Lucca Film Festival, il “ciclone” Stefania Sandrelli: «Io fiera di essere viareggina, ma la città è cambiata in peggio»
La diva racconta la sua carriera di attrice e regista e manda una dichiarazione d’amore per la sua terra e per il suo compositore simbolo. E sulla sua città: «Come può essere capitale della cultura senza cinema in passeggiata né teatro?»
LUCCA. Un ciclone chiamato Stefania ha aperto, ieri, l’edizione numero 19 del Lucca Film Festival, e inizio migliore era difficile sperare. Stefania Sandrelli ha infatti ricevuto il premio alla carriera del Lff, un premio decisamente gradito per lei che, nella sua lunga e splendida carriera, di riconoscimenti ne ha ricevuti tantissimi: «Ma quelli che arrivano a questo punto sono più belli, perché contengono anche un qualcosa di affettuoso».
Parole che Stefania Sandrelli ha pronunciato ieri mattina, prima della serata al cinema Astra dedicata a lei, madrina del Lff 2023. L’occasione è stata l’incontro con la stampa. Presenti l’assessore Remo Santini (che, a proposito dell’impegno del Comune per attrarre produzioni cinematografiche e televisive, ha parlato di progetti importanti in ballo), il direttore del Lucca Film Festival Nicola Borrelli, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca Marcello Bertocchini, Paolo Tacchi di Banca Generali e il giornalista Giovanni Bogani a fare da moderatore. Un ruolo difficile quello toccato a Bogani, perché il verbo “moderare” mal si addice alla verve che Stefania Sandrelli manifesta sin da prima dell’inizio ufficiale dell’incontro.
Durante la conferenza stampa l’attrice viareggina racconterà molto di sé, della sua carriera, ma tanti sono i riferimenti alla sua terra per la quale non nasconde un grande amore. Una terra il cui confine non si ferma, come campanilismo vorrebbe, alla costa: «Sono sempre stata fiera di dire che sono nata a Viareggio, in provincia di Lucca», esordisce. Quell’amore che non le impedisce di evidenziare le cose che per lei non vanno, anzi, è proprio quel moto di affetto a spingerla a farlo. Così, parlando di Viareggio (che, come ricorderà più avanti, in passato aveva dieci cinema e cinque teatri), si è molto rammaricata di come sia cambiata in peggio rispetto al passato: «E come si fa a parlare di città capitale della cultura quando oggi non ha più né un cinema in passeggiata né un teatro? Quando ho detto queste cose il sindaco di Viareggio si è offeso moltissimo, ma questi sono appunti che si muovono a chi si ama, non a quelli di cui non ci frega niente».
Poi, davanti ai complimenti (più che giustificati) sulla sua bellezza che sembra aver vinto sul tempo che scorre, la Sandrelli taglia corto: «La bellezza passa e va, ci vuole ben altro nella vita». Ci vogliono un po’ di fortuna, che la stessa attrice e regista ha dichiarato di aver avuto nella sua vita, ma ci vogliono soprattutto grinta e intelligenza, e quelle Stefania Sandrelli ha dimostrato abbondantemente di averle, nella sua carriera, ma anche durante tutto l’incontro con la stampa.
La Sandrelli è un fiume in piena, con talmente tante cose da raccontare che le è naturale saltare all’improvviso da un argomentio all’altro, come evidenzia lei stessa. Ecco così raccontare l’esordio quasi casuale nel mondo del cinema, tutto partito da un innocente scatto che le fu fatto – con lei ancora quindicenne – dal fotografo Paolo Costa. Quella foto pubblicata su una rivista attirò l’attenzione di Pietro Germi, che le propose un provino per il film che l’avrebbe poi lanciata (“Divorzio all’Italiana”). Vincendo l’opposizione della famiglia, con il sostegno del solo fratello Sergio andò a Roma. E quel provino fu un successo, anche per merito, sempre, di Sergio Sandrelli : «Mio fratello era un appassionato di cinematografia, faceva continui filmini, e mi ha dato un sostegno, ma anche tante conoscenze tecniche che mi hanno aiutato molto».
Quindi l’attrice ha parlato del suo amore per Gino Paoli, un amore scoccato già quando lo vide in Tv, prima di conoscerlo di persona (alla festa del suo 15° compleanno alla Bussola). Un legame da cui è nata l’adorata figlia Amanda. E, ancora, l’attrice ha parlato del suo incontro con Troisi con la stessa Amanda che le faceva da traduttrice dal napoletano verace dell’attore; del suo ultimo film con Sorrentino; delle sue battaglie ante litteram per la parità di compenso tra attori e attrici; del suo amore per il teatro e, invece, della sua repulsione verso il mondo della televisione: «Fa schifo – taglia corto – l’ho sempre evitata e, a maggior ragione adesso. La trovo diseducativa».
E, a proposito di amore, gran parte dell’incontro è stato dedicato alla figura di Giacomo Puccini: «Abbiamo grandi compositori, ma non finirò mai di stupirmi della contemporaneità di Puccini». Un legame manifestato per esempio con la sua regia della Tosca al Festival di Torre del Lago, ma che ha un legame ancora più antico: «Mio nonno Pietro era stato amico di Puccini, un suo compagno di caccia. E quando ero una bambina, unica femmina in mezzo a tutti cugini maschi, mi abbracciava e mi cantava le sue arie». l
Altro servizio a pagina 38