Il Tirreno

Lucca

Opere pubbliche

Spunta l’ipotesi abbattimento per il ponte di San Donnino dopo il cedimento

Spunta l’ipotesi abbattimento per il ponte di San Donnino dopo il cedimento

La Provincia ha commissionato una serie di analisi molto approfondite per capire lo stato di salute del ponte

28 settembre 2022
3 MINUTI DI LETTURA





PIAZZA AL SERCHIO. Ponte di San Donnino: tutte le ipotesi sono sul tavolo, compresa quella di un’eventuale demolizione e ricostruzione.

Il cedimento del ponte sulla strada regionale 445 della Garfagnana comporterà una serie di interventi per i quali saranno necessari tempo e tanti soldi. La Provincia di Lucca (ente gestore della strada dopo la “devoluzione” da parte della Regione, che ne è proprietaria) ha commissionato una serie di analisi molto approfondite per capire lo stato di salute del ponte, costruito nel 2009 e con un’ampiezza di 140 metri. Sulla base dei risultati si procederà a stilare un progetto per tornare a offrire agli automobilisti questo necessario by-pass che evita l’attraversamento dell’abitato di San Donnino, come invece sta avvenendo dal 28 giugno, data del cedimento.

Il punto è che nessuno è in grado di dire quale tipo di intervento sarà necessario. L’opzione al momento caldeggiata è quella di un pesante intervento di messa in sicurezza sulla struttura esistente. Ma, come detto, non si esclude l’extrema ratio che prevederebbe la demolizione e la successiva ricostruzione. In ogni caso l’impegno economico sarà importante.

E proprio la gestione dell’intervento – di qualsiasi tipo sarà – è un altro punto delicato, visto che insieme a Provincia e Regione entra in gioco anche Anas, che il ponte l’ha costruito non troppi anni fa. Alla fine è probabile che saranno gli uffici del ministero delle Infrastrutture – che stanzierà i soldi – a decidere chi eseguirà i lavori.

Le possibilità, al momento, sono due. La prima prevede che la procedura sia seguita da Anas. La seconda, che i fondi siano consegnati alla Regione e in quel caso è più che probabile che poi il “soggetto attuatore” sia la Provincia.

Una procedura complessa, come complessi sono i problemi che hanno portato alla chiusura del ponte a fine giugno: in sostanza, un cedimento di otto cavi di acciaio sul lato di Piazza al Serchio. Secondo la relazione del professor Pierangelo Pistoletti, per di più, la struttura è a rischio di «crollo imminente e senza preavviso perché se la stessa problematica si dovesse verificare sull’altra spalla, ossia quella posta lato Camporgiano (Sud) dove si trova un analogo dispositivo di ancoraggio che risulta, seppur con notevoli incertezze ancora funzionante, il ponte non sarebbe in grado di resistere al peso proprio con conseguenze facilmente immaginabili».

Per questo, sempre su indicazione dell’ingegner Pistoletti, entrambi i lati del ponte sono stati zavorrati con blocchi di cemento per evitare il totale cedimento. Si tratta, tuttavia, di una soluzione temporanea e che, soprattutto, non può bastare a consentire il passaggio dei mezzi.

C’è infine un aspetto per ora rimasto in secondo piano, ma che dovrà essere affrontato: quello delle responsabilità per un evento di questa gravità che ha colpito un’opera che si può considerare nuova. E, collegata, la questione di un eventuale risarcimento danni, che non potrà che essere milionario.

Primo piano
Venti di guerra

Da Camp Darby all’Est Europa inviati oltre 400 mezzi militari: andranno a potenziare l’esercito Usa