in tanti hanno avuto la sensazione che la situazione potesse degenerare. In un breve intervallo di tranquillità, quando i decibel sono momentaneamente tornati sotto controllo, Polonia ha cercato di spiegare i motivi che hanno indotto la società a gettare la spugna.
«Il nostro progetto prevedeva non solo la gestione pura e semplice dell’impianto ma anche la realizzazione di un’area ricreativa che avrebbe compreso un bar con annesso ristorante e pizzeria - ha detto - questo avrebbe comportato un investimento notevole da cui non si poteva rientrare in un arco temporale ristretto». Pur avendo udito queste spiegazioni, molti dei genitori hanno continuato a reclamare a gran voce la restituzione pura e semplice dei loro soldi, mentre l’avvocato Daniele Casciani, padre di uno dei ragazzi coinvolti, ha annunciato la sua volontà di inviare un nuovo sollecito per i rimborsi a nome di una cinquantina di famiglie e, se non andasse a buon fine, di portare avanti la querela per il risarcimento dei danni.