Massa, trovata morta sul fiume: l'ultimo messaggio di Ombretta, il cellulare sparito e gli "amici" della preghiera
Si infittisce il giallo della 53enne, domani (21 novembre) sarà fatta l’autopsia. Nonna da poco, a ottobre su Facebook scriveva: «Sono felice»
MASSA. Ancora non si trova il telefono cellulare di Ombretta Bresciani, 53 anni, madre e nonna, cuoca nota, residente in città ma scoperta senza vita all’alba di mercoledì 19 novembre sulla sassaia del greto del fiume Vara, nella frazione mignon di San Pietro Vara. Siamo nel borgo di Varese Ligure, nello Spezzino. Scoprire dov’è finito quel telefonino potrebbe essere utile: per averlo tra le mani e capire se Ombretta ha contattato o è stata contattata da qualcuno, in particolare, lunedì sera o comunque prima che – martedì – amici e familiari suonassero il campanello d’allarme perché non rispondeva alle chiamate; per ricostruire, insomma, le sue ultime ore di vita. Oggi verrà eseguito l’esame post mortem.
Perché nello Spezzino
Resta per ora un mistero la sua morte: indagano il Nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri della Spezia e la stazione di Varese Ligure sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Genova, che ha aperto un fascicolo che punta a far luce su cosa le sia accaduto. Sul corpo non ci sarebbero segni di violenza subita, stando a un primo esame del medico legale. Mentre la causa della tragedia è ancora da indagare, non desta sorpresa, invece, il fatto che Ombretta si trovasse lontano da Massa, e in particolare in uno degli angoli più belli del Levante Ligure; a Massa lavorava come cuoca nel locale del figlio, al contempo si recava in Val di Vara, dove nel tempo aveva coltivato amicizie e frequentazioni, come quella della “casa” dei Ricostruttori nella preghiera, associazione religiosa, il cui carisma si basa sulla ricerca interiore tramite una meditazione profonda.
Il luogo della tragedia
Dopo ore di ricerche, Ombretta è stata trovata: da un brigadiere dei carabinieri e da vigili del fuoco. Non era lontana dall’abitazione che occupava, cioè – secondo quanto si apprende – la casa di una cara amica di nazionalità francese, assente nei mesi autunnali e invernali, e che la cuoca aveva l’opportunità di utilizzare durante i suoi soggiorni liguri.
Le certezze le ipotesi
Lunedì sera Ombretta Bresciani era a cena con amici, nello Spezzino: questo dettaglio sembra assodato. Poi, potrebbe – dovrebbe – essere rincasata nella dimora dell’amica: indossava, del resto, una mise comoda, “da casa” – una maglietta e un paio di pantaloni elasticizzati – quando è stata ritrovata e questo potrebbe far supporre che si fosse cambiata d’abito; non aveva scarpe o – quanto meno – non sarebbero state trovate né indosso a lei né nelle vicinanze.
L’attesa
Ombretta è stata portata all’obitorio del policlinico San Martino di Genova. Sarà l’esame post mortem – disposto dalla pubblico ministero della Procura di Genova Eugenia Menichetti, titolare del fascicolo d’indagine – a chiarire del tutto o almeno in parte il quadro: sono le risultanze di esso che gli inquirenti aspettano e l’autopsia sarà eseguita oggi.
Il dilemma e i messaggi
La domanda chiave è: cosa stesse facendo Ombretta sulle sponde del Vara e parliamo di un luogo che probabilmente le era familiare. Per chi non ha avuto la fortuna di conoscerla, resta il suo profilo Facebook da cui emerge il profilo di una donna con legami affettivi e familiari forti: è ottobre, poco più di una mese fa, quando scrive “Sono felice”, in un post che parla del figlio e del nipotino neonato. Nella vita metteva anche un pizzico di umorismo Ombretta: «Sono una cuoca errante – scrive sempre nel medesimo post – a volte faccio piatti perfetti, a volte capita di sbagliarli», per testimoniare poi, ancora, che alla perfezione era giunta con il dono della maternità e del diventare nonna. Era stata sposata con Aurelio Cima, noto viticoltore del Candia di Massa: la vita li aveva portati su strade diverse ma anche lui, insieme al figlio, ha partecipato alle ricerche di Ombretta. Poi la scoperta sul greto del fiume.
