Lucca, la gelosia degenera in molestia: imprenditrice a processo
Una 51enne a giudizio per aver tormentato la presunta amante del compagno. Pedinamenti e appostamenti a casa e al lavoro: le aveva messo anche un Gps sull’auto
LUCCA. Una gelosia patologica che non è stata in grado di gestire all’interno del rapporto con il compagno. E quando quel tarlo che non le dava tregua è diventato la molla per farle compiere azioni molto al di fuori di una verifica “ordinaria” dei suoi sospetti, il tormento di dover rivaleggiare con una presunta amante l’ha portata fuori dai binari della correttezza per farla deragliare nella violazione del codice penale.
Dopo essere stata querelata dal bersaglio delle sue paranoie sentimentali, una 51enne, titolare di un’attività nel settore del benessere, è finita sotto processo per il reato di molestie. Un fastidio arrecato in svariati modi all’indirizzo di una donna, dipendente di una società pubblica con ruoli di responsabilità, che alla fine l’ha querelata.
L’ossessione per quella che si era convinta fosse una tresca tra il suo compagno e il terzo incomodo della coppia, nell’ottobre 2023 l’aveva portato a controllare l’immaginaria amante.
La seguiva nei suoi spostamenti e controllava dove si recasse. Più volte è capitato che la fermasse per chiederle se avesse una storia con la persona di cui mostrava la foto indicandola con nome e cognome. Altri non era che il suo compagno, esibito in fotografia a quella che l’imputata riteneva fosse la donna con cui aveva una storia.
Ricevuto più volte l’invito a lasciarla perdere, la 51enne non aveva desistito. Era andata oltre. Pedinamenti e appostamenti non le bastavano più. E così aveva installato un localizzatore Gps sull’auto, un’utilitaria, del suo bersaglio. Un accorgimento tecnico che le permetteva di seguire a distanza i movimenti della donna cercando “l’incontro” con il suo compagno che, agli atti, non sarebbe mai avvenuto. Lo stesso tormento lo aveva riservato anche all’uomo in un pressing che dal fronte interno della coppia non è degenerato in denunce.
Opposta la reazione della sedicente amante a sua insaputa che più volte era stata costretta ad affrontare la “rivale” sia sotto casa che all’ufficio pubblico in cui lavorava.
Incontri sgradevoli e ripetitivi nel contenuto. L’assillo di dover dimostrare di non avere una relazione con il compagno della molestatrice si è trasformato nella decisione di querelare la protagonista di quelle incursioni nel privato con pedinamenti fisici e da remoto ricorrendo persino a un Gpsl
