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Livorno, carburante bio dall’organico: «Nuovo impianto nel 2026»

di Claudia Guarino

	Il cilindro vista inceneritore che diventerà il nuovo digestore
Il cilindro vista inceneritore che diventerà il nuovo digestore

Da febbraio i lavori di Asa al Picchianti, venderà ai distributori. Il progetto si basa sull’impiego di digestori per creare biometano e fertilizzante a partire dai fanghi e dall’umido

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LIVORNO. I fanghi del Rivellino e i sacchetti dell’umido prodotti dai cittadini finiranno, dal 2026, nel digestore al Picchianti. E lì dentro si trasformeranno in biometano e fertilizzante. Che per il cosiddetto impianto Fanghi-Forsu ci sia un progetto è cosa nota. La novità è che siamo ormai prossimi all’apertura del cantiere, prevista per il prossimo febbraio. E l’idea, in prospettiva, è quella di immettere il bio carburante prodotto all’interno del circuito cittadino, in modo tale che possa essere utilizzato anche nelle stazioni di rifornimento della città. «L’idea – spiega Stefano Taddia, presidente di Asa, titolare del progetto insieme ad Aamps – è quella dell’economia circolare. I fanghi e la frazione organica dei rifiuti urbani (in acronimo forsu, appunto) prodotti a Livorno, invece di essere trasportati altrove, restano in città e diventano biometano». Il tutto per un investimento complessivo di oltre 17 milioni, 10 dei quali coperti da finanziamenti relativi al Pnrr. E ciò significa che, per non perdere i fondi ottenuti, i lavori devono concludersi obbligatoriamente entro la metà del 2026. Ma andiamo con ordine.

La collocazione

L’impianto in questione sarà collocato al Picchianti, accanto all’inceneritore spento, dove attualmente già svettano i digestori, meglio noti come “cilindri bianchi”. Al servizio delle nuove tecnologie ci sarà anche il terreno dove al momento si trova il centro di raccolta di Aamps, che nei prossimi dodici mesi dovrebbe essere spostato in via delle Corallaie.

Il meccanismo

La tecnologia progettata, nello specifico, permette di effettuare una degradazione della frazione organica. L’umido e il fango, cioè, finiranno all’intero dei digestori già esistenti per essere trasformati in assenza d’ossigeno. Ne deriveranno acqua, biogas e un tipo di fango da inviare al compostaggio per essere utilizzato come fertilizzante. «L’obiettivo – spiega il direttore della progettazione per conto di Asa Michele Del Corso – è chiudere il cerchio valorizzando questo prodotto finale disidratato. Dal biogas, invece, deriverà biometano, che sarà purificato negli impianti al Picchianti».

La funzione

Questo biometano prodotto da fonti rinnovabili sarà utilizzato come carburate per i mezzi aziendali, che dovrebbero raggiungere l’autosufficienza. «Ma la nostra idea – prosegue Del Corso – è di arrivare a immetterlo nella rete gas della città in modo tale che possa essere a disposizione dagli utilizzatori finali. Da lì, cioè, un distributore di carburante che ha la stazione di metano potrà fare un contratto per poi rivenderlo». Il tutto secondo quello che è considerato «un piano di prossimità per favorire l’economia circolare riducendo, da un lato, le emissioni e gli scarti finali e producendo, dall’altro, energia da fonti rinnovabili. In questo modo, inoltre, restano a Livorno i fanghi di depurazione e l’organico che ora vengono mandati fuori. Ecco, dunque, che si chiude il cerchio».

I lavori

Per arrivare a tutto questo è necessario adeguare i digestori esistenti affinché possano ospitare il doppio flusso (fanghi+forsu), ma sono richiesti anche altri interventi. «Ci sarà una piattaforma per la selezione della forsu che poi sarà liquefatta per essere immessa nei digestori». Sostanzialmente i camion vengono scaricati dalla spazzatura e ciò che c’è dentro i sacchetti viene separato e depurato. Poi nei digestori avverrà la procedura di degradazione che trasformerà tutto in biogas. Dove adesso c’è il centro di raccolta sarà invece realizzata la piattaforma con capannone per ricevere forsu e fanghi.

I tempi

«Gli interventi – dice Del Corso – devono iniziare nel febbraio del 2025. Abbiamo già tutte le autorizzazioni necessarie e attualmente siamo nella fase dello sviluppo della progettazione esecutiva, che è già stata appaltata». Cantiere da fine febbraio, dunque. E «deve essere completato entro il maggio del 2026». Lato occupazione Taddia spiega che «non è stata fatta ancora una stima in tal senso. Gran parte dell’impianto sarà automatizzato, ma comunque rimarrà presidiato. La piattaforma (quella che sarà costruita nell’attuale centro di raccolta, ndr) sarà d’altra parte gestita da personale di Aamps». Il prossimo passo, comunque, è la conclusione della progettazione esecutiva, prevista per la fine dell’anno, e l’allestimento del cantiere per i rilievi sul terreno e, poi, per gli interventi volti a realizzare l’impianto vero e proprio.

I numeri

Che servirà per trasformare in biogas non solo le 4.100 tonnellate di fanghi, ma anche le 17mila tonnellate annue di organico prodotto in città. Mentre saranno 8.500 le tonnellate annue di digestato finale da avviare al recupero come fertilizzante. A regime sono attesi 2,6 milioni annui di biogas prodotto dal processo di codigestione (gas con una percentuale di metano di circa il 60%) dei fanghi insieme alla forsu. Metano biologico che sarà utilizzato come carburante per i mezzi interni di Asa. E, poi, anche per la rete cittadina.

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