Livorno, hackerato l’account Facebook del consigliere leghista con foto porno e spot alle droghe – «Un’odissea, per recuperarlo ho dovuto pagare un’azienda»
L’intrusione via mail nel profilo Facebook di Carlo Ghiozzi: Meta lo ha “bannato” e il consigliere ha fatto denuncia. Il giorno dopo è stato aperto un profilo falso con richiami all’oppioide sintetico Fentanyl
LIVORNO. Attraverso la sua mail, scoprendone in qualche modo la password, hanno violato il suo account Facebook facendo circolare immagini pedopornografiche così che Meta lo chiudesse per violazioni penali, con tanto di segnalazioni alla giustizia americana. Poi, 24 ore dopo, hanno clonato lo stesso profilo con la sua foto e un rimando neanche troppo velato al “Fentanyl”, la droga sintetica che soprattutto negli Stati Uniti sta uccidendo migliaia di persone, una piaga mondiale per il combinato esplosivo fra il costo (basso rispetto ad altre sostanze) e l’alto grado di dipendenza che provoca nelle persone.
L’attacco hacker
Vittima dell’attacco hacker, con ogni probabilità arrivato dall’estero, il consigliere comunale della Lega Carlo Ghiozzi, segretario provinciale dello stesso partito e candidato alle ultime tornate elettorali regionali come capolista territoriale. L’esponente del centrodestra ha dovuto perfino pagare 800 euro a un’azienda informatica fiorentina per far fronte all’emergenza, visto che oltre ai suoi ricordi personali quella pagina per lui rappresentava un’importante fetta del suo impegno politico e amministrativo.
Cosa è successo
«Sono rimasto fuori dai social dal 22 ottobre al 5 novembre – commenta – e per i tecnici è stato complicato recuperare tutto, dato che mi avevano detto che normalmente ci sarebbero voluti due giorni, quando nel mio caso sono servite due settimane. Tutto è partito quando mi è arrivato il messaggio di Meta (la società a capo di Facebook ndr) che mi informava di una persona entrata nel mio account. Mi chiedevano se fossi stato io e naturalmente ho risposto di no». Da quel momento, per Ghiozzi, è stato l’inizio di un incubo che sembrava senza via di uscita. «L’account nel giro di poco è stato disabilitato, così come la mia pagina Instagram collegata – commenta – quindi ero fuori da tutto. Ho cercato di segnalare più volte l’accaduto a Meta, ma niente si è mosso». Il giorno dopo, lo ha scoperto tramite le richieste di amicizia arrivate ad alcuni conoscenti, con ogni probabilità lo stesso hacker ha creato un nuovo account con nome e foto uguali alla sua, con la differenza che il volto di Ghiozzi era circondato da una sorta di “mascherina” che richiamava a una fantomatica giornata internazionale contro il “Fentanyl” ma che, secondo il consigliere, «probabilmente aveva lo scopo opposto, ovvero venderlo o pubblicizzarlo. Da quello che mi hanno spiegato, in ogni caso, questi truffatori prendono di mira gli account con tanti amici in modo tale da contattarli e avere una più alta probabilità di raggirarli, visti i numeri, ma io ho subito informato tutti di non accettare le richieste e, infatti, l’ultima volta che ho controllato aveva solo quattro amici, segno che le persone si erano rese conto non fossi io, ma un “fake”. La cosa mi ha turbato moltissimo e danneggiato: può succedere a chiunque, state attenti e cambiate password con una certa frequenza».
Furto d’identità
Ghiozzi ha presentato due querele alla polizia postale: una per la violazione dell’account e la seconda per la creazione dell’altro, il furto di identità: «Facebook, con un messaggio – prosegue il segretario provinciale del Carroccio – mi aveva rivelato di aver bloccato la mia pagina per invii di materiale pedopornografico. Io ovviamente certe immagini non le ho mai mandate, né a quanto so i miei amici le hanno ricevute. È stato, in ogni caso, chi ha violato l’utenza e ha agito così per farmelo “bannare” e aprirne uno nuovo falso. Ho denunciato tutto perché se un giorno dagli Stati Uniti arrivasse una qualsiasi richiesta penale in Italia, io possa dimostrare di essere estraneo a tutto, dato che Meta avrà sicuramente segnalato il caso alle autorità. Se non fossi andato alla polizia postale avrei rischiato conseguenze ben peggiori».
Il recupero dei dati
Dopo due settimane, grazie all’azione dell’azienda informatica fiorentina, è rientrato in possesso del suo profilo. Due giorni fa, per l’esattezza: «È tale e quale a come era prima – le sue parole – e quello fasullo è stato rimosso. Ho ancora i miei amici, le foto e i ricordi. È stato un sospiro di sollievo poter recuperare i dati, anche perché la mia attività politica si svolge anche lì, via Internet: ricevo molte segnalazioni e non avere i social a disposizione è penalizzante». Se fosse capitato un mese fa, in piena campagna elettorale, «avrebbe rappresentato un danno incalcolabile». «Non avrei neanche avuto il tempo di rifarlo, sarei dovuto ripartire da zero – conclude l’esponente della Lega – ma per fortuna ormai il peggio è alle spalle. I poliziotti mi avevano confidato che sarebbe stato difficile poter recuperare tutto, ma ce l’ho fatta, pur avendo dovuto pagare 800 euro a un’impresa specializzata che nessuno mi restituirà».
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